Epifania [dal greco ἐπιφάνεια, epifáneia] significa manifestazione di divinità e per i cristiani indica la visita dei Re Magi al Bambin Gesù.
L’origine di questa notte magica, la dodicesima dopo il solstizio d’inverno (Natale), è legata ad un culto pagano della natura, a Diana, dea della Luna e dei cicli della fertilità.
In quei 12 giorni, cruciali per i contadini che avevano appena seminato, si riunivano le speranze di un buon raccolto per l’anno appena iniziato; Madre Natura, che aveva lavorato e “fruttato” per tutto l’anno precedente ed era ormai vecchia e rinsecchita, era destinata a morire per poi rinascere giovane e bella. Prima di morire, però, portava ultimi doni agli umani compiendo veri prodigi, volando in cielo rendendo fecondi i campi, salubri le acque, fertili gli esseri viventi.
La Chiesa condannò con forza tali credenze, ma queste sovrapposizioni diedero origine a personificazioni che sfociarono nel Medioevo nella nostra Befana, il cui aspetto, grazie alle influenze sataniche individuate dalla Chiesa, è chiaramente imparentato con la personificazione della strega[1].
Ovviamente i nostri bambini la amano perché porta loro regali e un po’ di carbone a chi è stato cattivo, carbone che nel tempo è diventato anche dolce! E dunque, per par condicio con Babbo Natale, la dobbiamo pur festeggiare questa vecchina che vola scomoda su una scopa!
«... Una sera, la Befana mentre sfrecciava nel cielo a cavalcioni della sua scopa, improvvisamente, si trovò davanti ai lucidi vetri di un grande, modernissimo, altissimo palazzo. «Aaarg!» fece la Befana frenando di colpo.”Quel mostro sarei io?” I lucidi vetri riflettevano e moltiplicavano una figura goffa, con gli abiti rattoppati e i capelli arruffati. “Così non va… Devo fare subito qualcosa”…»
«Una volta si chiamava solo “la Vecchia”. Punto e basta. Ma poi diventò la Befana. E come successe? Avete presente il gioco del telefono senza fili? Ecco, c’erano una volta quattro fratelli che facevano proprio quel gioco. Il primo disse: «Epifania». Il secondo: «Pefania». Il terzo: «Befania». «Befana» disse il quarto. E tutti scoppiarono a ridere.«Ecco come chiameremo la Vecchia che ci porta i regali il 6 di gennaio» disse la loro mamma, che stava sgusciando i fagioli per il minestrone. «Befana: è proprio il nome giusto». Se questa storia non vi piace, inventatene voi una migliore».
Chi è questa signora che tutte le feste si porta via? Anche qui tante risposte alle vostre domande con illustrazioni molto esplicative. Un ritratto inedito e simpatico della befana che vi farà scoprire anche una grande ecologista perché «distribuisce gli avanzi di Natale o i regali doppi che i bambini troppo fortunati non sanno come utilizzare».
Qui comincia l'avventura
di una tipa un po' matura
che... chissà dov'era andata,
quella vecchia disgraziata!
sulla luna avrà la casa?
neanche fosse della NASA,
se la cerchi non c'è mai,
ma se la trovi sono guai.
chi lo sa, sarà una strega?
lei non conferma e neanche nega...
presto, aiuto, si salvi chi può,
come fare non lo so...
Sette filastrocche e dieci racconti per un vivace e spassoso ritratto della Befana, dedicato a chi crede alla Befana e soprattutto per chi crede nella Befana. Ma, come raccomanda Andrea Valente (premio Andersen 2011 come autore completo), se non ci credi, leggilo lo stesso altrimenti ti porta il carbone!
[1] Per saperne di più: Claudio Corvino, Erberto G. Petoia, Storia e leggende di Babbo Natale e della Befana, Newton Compton, 2004.