Irma Cantoni, vincitrice della prima edizione del Premio Fai viaggiare la tua storia 2017 con il thriller Il Bosco di Mila di cui vi parlai lo scorso anno, è oggi l'autrice de Il segreto di palazzo Moresco, una nuova avventura umana e investigativa per la capo commissario Vittoria Troisi, già protagonista nei libri Il Cartomante e Il Bosco di Mila.
Un libro e un quadro misteriosi, una villa che cela tesori e rancori, una famiglia con troppi segreti, in una Brescia che svela e nasconde: questo il riassunto condensato del nuovo thriller di questa fantastica autrice che oggi ho la gioia di incontrare nuovamente per chiederle alcune cose che mi hanno colpita e incuriosita in questo suo nuovo romanzo.
D - La tematica sulla violenza contro le donne viene nuovamente affrontata. Cosa puoi suggerire ai genitori su questo tema?
In questo ultimo libro scrivo di un predatore che con un linguaggio astruso, magnetico, volutamente incomprensibile e d’altri tempi, utilizza i social. Fa degli editti, dei proclami, e poi si nasconde. È un predatore che dà le vertigini. Potrei suggerire, dunque, attenzione al mondo di internet, a dove, come e quando navigare oppure interagire.
D - Pensi che il mondo della rete abbia destabilizzato ogni certezza?
I social di vario genere possono diventare una nuova droga, fatta di trappole e imbrogli, spingere verso una deviazione pericolosa, eppure esiste un altro scenario: internet come una via per dare notizie, riceverle, imparare, condividere. I ragazzi si avvicinano alla socialità con innocenza, con la stessa purezza di chi vuole scoprire il mondo. Come impedire che si facciano del male? Bisognerebbe dare regole di comportamento, come quando si usciva di casa, ci si allontanava per qualche ora dalla tranquillità delle mura domestiche, dall’amore dei genitori, fratelli, sorelle. Soprattutto bisognerebbe indicare la Bellezza in quanto Bene Assoluto. Se un qualcosa è bello fino nel profondo, ti tocca nell’interiorità, ti scuote – e non sto parlando della mera avvenenza estetica, ovvio – allora è anche buono. Sempre. Non c'è inganno.
D - Quanto c’è di reale in ciò che scrivi?
Potrei risponderti che ogni evento possibile è dentro di noi, vissuto o immaginato. Funzioniamo con i neuroni-specchio, del resto. Nel libro precedente, Il bosco di Mila, avevo descritto la scomparsa di una bambina durante una gita scolastica. Settimane fa, leggo sui giornali di una sparizione simile.
Messaggi con gli amici si sono susseguiti, per l’appunto su social e cellulari, con speranze e buoni auspici perché tutto si risolvesse bene.
Centinaia di post scolpiti nell’etere misterioso di Internet, ed ecco che era spuntata la bellezza ad annullare ogni distanza geografica, a rincuorare, confortare.
Questa è la bellezza che salverà il mondo? Ne parla Dostoevskij attraverso il principe Miskin, descritto come un essere buono in assoluto, uno che intende Bellezza e Bene intrisi un legame indistruttibile. Certo, un pensiero al contrario potrebbe attraversarci: la bellezza come un analgesico da banco per levarsi il dolore.
Eppure, io continuo a vedere il concetto inesprimibile della bellezza come splendore del vero. Intuire bellezza è la bellezza. Forse Dostoevskij intendeva questo. E forse, questo, è il migliore suggerimento.
IL ROMANZO
Ginevra Moro non crede ai suoi occhi: sul treno che la porta da Brescia a Milano le sembra di vedersi riflessa in uno di quegli specchi che deformano la realtà; l’immagine che vede passare dall’altra parte del vetro è quella di un’adolescente dall’aspetto selvatico, un’anima alla deriva, una copia di sé stessa priva della ricchezza e dell’eleganza tra le quali è cresciuta.
Le strade di Brescia si preparano intanto ad accogliere il rombo dei motori e lo scintillio delle carrozzerie delle auto d’epoca che partecipano alla Mille Miglia.
Durante la cena di gala che precede la corsa e vede riunita tutta la Brescia che conta, la capo commissario Vittoria Troisi conosce Lodovico Moro, il padre di Ginevra: tra scambi di battute e galanterie, il collezionista si lascia andare a confidenze sulla sua vita privata e familiare che lasciano interdetta Vittoria, indecisa se interpretarle come un tentativo di seduzione o una richiesta d’aiuto.
Quando il corpo di Lodovico Moro viene ritrovato senza vita nello studio privato di palazzo Moresco, la magnifica residenza di famiglia che cela alla stessa maniera tesori d’arte e rancori familiari, Vittoria è incaricata delle indagini. Senza una pista certa e senza il giovane agente del posto Mirko Rota a farle da guida nella realtà locale, Vittoria Troisi si ritrova di nuovo alle prese con le torbide relazioni di una famiglia della ricca provincia bresciana e come sempre tormentata dai fantasmi privati che la riportano per una breve parentesi, ma forse non per caso, nella sua Roma.
L’AUTRICE
Irma Cantoni è nata a Brescia, dove vive tuttora dopo un periodo di quattro anni a Roma. Da oltre vent’anni segue il percorso meditativo della scuola buddhista Karma Kagyu e dal 2006 ha contribuito alla pubblicazione di diversi saggi sulla pratica buddhista e su bioenergetica e naturopatia.
Ha esordito nella narrativa con i racconti lunghi La regina degli Stati Uniti (premiato al concorso Penna d’Autore Torino) e Il cartomante, dove compare per la prima volta la commissaria Vittoria Troisi, protagonista delle indagini di Il bosco di Mila.
Thriller | Pagine 352 | € 9,90
Editore De Agostini
Irma Cantoni
De Agostini - Libromania