I diritti fondamentali di donne e bambine sono stati al centro di un impegno costante negli ultimi anni. È aumentato il numero di bambine che vanno a scuola, le donne sono più presenti nel mercato del lavoro e hanno maggiore accesso a metodi contraccettivi. Ma abbiamo ancora molte cose da aggiustare. La violenza contro le donne e le ragazze “persiste a livelli pericolosamente elevati” come ha denunciato il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. Nel nostro Paese la situazione non è rosea.
Dal rapporto Indifesa di Terres des Hommes, apprendiamo che: "Secondo l’ultima indagine ISTAT la violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia, 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita almeno una forma di violenza sessuale o fisica, pari al 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni. Il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Il 10,6% delle donne intervistate ha dichiarato di essere stata vittima di almeno una forma di violenza sessuale prima dei 16 anni. In particolare, nel 10% dei casi la donna è stata toccata sessualmente contro la propria volontà, nel 3% è stata costretta a toccare le parti intime dell’abusante e nello 0,8% ha subìto forme più gravi come lo stupro."
Gli autori delle violenze sono: quasi l’80% persone conosciute, soprattutto parenti e familiari (19,5%), amici di famiglia (11,4%), compagni di scuola (8%), amici (7,4%), seguono i conoscenti (23,8%). Solo il 20,2% sono sconosciuti.
Nei primi 6 mesi del 2015 il centro SVSeD (Soccorso Violenza Sessuale e Domestica) della Clinica Mangiagalli di Milano ha registrato 64 ingressi di minori, dei quali 13 casi vittime di violenza fisica e/o emotiva e 51 casi vittime di sospetto abuso sessuale. Tra questi la stragrande maggioranza erano femmine, mentre la rappresentanza maschile è sempre dell’1-2%, come riferisce a TdH Lucia Romeo, Responsabile Pediatra del servizio SVSeD dell’IRCCS Policlinico Milano
L’indagine di TdH rileva anche una preoccupante crescita della violenza assistita dai figli rispetto alla precedente ricerca del 2006: dal 60,3% del 2006 si è passati al 65,2%.
Oltre alla sofferenza immediata, la violenza assistita ha gravi conseguenze nel futuro. Tra le donne vittime di violenze sessuali prima dei 16 anni, l’incidenza di violenza fisica o sessuale da adulte raggiunge il 58,5% (contro il 31,5% valore medio). Aiutare e credere a una donna che denuncia violenze da parte del marito/compagno significa aiutare e proteggere i futuri adulti di domani.
Questa grafica dimostra un quadro delle violenze subite da minori, con le percentuali di sesso femminile.
Questi dati sono un’ulteriore conferma a quanto rilevato da Terre des Hommes in una recente indagine sul maltrattamento sui minori (Indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia, 2015, Terre des Hommes e Cismai, pag. 22), dove si evidenzia una prevalenza delle femmine tra i minori maltrattati presi in carico dai Servizi Sociali di 250 comuni italiani.
La ricerca di un alibi un alibi socio-economico o psicologico alla violenza di genere
Dall'indagine di TdH, in collaborazione con ScuolaZoo, che ha coinvolto un campione di oltre 1.600 tra ragazzi e ragazze tra i 14 e i 19 anni, emerge la ricerca di un alibi socio-economico o psicologico alla violenza di genere. Come se non si riuscisse a riconoscere la trasversalità né le radici culturali del fenomeno.
Di fronte a questi risultati, appare urgente un intervento educativo.
GLI STEREOTIPI DI GENERE
Come ce la caviamo sugli stereotipi di genere e il ruolo della donna nella famiglia? Per l’84,6% degli intervistati gli uomini devono “partecipare alle attività domestiche” (lo dice l’80,9% dei maschi), ma approfondendo scopriamo che:
Insomma una sorta di democrazia leaderistica che sembra fare il verso a quanto accade in ambito politico. Che i ragazzi non siano ancora pronti a una reale condivisione dei ruoli lo dice in maniera evidente anche un altro dato: secondo il 51,5% degli intervistati “gli uomini NON dovrebbero stare a casa dal lavoro dopo la nascita dei figli”, un’affermazione che trova concorde ben il 55,9% dei maschi tra i 15 e i 19 anni.
Un vero e proprio gap culturale Italia vs Nord Europa.
A questi risultati dobbiamo aggiungere che quanto meno si è consapevoli di vivere immersi in un sistema che tende a “rinforzare gli stereotipi e la violenza di genere” (secondo il 30,8% degli intervistati anche la scuola avrebbe questa responsabilità). Emerge con forza la richiesta di aiuto: il 77,3% degli intervistati (l’85,8% delle ragazze e il 71,2% dei maschi) chiede che la scuola inserisca “ore di educazione per la prevenzione della violenza sulle donne e per il rispetto dell’identità di genere”.
SOCIAL NETWORK E RISCHI
Qual è il rapporto dei nostri adolescenti con i Social Network? Che ne pensano in merito a sexting, stalking, cyberbullismo e privacy? I ragazzi e le ragazze hanno idee abbastanza chiare sui pericoli ma pensano di potersela cavare da soli, pertanto chiedono di essere lasciati liberi.
Per l’81,5% degli intervistati è chiaro il pericolo nello scambiarsi foto o video a sfondo sessuale via sms o chat, ma solo il 38,7% accetterebbe una qualche forma di controllo su questa attività.
L’81,7% degli intervistati (ma l’85,2% delle ragazze) pensa di essere “brava/o a proteggere la propria privacy su Internet”, emerge al contempo una certa disponibilità a fidarsi di coloro a cui si mandano i file, dimenticando che la rete e i contenuti digitali raramente garantiscono il diritto all’oblio.
Abbiamo visto quanto possa essere devastante la rete, ricordiamoci di Tiziana e l'inferno che ha subito. D'altra parte emerge che per il 74,8% degli intervistati, “vedere le proprie immagini a sfondo sessuale circolare senza il proprio consenso online o su cellulari altrui è grave quanto subire una violenza fisica”.
Suggerisco di leggere i dati riportati dal dossier di Telefono Azzurro sul cyberbullismo: che vede una maggiore incidenza nel Nord Italia, (59,8%), pag14. Sono le ragazze ad essere le vittime più numerose, in età pre-adolescenziale e adolescenziale.
L'IMPORTANZA DELL'EDUCAZIONE
In conclusione, TdH evidenzia che dopo 3 anni di ricerca, condotta su fasce d’età differenti e in differenti città italiane, l’Italia che fa fatica ad affrontare la questione di genere in modo sistematico.
Preoccupa la forte sottovalutazione della violenza contro le donne (e le ragazze) confinata in un contesto residuale, lontano da sé, come se non fosse trasversale.
Resta marginale la consapevolezza degli aspetti culturali, che lega la violenza a un contesto culturale che rappresenta la donna attraverso stereotipi, che veicolano il ruolo esclusivo di madre, oggetto sessuale o femme fatale, stupida, paranoica, isterica, distratta.
Permane la mentalità che vede la donna in una condizione di subalternità, trasmettendo tra generazioni questo stereotipato ruolo delle donne in famiglia, sul lavoro o in politica. La donna alla quale si riconosce raramente un ruolo autonomo, che sia capace di una propria libera espressione e azione. Una difficoltà a riconoscere come necessaria la parità uomo-donna in tutti gli ambiti. Se la maggioranza dei ragazzi intervistati ha difficoltà a condividere fino in fondo il ruolo genitoriale (congedo parentale), è segno di una forte resistenza dei ruoli ancora fortemente separati per genere.
Emerge, specialmente tra le ragazze, la necessità di essere aiutate, inserendo in modo non episodico, ma sistematico nelle scuole l'educazione contro la violenza e per il rispetto dell’identità di genere.
Immagine di copertina dell'artista Amanda Cass