In occasione di questo 8 Marzo, Giornata Internazionale della Donna, insieme a Monica Ceccatelli, presidente dell’Associazione PiccinoPicciò e Vicepresidente dell’Associazione Vivere Onlus, voglio ricordare un tema delicato che riguarda le mamme, in particolare le mamme “premature”: il diritto al congedo di maternità.
La Legge 53 dell’8 Marzo 2000, ha introdotto importanti cambiamenti nella tutela della maternità e con l’art. 11 (parti prematuri), disponeva che le settimane di congedo obbligatorio preparto non godute, fossero sommate ai 3 mesi di congedo post-partum.
Negli ultimi anni però la medicina e le cure assistenziali in ambito neonatologico hanno vissuto un’importante evoluzione, abbassando ulteriormente la soglia di sopravvivenza in caso di nascita prematura (ovvero prima della 37’ settimana di età gestazionale). Attualmente infatti, anche un piccolino che nasce alla 23’ settimana di età gestazionale, ha la possibilità di sopravvivere grazie alle cure ricevute all’interno delle Terapie Intensive Neonatali (TIN), spesso necessarie anche per molti mesi. Accade quindi che il periodo di congedo obbligatorio finisca quando ancora il bambino è ricoverato precludendo la vicinanza della mamma al suo piccolino. Al giorno d’oggi sappiamo bene invece quanto sia fondamentale la sua presenza per la crescita del bambino e per garantirgli per esempio anche il fondamentale diritto all’allattamento con latte materno e, successivamente, all’allattamento al seno. Per questo molte TIN sono aperte 24 ore su 24 ma purtroppo la legge che tutela la maternità risulta essere non adeguata alle reali necessità dei piccolini e alle reali storie di queste mamme.
Questa legge necessita di essere rivista ed aggiornata in base a questi cambiamenti. Un bambino che dopo molti mesi va a casa, dopo che ha imparato a mangiare e a respirare con molta fatica e che dovrà fare moltissimi controlli nel periodo successivo, è un bambino che ha bisogno di avere la mamma che si occupa di lui a tempo pieno.
Ricordiamoci anche che spesso la causa di parto prematuro avviene per una patologia della mamma, che passa i primi mesi dopo il parto a curarsi e a cercare di riprendersi da un evento così traumatico, da uno strappo improvviso..Il tempo del ricovero è un tempo sospeso, un tempo di ansia e spesso di paura per il futuro.
Le mamme “pretermine”, con un figlio che sta nella loro mano, hanno bisogno di veder riconosciuto questo fondamentale diritto per poter stare vicino ai loro bambini sia durante il ricovero, che al momento del rientro a casa almeno per i primi mesi.
Le associazioni dei genitori si sono già mosse in tal senso da un po’ di tempo, senza però ottenere, ad oggi, nessun risultato. Sosteniamo le mamme pretermine e diffondiamo questo tema perché ogni nostro piccolo gesto di sensibilizzazione, insieme a quello degli altri, sarà più forte.
per tutte le mamme e i loro piccolini...
cristina taddei