Anche i nostri amici a quattro zampe diventano anziani, dei nonnini, indifesi e fragili come noi umani. La speranza di vita dei nostri beniamini è aumentata significativamente in questi ultimi anni.
Tutto ciò è diventato possibile grazie ai progressi della medicina veterinaria, al miglioramento delle norme igieniche in genere e ad una alimentazione più corretta.
Uno dei sensi più vulnerabile nel cane attempato è la vista. La sua compromissione può essere causata da molte patologie (diabete, sostanze tossiche, l’ipocalcemia e un’esposizione eccessiva a raggi infrarossi o ultravioletti), ma nel maggior numero dei casi è dovuta alla cataratta che consiste nell’opacizzazione del cristallino, una piccola lente situata nella camera anteriore dell’occhio dietro la pupilla, tra l’umor acqueo ed il vitreo.
La sua funzione è quella di focalizzare i raggi sulla retina; per fare ciò, l’occhio sfrutta il meccanismo dell’accomodazione, effettuata dal muscolo ciliare che modifica la curvatura del cristallino al fine di favorire, appunto, la confluenza sulla regione centrale della retina dei fasci luminosi. Dato che il muscolo ciliare è poco sviluppato nel cane e nel gatto e negli altri animali domestici, in loro l’accomodazione per la visione da vicino è scarsa.
La cataratta viene definita immatura se è interessata solo una parte del cristallino, ma
tura se tutto il cristallino è opaco e l’animale risulta quindi cieco, ipermatura poi se è liquefatta. Gli animali ciechi, nel loro ambiente, accusano modici disagi perché compensano l’assenza di questo senso creandosi una pista olfattiva che seguono precisamente in ogni luogo. Un uomo cieco, invece, è perso; ciò perché per noi i sensi hanno questo ordine: vista, udito, olfatto, per un cane invece: olfatto, udito, vista. Quindi tutto è ribaltato, permettendo all’animale non vedente di avere una vita ancora dignitosa se vissuta nel suo territorio.
I tentativi di impedire o ritardare lo sviluppo della cataratta con trattamenti medici non hanno sortito finora risultati incoraggianti. La somministrazione di colliri o pomate a base di atropina può avere una certa efficacia se la cataratta è ancora di piccole dimensioni perché dilata la pupilla consentendo di vedere attorno alla lente opaca. Se è matura, solo l’intervento chirurgico può migliorare la vista. Non è un intervento semplice e deve essere, in ogni caso, eseguito da un chirurgo oftalmologo esperto. Affinché l’approccio chirurgico possa dare degli ottimi risultati, è necessario valutare con attenzione il paziente. Si dovrà effettuare un esame completo dell’occhio, escludendo patologie retiniche con un elettroretinogramma. Inoltre un’analisi completa del sangue più esami chimico clinici, l’esame delle urine e un elettrocardiogramma dovranno confermare il buono stato di salute dell’animale da operare. Fondamentale è dare la preferenza a pazienti trattabili ed evitare l’intervento in soggetti poco mansueti per problemi di gestione post operatori. Un particolare da non sottovalutare è che l’aspettativa di vita della bestiola deve essere buona affinché possa trarre giovamento per un periodo sufficientemente lungo delle migliorate capacità visive.
Articolo di Diego Manca, Medico veterinario.
Autore dei libri: "Le fiabe per...giocare con il corpo imitando gli animali" edito da Franco Angeli nel 2008 di cui è coautore, "Benedetti animali!" edito da Armenia editore nel 2010 e "Il camaleonte Argonte" edito da Armando editore sempre nel 2010.
Immagine tratta dal sito http://ricerca-del-siberianhusky.blogspot.it