La recita di Natale. Si avvicina il Natale e le scuole si colorano di porporina e di candido Polo Nord, un periodo davvero sfavillante e coinvolgente per grandi e piccini.
Così dovrebbe essere.
Il ‘progettificio’ invece coglie l’occasione per raggiungere competenze strumentali raffinatissime. Si imbrogliano i bambini e si tira dritto.
Palline di Natale con linee perfette. Percorsi di Maria e Giuseppe in labirinti da mettersi a piangere, doni handmade sempre più ricercati, sequenze di ricette di biscotti con formule matematiche che scivolano sul burro.
Ci credo che i bambini non vedono l’ora di aprire quei regali ‘oggettivi’! Un prodotto ‘perfetto’ uguale a quelli che hanno saputo realizzare a scuola.
Povere stelle, non sanno cosa significa tuffarsi nella colla o sentire odore di pigna, non si sono sporcati con la farina, non si sono stesi a terra a guardare un cartone animato di Natale, avrebbero voluto dipingere e ritagliare le palline con colori e fantasia decisi da loro, immaginare il bosco del loro amico Babbo Natale con profumi di cioccolato e elfi birichini; si, perché i bambini lo sanno che Babbo Natale non è un giudice e un ricattatore, lui regala cose belle, profumi di mandarino e una risata calda per le loro birichinate, i bambini sanno tutto
Invece niente. O quasi mai, niente. Gli adulti sanno eliminare la magia di quell’attesa, di quel silenzio con le loro voci da un anteguerra antico e, passatemi il concetto: sono anche cattivi.
Perché le decorazioni di Natale non possono essere interpretate liberamente? Nei loro disegni ci saranno comunque linee o onde, ecc, ecc… provate a lasciarvi andare, maestre, ritornate bambine a sentire il Natale, cospargete un po' di cannella e arance essicate, lavorate anche voi con i bambini e se disegnate la stella qualcuno la vorrà riprodurre uguale alla vostra, oppure usate ceppi lunghi da legare per fiocchi e centrotavola, il bello è imperfetto. A tre, quattro e cinque anni più imperfetto che mai.
E poi, dulcis in fundo:
Ahhhhhhhhhh, che bello “dai, bambini arrivano mamma e papà , dobbiamo essere bravi!”
Perché le maestre lavorano sulla performance?
Perché le competenze ci hanno offuscato la bellezza della crescita?
Decidere di rappresentare il Presepe è per i bambini il momento più catartico e prodigioso: realizzare la capanna, metterci la paglia, inventare un percorso lungo e complicato, camminare maestosamente come i Re Magi e annunciare, come l’angelo Gabriele, la lieta novella.
Li dovreste vedere, sentono freddo, perché a Betlemme nevica, hanno paura perché finché non arriva la stella Cometa il buio è pesto, recitano la filastrocca di Natale come si fa con qualsiasi neonato, come una nenia, con dolcezza infinita.
Perché non possiamo dire “prepariamo la festa del compleanno di Gesù?”
Credo fermamente che uno spettacolo di Natale a scuola, sia una grande festa, dove non può esserci perfezione. Ci sarà il bambino a cui scappa la pipì, quello che piange e il Re magio che porta ‘B(m)irra in quantità’ , lasciatevi andare maestre, entrate in scena se necessario per abbracciare e sostenere chi si è emozionato, capita, per fortuna.
E le mamme?
Shhhhhhh, tutti i personaggi sono grandiosi, voi non lo sapete, ma ogni bambino vorrebbe fare il bue o l’asinello, state tranquille e se non siete in prima fila, spegnete il cellulare, tendete il collo e gli occhi e via, connetete il vostro cuore in quei tre minuti di impegno immenso dei vostri meravigliosi bambini.