Ogni volta che inizio un laboratorio di scrittura creativa con i bambini, in una scuola, la loro voglia è pari allo zero assoluto. Sarà che tra i banchi loro si sentono costretti a leggere e scrivere, a studiare, a imparare. Sarà che spesso la scuola limita la loro fantasia, tarpandone le ali perché bisogna seguire il programma ministeriale.
Che va bene, per carità, ma in una società dove il massimo dell’immaginazione per un bambino è giocare alla PS4 o guardare i SuperPigiamini in TV, il compito di far uscire fuori dalle crisalidi e lasciar volare queste meravigliose farfalle non può essere solo nelle mani di enti privati, di librerie, di associazioni per bambini o genitori con tempo da dedicare alla lettura e alla creatività.
E non parlo solo di storytime, di libri, di storie da raccontare ad alta voce. I bambini hanno bisogno di ascoltare, ma anche di leggere, in silenzio nella loro cameretta, ma anche ad alta voce davanti a un piccolo pubblico.
Ieri ho avuto un’esperienza incredibile con due classi quarte. I bambini, di 8-9 anni, erano arrivati nell’aula del laboratorio di scrittura creativa sereni, ma un po’ annoiati. La giornata scolastica era iniziata da poco e probabilmente molti di loro dovevano ancora carburare. Così ho iniziato a leggere qualche storia per affrontare il tema delle emozioni, partendo da quelle negative, come la rabbia, la paura, l’invidia e la noia. Dopo averli coinvolti in una breve discussione relativa a ogni storia e a ognuna di queste emozioni, qualcuno ha notato un libro che avevo in borsa: l’ALFABETO DELLE FIABE di Bruno Tognolini e Antonella Abbatiello.
“Che cos’è?”, mi hanno chiesto. “È un libro di filastrocche…magari lo leggiamo dopo?” Ed è partito un coro di "NOOO!!! Leggicelo adesso!”. Ok, mi sono detta, cambiamo programma, cerchiamo di affrontare queste emozioni con le filastrocche. Non sapevo dove sarei arrivata, non era in programma questo cambio di rotta, ma io mi faccio trascinare facilmente dai bambini e così ho dato seguito alla loro richiesta.
Il libro contiene 21 filastrocche, una per ogni lettera dell’alfabeto – tutte legate al tema delle fiabe -. Ho iniziato a leggere io.
Poi ogni bambino ha voluto leggere la filastrocca legata alla lettera iniziale del proprio nome.
Hanno iniziato a leggere in tre, poi sono diventati cinque, poi sono diventati tanti. Tutti, nessuno escluso, anche quelli che sbuffano solitamente, o che usano il momento della scrittura creativa per rotolarsi a terra, si sono avvicinati e mi hanno pregato di leggere una filastrocca. Finito il primo giro, hanno iniziato a chiedere di leggere ancora e ancora e ancora. Bambini, bambine, timidi, discoli, italiani e stranieri, tutti volevano leggere e rileggere, ad alta voce, davanti a tutti.
Così ho avuto un’idea: una rhyme battle, se così si può dire. Una battaglia di filastrocche tra fazioni, che ovviamente erano maschi e femmine. I bambini hanno recitato all’unisono la filastrocca “Orco” e le bambine hanno risposto con la filastrocca “Strega”. Orchi contro streghe, maschi contro femmine. Le emozioni che avevamo analizzato con le storie si concentravano soprattutto su questa eterna rivalità: ai bambini fanno arrabbiare le bambine, alle bambine fanno arrabbiare i bambini. E questa loro rabbia reciproca è uscita tutta fuori urlandosi contro le filastrocche. Una meraviglia, un momento fantastico, davvero liberatorio.
Un consiglio a docenti delle scuole primarie: cercate di apprezzare le diversità di ogni bambino, di far sentire speciale anche un bimbo che è disordinato e che cerca in ogni modo di darsi da fare, o una bimba che è troppo timida per mettersi in mostra. E fate recitare ogni giorno le filastrocche dell’Alfabeto delle Fiabe.
Ad alta voce, ovviamente.
La giornata prenderà di sicuro una nuova piega.