Il concorso ha coinvolto 140 ragazzi e ragazze (119 donne e 21 uomini dai 18 ai 29 anni), e i progetti presentati sono stati 60 provenienti da 33 città italiane.
E’ la prima volta che ciò avviene in Italia, e abbiamo avuto modo così di conoscere su una problematica attualissima e drammatica, il pensiero e le proposte dei giovani. Riteniamo che questo abbia un vero e proprio significato politico, culturale e sociale, che merita di essere rilevato ed analizzato.
Risulta di particolare interesse il fatto che i progetti presentati sono tutti molto diversi tra loro, ma alcuni aspetti ritornano frequentemente. Infatti, la maggior parte di essi prevede la necessità di creare attività in cui i ragazzi siano coinvolti molto di più, e in cui le scuole abbiano un ruolo centrale. Comune è l’attenzione a non lasciare sola chi ha subìto violenza, ma curarne -invece- l’accompagnamento e la tutela.
Torna spesso l’importanza di organizzare una più fitta ed efficace rete di supporto e di contrasto da parte di istituzioni, forze dell’ordine, associazioni, centri antiviolenza.
Infine, l’aspetto che colpisce, emerso da questo concorso che potrebbe essere assimilabile ad una ricerca, è il rifiuto dei giovani della visione vittima/carnefice, in quanto entrambi considerati parte di una società malata in cui un’educazione sbagliata, falsi valori e il perpetuarsi di vecchi stereotipi portano ai comportamenti e ai fatti che sono cronaca quotidiana.
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Donne fuori scena”
proposto da un team di 3 ragazze romane si è aggiudicato il premio di 10.000 euro, 3.000 euro in contanti e 7.000 euro in servizi di supporto alla definizione e all’avvio dei progetti erogati da Cocoon Project per i tre mesi successivi all’evento.
“E’ un progetto multidisciplinare che parte dai testi delle drammaturghe di cinque diversi continenti - spiega Valentina Rapetti, team leader di “Donne fuori scena” - e si sviluppa nelle scuole, nei centri antiviolenza, nelle carceri”. Propongono laboratori teatrali e spettacoli itineranti che portano in scena la violenza nelle sue diverse forme, dall'uxoricidio alla violenza domestica e psicologica.
“Siamo molto soddisfatti del lavoro compiuto - ha affermato il presidente dell’AIED di Roma, Luigi Laratta - perché abbiamo ascoltato la voce dei giovani, quasi sempre assente sui mezzi di comunicazione. Abbiamo così appreso e capito punti di vista differenti, un approccio nuovo alla violenza contro le donne e il femminicidio, di cui occorre senz’altro tener conto per una più completa e moderna visione del problema e di come contrastarlo”.
CONTATTI:
dr.ssa Claudia PELLICORI
Cocoon Projects - cel. 392/0326599