Il riciclaggio dei globuli rossi e la sostituzione dell’emoglobina fetale comportano la produzione di una sostanza di scarto denominata bilirubina che, di norma, viene eliminata dal fegato nella bile.

Le attività metaboliche del fegato neonatale non sono a regime, quindi l’afflusso di bilirubina è più rapido della sua eliminazione. Per effetto di questo squilibrio si assiste a un aumento della sua concentrazione nel sangue. Quando i valori aumentano oltre i limiti di tolleranza, una parte perviene ai tessuti, in particolare a livello della cute che se ne imbibisce. La pelle imbevuta di bilirubina assume la colorazione gialla caratteristica dell’ittero fisiologico. La concentrazione di bilirubina nel sangue supera raramente i valori di 14 15 mg/dl, ben lontani da quelle quote (20-25 mg/dl) che sono considerate pericolose per l’organismo e il sistema nervoso. Nonostante ciò, se l’incremento di questa sostanza avviene troppo precocemente rispetto alla nascita (nelle prime 24 ore) o supera determinati limiti entro i primi due giorni di vita (10-12 mg/dl), è possibile ricorrere a sistemi terapeutici per favorirne lo smaltimento.

Il metodo più comune è la fototerapia che consiste nel porre il bambino sotto la luce di una particolare lampada. La lunghezza d’onda di questo fascio luminoso (480 nm) ha un’azione degradante sulla struttura chimica della bilirubina che ne viene ridotta in piccoli frammenti, facilmente eliminabili con le urine (quindi aggirando il fegato che viene sollevato da una parte del lavoro). È giusto ricordare, comunque, che con la fototerapia si elimina solo la bilirubina già presente e quindi non si influisce sulla sua produzione, perciò è possibile che la bilirubina possa continuare a essere riversata nel sangue anche se la fototerapia è in corso. L’attore principale in questo lavoro di depurazione è quindi il fegato: ogni intervento terapeutico ha il solo compito di eliminare la porzione già fissata alla pelle. Per avere un parametro su cui giudicare l’innocuità dell’ittero è sufficiente ricordare che, in condizioni fisiologiche, la concentrazione di bilirubina cresce gradualmente fino a raggiungere un massimo in III-IV giornata di vita extrauterina, rimane costante per due, tre giorni e poi inizia a scemare, molto lentamente, per normalizzarsi entro due, tre settimane. Tanto più è alto il valore massimo raggiunto, tanto più lenta la scomparsa dal sangue. I mezzi a disposizione della madre per contrastare l’ittero, durante la permanenza a casa, sono due:

IDRATAZIONE: garantire al bambino un introito di liquidi, diversi dal latte, (acqua, tisane) pari al 10% del peso corporeo nelle 24 ore. Per un bambino che pesa 3 Kg, occorrono quindi 300 ml nelle 24 ore, da somministrare poco per volta (20-30 ml) e spesso (8-10 volte al giorno), a distanza di 30-40 minuti dai pasti. Questa procedura aumenta la quantità di liquidi circolanti assicurando una dispersione maggiore della bilirubina nel sangue. Questa procedura ha un risultato analogo a quello che si otterrebbe aggiungendo un cucchiaino di sale in 100 ml o in 1000 ml di acqua: nel primo caso, a parità di quantità di sale, sarà più alta la concentrazione.

ESPOSIZIONE ALLA LUCE SOLARE. Per attuare questa procedura, analoga alla fototerapia, bisogna sistemare il bambino in un ambiente luminoso, riscaldato e umidificato, in modo che possa essere scoperta quanta più superficie corporea possibile. La luce solare ha, tra le sue componenti, anche gamme d’onda di 480 nm; avendo opportunamente coperto gli occhi del neonato, è sufficiente disporlo in un’area illuminata per il maggior tempo possibile.

Uno degli effetti dell’iperbilirubinemia è la marcata sonnolenza. A causa di questo effetto collaterale potrebbe verificarsi un’interferenza con i pasti (o con l’idratazione). Di norma questo effetto collaterale non crea problemi poiché la suzione, nel neonato è un riflesso automatico e quindi, per la somministrazione di pasti o liquidi, non occorre sia sveglio. È sufficiente inserire la tettarella o il capezzolo nella bocca del bambino e stimolare, con un deciso massaggio, la pianta dei piedi.

Articolo tratto dall'e-book "Qualche elemento di puericultura pratica - Dedicato alle donne a termine di gravidanza e alle neomamme " del Dott. Stefano Tasca, pediatra in Roma, edito dalla casa editriceMammeonline, € 2,90

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