Come preannunciato in questo articolo dal titolo Cosa cambia in Italia in tema di stereotipi di genere e violenza vorrei parlarvi di una interessante modalità per arrivare ad essere vicini e al fianco delle donne, nel loro quotidiano, nei quartieri e nei luoghi in cui vivono, conoscendo le esperienze e le loro storie, comprendendo che i percorsi di ciascuna non sono assimilabili, sono differenti e che per questo occorre parlare un linguaggio e mettere in campo un'azione in grado di coinvolgere tutte davvero.
Dare il tempo giusto alle donne e non considerarle una massa unica, ma multiforme e per questo occorre lavorare in modo mirato, in punta di piedi, senza voler forzare nulla e senza giudicare.
Lo Spazio Donna è un progetto sperimentale di WeWorld Onlus, che avevo avuto modo di conoscere in primis a fine 2016, durante una seduta della commissione pari opportunità del Comune di Milano. In seguito avevo invitato a Baggio, il quartiere di Milano in cui abito, una referente di WeWorld, perché ci illustrasse questa ottima esperienza di empowerment delle donne.
Empowerment inteso come «“capacitazione” (Amartya Sen 2000, ndr), “mettere in grado di”, “rafforzamento”, “potenziamento”, “responsabilizzazione” e “consapevolezza”».
L'aver coinvolto soggetti associativi già operanti sul territorio è a mio avviso una scelta importantissima e per niente scontata, che dimostra la volontà di operare da vicino nelle realtà che le donne vivono, accompagnandole in un percorso di emancipazione e di presa di coscienza del proprio valore.
I partner capofila che hanno progettato e gestito gli Spazi Donna in collaborazione con WeWorld rappresentano realtà associative presenti nei territori interessati, caratterizzate da una pluriennale esperienza nel campo della prevenzione e cura della violenza contro le donne, la lotta al degrado e la promozione dell’inclusione sociale.
• Spazio Donna di Roma, in partnership con Be Free soc.cop.sociale, nel quartiere di San Basilio,
• 2 Spazi Donna a Napoli, in partnership con la Cooperativa Sociale “Obiettivo Uomo” Onlus nei quartieri di Scampia e San Lorenzo,
• 2 Spazi Donna a Palermo, in partnership con l’Associazione Per Esempio nei quartieri di Borgo Vecchio e San Filippo Neri (Zen 2).
Attorno a questi soggetti si è costituita una rete di stakeholder ovvero di soggetti interessati e "utili" al raggiungimento degli obiettivi (i Servizi sociali dei Comuni/Municipi, le scuole, le forze dell’ordine nelle varie articolazioni a seconda dei territori, i Tribunali dei minori, le Prefetture, le ASL e i loro consultori/ambulatori, i Centri antiviolenza, le Parrocchie ed altri enti del Terzo settore e del No profit impegnati negli stessi quartieri), in gran parte già attiva sul territorio, che attraverso gli Spazi Donna si è potuta rafforzare nel suo ruolo di coordinamento e di indirizzamento delle donne ai servizi pertinenti.
Il Programma Spazi Donna ha lavorato in sinergia con il Programma di WeWorld “Frequenza200”, per contrastare l'abbandono scolastico e quindi a supporto dei bambini.
La scelta di operare in tre città quali Roma, Napoli e Palermo nasce da un ciclo di workshop promossi nelle maggiori 14 città italiane nel 2014 da WeWorld Onlus, come proseguimento dell’indagine "Quanto costa il Silenzio".
Grazie a tale esperienza e ai risultati del successivo ciclo di focus group in alcune città, WeWorld ha raccolto materiale a sufficienza per definire quale tipologia di intervento promuovere nei territori.
I quartieri di Roma, Napoli e Palermo coinvolti sono stati selezionati per condurre una sperimentazione (2015-2017), con l'auspicio che, terminata la fase sperimentale del Programma, "possano crearsi le condizioni politico-istituzionali per una diffusione di tali strutture anche in altre città", perché si tratta di un progetto ripetibile grazie alle sue caratteristiche e al metodo impiegato.
Mi auguro che si riesca a svilupparne qualcuno anche in uno dei quartieri della periferia milanese, a Baggio, perché no?!
Come rileva Giovanna Badalassi, consulente di WeWorld che ha condotto e presentato l'indagine sugli Spazi Donna il 23 novembre a Milano, si è trattato di realizzare dei luoghi fisici e mentali, delle aree protette per poter spingere le donne a ri-scoprire se stesse, creando una identità pubblica, fuori da casa, creando relazioni sociali nuove. In pratica un'offerta di opportunità che permettessero di traghettare le donne pian piano dalla dimensione unicamente familiare, a un gruppo sociale fino a un ambito lavorativo.
Gradualmente si è cercato di costruire una identità a tutto tondo, a partire dalla cura del sé, dalla autoconsapevolezza alla costruzione del sé, magari mai intravisto tra le pieghe di una vita in salita per tanti motivi.
Si è cercato di rafforzare le capacità di 1.050 donne tra i 15 e i 50 anni (sono stati coinvolti anche 273 bambini), a partire dal prendersi cura di sé e degli altri, al lavorare e fare impresa, conoscere e poter accedere ai servizi pubblici.
Un modo per dare risposte alle criticità della condizione femminile e per interrompere la trasmissione intergenerzionale di emarginazione, disagio e violenza.
Non tutte le attività sono decollate subito e nello stesso modo nei vari spazi, a seconda del contesto e delle criticità presenti. Si è dovuto ricostruire un tessuto di rapporti, di fiducia. Non sempre tutto ha funzionato, ma a mio avviso rilevare, oltre ai punti di forza anche quelli di debolezza, come fa il report, è utile per correggere il tiro e migliorare.
Dal racconto di Giovanna Badalassi emerge che le donne hanno accolto molto positivamente questa occasione, hanno trovato un posto per pensare, sognare, trovare consigli, una sorta di "stanza tutta per sé" per avere del tempo per sé.
Mi ha colpito molto la frase di una donna: "grazie per avermi educato", che riassume molte cose, la scoperta di un universo dentro sé, che grazie a questa opportunità si è avuto modo di esplorare e di apprezzare.
Attraverso questi "intrecci" quotidiani sono potute emergere criticità e richieste di aiuto.
Mancano occasioni, mancano luoghi affinché le donne possano trovare il tempo per conoscersi, riconoscersi, soffermarsi su dettagli inabissati nella routine e nelle difficoltà quotidiane.
Con programmi come quello avviato da WeWorld si è cercato di creare questi luoghi, questi spazi che hanno dimostrato di aver un ritorno positivo enorme nella vita delle donne e di tanti bambini, dimostrando l'effetto moltiplicatore che si ottiene quando si investe bene nel sociale.
Molto interessante il raffronto tra l'esperienza degli Spazi Donna di WeWorld e il Womens’ Center di Skankhill in Irlanda:
"Lo SROI (per misurare il valore extra-finanziario rispetto alle risorse investite) elaborato per il Womens’ Center di Skankhill ha restituito un moltiplicatore di 1:17,5 con riferimento al ritorno in termini di benessere economico e sociale per ogni euro investito nel Programma. Ipotizzando un moltiplicatore analogo anche per gli Spazi Donna, si può stimare, con una ragionevole approssimazione, che, a fronte di un Programma costato complessivamente 801 mila euro, dei quali 726 mila € spesi in costi correnti annuali e 76 mila € in investimenti con ritorno pluriennale (ristrutturazioni e formazione al personale), si è prodotto nei tre anni di attività un ricavo sociale di 2 milioni di euro."
N.B. Le immagini e i grafici presenti in questo articolo sono ricavati dall'indagine sugli Spazi Donna di WeWorld Onlus. © WeWorld Onlus - Fonte