Che la Svizzera, e la città di Zurigo in particolare, sia sempre particolarmente affollata di cantieri abbiamo già detto, così come della particolare attrazione del piccolo di casa per questo mondo fatto di variopinte gru, ruspe, betoniere e uomini col caschetto. C’è una cosa, però, a cui non mi sono ancora abituata dopo due anni abbondanti di permanenza in terra elvetica, e che mi sembra sempre alquanto strana, per lo meno in base alle mie abitudini precedenti.
Qui in Svizzera, nonostante possa sembrare un paradosso, in un mondo in cui “tutto è organizzato nel minimo dettaglio, pulito, ordinato e disciplinato rigorosamente” le modalità con cui vengono gestite alcune attività continua a lasciarmi sbalordita. Mi riferisco sempre a cantieri, ovviamente non a quelli di edifici in ristrutturazione o in costruzione ai quali, naturalmente, possono accedere solo gli addetti ai lavori, ma ai frequentissimi cantieri che sorgono come funghi lungo le strade cittadine per lavori di manutenzione ordinaria o straordinaria.
In questi casi è abbastanza raro che le vie interessate dagli interventi vengano completamente chiuse al traffico (sia pedonale che automobilistico) e normalmente la circolazione è comunque possibile con restrizioni (si chiude una carreggiata per volta, una parte del marciapiede, e così via), con la conseguenza che ci si trova spesso a passare a pochi centimetri (!) dagli operai al lavoro con tanto di martelli pneumatici, saldatrici, rulli compressori, escavatrici, colate di catrame e così via.
In prossimità del cantiere c’è quasi sempre personale addetto alla vigilanza sul traffico e sul passaggio pedonale (anche del fatto che qui non sia affatto un problema pagare un numero spropositato di persone per un lavoro che, altrove, viene gestito da un addetto solo, si è già parlato) preposto a dare indicazioni alle auto in transito sulle eventuali deviazioni e a controllare che tutto si svolga regolarmente. Ciò nonostante io continuo a nutrire consistenti perplessità circa il fatto che questa abitudine svizzera sia davvero la migliore possibile per la sicurezza di tutti: del personale che lavora nel cantiere e che si vede sfrecciare automobili, TRAM e AUTOBUS (!) a pochi centimetri dai propri piedi e a tutti “gli altri” che di lì si trovano a transitare, bambini compresi.
E’ evidente come tale approccio sia finalizzato a ridurre il più possibile il disagio dell’utenza, ma posso assicurare che viaggiare in auto sulle rotaie del tram, col mezzo “proprietario” che ti segue a poca distanza, mentre ai lati stanno scavando buche di qualche metro di profondità o stendendo l’asfalto nuovo, possa non essere particolarmente rassicurante per chi guida!
D’altronde, che gli svizzeri abbiano concetti di sicurezza un po’ differenti da quelli italiani (per lo meno di quelli sviluppatisi negli ultimi anni) non è cosa nuova: palazzi privi di porte antipanico (non pervenute), parchi gioco pavimentati di ghiaia e con attrezzature ad altezze per noi impensabili, rotaie in piena città prive di qualsiasi protezione e parallele al marciapiede, su cui transita effettivamente un treno ogni tanto…
(Immagine tratta dal sito www.quattroruote.it)