Nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito ad un radicale cambiamento inerente l’idea e il concetto di Paternità. Come si può definire la paternità e cosa implica il fare, il sentirsi e l’essere padre?
E’ davvero difficile fornire una risposta univoca: non esiste! Molte sono le variabili che entrano in gioco e permettono di dare una definizione della paternità e per farlo, bisogna partire dalle origini.
Si tratta di un lungo cammino che porta l’identità di Uomo alla conquista di un’ulteriore identità ovvero quella paterna; identità che non si escludono a vicenda: si può essere sia uomo che padre e il tutto va letto secondo un’ottica di valore aggiunto alla propria personalità.
Un percorso che potrebbe rivelarsi affascinante e al contempo avventuroso, ma del tutto nuovo per ciascun individuo: non una luce riflessa ma una luce propria in grado di illuminare la strada che, giorno dopo giorno, ogni coppia genitoriale si ritrova a percorrere.
Da un punto di vista sociale e antropologico si assiste a una figura paterna che cambia nelle diverse epoche e culture, una trasformazione generazionale.
Il padre non ricopriva un ruolo attivo nella cura e nell’accudimento della propria prole poiché la gravidanza e il parto erano considerate “cose da donne”, esperienza unicamente femminile.
Di conseguenza la figura paterna non partecipava alle visite di controllo, non assisteva al parto e, una volta rientrati a casa, aveva un ruolo secondario e distaccato in quanto era presente una figura femminile (la mamma, la sorella o la zia) che si prendeva cura della puerpera e del proprio bambino.
Progressivamente, questa condizione di “fare il padre” lascia spazio al “sentirsi padre” il che implica prendere in esame importanti e complessi aspetti psicologici.
Sin dall’inizio della gravidanza, la donna è coinvolta in una serie di cambiamenti sia fisici che mentali l’uomo, invece, si trova a percorrere un viaggio prettamente mentale ma similare a quello della propria compagna, in quanto ricco di emozioni, paure, dubbi e preoccupazioni.
Dalla comparsa delle due lineette rosa sul test di gravidanza è davvero difficile per entrambi controllare il turbinio di sensazioni e pensieri che si susseguono senza ordine nè logica.
La Donna fa spazio dentro di sè, adattanto il proprio corpo alle esigenze della piccola creatura, l’Uomo accetta ciò che la Natura chiede e il suo bambino, è principalmente pensato come se fosse il frutto più di una fantasia che della realtà.
Nel “sentirsi padre” è presente il cambiamento del ruolo sociale del padre: quello stesso padre che non partecipava attivamente all’accudimento dei propri figli, oggi si ritrova a cambiare pannolini e a dare la pappa ai propri nipoti. Il nuovo padre e quindi anche il nuovo nonno sono importanti punti di riferimento (caregiver) che prestano cure alla prole, al fianco sempre della figura materna.
Si è passati dal “padre escluso” al “padre partecipe e attivo” a tal punto da correre il rischio di perdere la propria identità di genere per essere considerato e definito “mammo”.
Bisogna anche tenere ben presente che come la donna si prepara a diventare madre, anche l’uomo ha bisogno di riflettere circa le proprie esperienze e condividere con altri padri dubbi ed emozioni.
Un padre “solo” ma coinvolto, corre gli stessi rischi della figura materna e come lei può essere un soggetto a rischio di depressione post-partum. Per esempio, una ricerca condotta in Gran Bretagna nel 2007 su 87000 soggetti ha individuato una incidenza di depressione nei padri del 4%.
Inoltre, alcune ricerche recenti hanno rilevato che i padri di questa nuova generazione desiderano manifestare apertamente i propri desideri e le proprie emozioni verso la nascita del figlio, senza paura di essere giudicati poco maschili e senza preoccuparsi troppo di dover uscire dal modello classico.
La nuova paternità quindi, non imita e non sostituisce quella materna ma risulta complementare e sinergica ad essa. Si parla di “maternage paterno” ovvero di un prendersi cura della prole con sensibilità ed empatia, ma con modalità e caratteristiche maschili.
Emerge un padre attivo che vuole essere coinvolto e desidera partecipare alla nascita del figlio non come spettatore, ma come coprotagonista dell’evento.