"Lo tieni sempre in braccio? Se non lo abitui a stare giù, non imparerà mai!"

"Dorme tutta la notte? Ma dorme con voi nel lettone?"

"Ma è sempre attaccato al seno? Dovrà pur abituarsi ad altri metodi di consolazione!"

"Non lo fai mai piangere! Appena fa "Uè" lo prendi in braccio o lo attacchi al seno."

"Ma quando pensi di togliergli questi vizi?"
 

Care Mamme, quante volte le vostre orecchie si sono allenate per ascoltare le seguenti affermazioni? Cosa davvero si nasconde dietro ogni affermazione: un Vizio o un Bisogno? E poi ancora, quanto influisce la cultura di appartenenza?

Bene, è arrivato il momento di fare un pò di chiarezza per capire e distinguere quanto tutto ciò sia fisiologico da quanto invece dipenda dal sistema culturale di appartenenza.
 

Vizio o bisogno?

Partiamo dall'eziologia del termine "Vizio" ( dal latino "vitium"; vezzo) e dai suoi significati. Con questo termine si rimanda a un'abitudine profondamente radicata nell'individuo considerata non buona, nociva, una pratica del male (per es. il vizio di fumare, di bere, di arrivare in ritardo). Per cui mi chiedo, questi vizi sono davvero radicati nella relazione mamma-bambino? ASSOLUTAMENTE NO!

Scopriamo il perché...

Tutti i bambini piangono per comunicare e segnalare qualcosa; tutti i bambini hanno bisogno di stare in braccio per sentirsi avvolti e contenuti; tutti i bambini hanno esigenze simili, indipendentemente dal paese in cui nascono e vivono. Sono bisogni e comportamenti adattivi in quanto favoriscono e rendono migliore l'adattamento del soggetto all'ambiete in cui vive.

Riconoscere e rispondere adeguatamente ai bisogni del bambino è di fondamentale importanza  per il suo futuro sviluppo psico-fisico ed emotivo, in termini anche di autostima e di conquista dell'indipendenza: l'indipendenza si acquisisce solo a partire dalla dipendenza!

 

Bisogni soggettivi e bisogni oggettivi

Può esserci utile riprendere la distinzione proposta da Erich Fromm, psicoanalista e sociologo tedesco, tra bisogni soggettivi e bisogni oggettivi.

I bisogni soggettivi sono avvertiti solo dal soggetto e il loro soddisfacimento determina un piacere momentaneo.

I bisogni oggettivi invece, sono radicati nella natura umana e la loro soddisfazione comporta lo sviluppo dell'essere umano in termini di benessere psico-emotivo. Bisogni irrinunciabili, necessari per la sopravvivenza della specie e che ci rendono simili a ogni altro essere umano indipendetemente dall'età, dallo status e cultura di appartenenza.

Quali sono quindi i bisogni oggettivi di tutti i neonati?

Primo fra tutti il bisogno di contatto fisico e di contenimento: il contatto fisico serve al neonato per regolare il proprio metabolismo, la temperatura corporea, per acquisire sicurezza e fiducia in sé; il contenimento invece, rimanda alla funzione materna come "contenitore" delle angosce del bambino, essendo lei un tramite tra queste e il bambino, in modo da restituire gradualmente al bambino sicurezza e protezione.

E poi ancora un altro bisogno fondamentale dei neonati è la creazione di una relazione di dipendenza: la relazione di dipendenza che si crea fra genitori e figli e l'ambiente circostante sarà determinate per un ottimo sviluppo psicofisico del bambino.

Si tratta quindi di bisogni fisiologici, ovvero del tutto naturali e normali  indipendentemente dai modelli e credenze culturali.

Da un punto di vista culturale, la maggior parte dei bisogni dei bambini vengono considerati come vizi e ciò porta gli stessi genitori a giustificare le proprie scelte ancor prima di essere criticate e messe in discussione.

Nell'immaginario collettivo, i bambini dovrebbero essere sempre tranquilli, sereni, fare i bravi, dormire tutta la notte, stare fermi, senza creare alcun tipo di disturbo. Un bambino che piange o reclama attenzione è solo un bambino viziato, furbo, capriccioso o noioso che vuole disturbare l'adulto senza alcun motivo apparente. In queste affermazioni non c'è nessuna base biologica ma sono solo il frutto di pregiudizi culturali.

Probabilmente c'è anche il pensiero comune di applicare indistintamente un'etichetta o un metodo che sia uguale per tutti quando in realtà, ogni essere umano è unico.
E' come se il bambino debba adeguarsi ai ritmi e bisogni dell'adulto, piuttosto che il contrario.
Ne deriva, come le difficoltà di voi genitori spesso si collocano nella sceltra fra i propri istinti, i giudizi, i condizionamenti culturali e le indicazioni di chi vi circonda.

Ogni genitore, ogni coppia ha tutti gli strumenti necessari per crescere e rispondere prontamente ai bisogni dei propri figli.
E' necessario mettersi in gioco, in discussione, andare per tentativi ed errori, calarsi nei panni del bambino, seguire il proprio istinto.

Non dimentichiamo che quando nasce un bambino, nasce anche una mamma e un papà e la costruzione della loro identità non avviene secondo tempi prestabiliti .

Teniamo ben presente quindi, che si tratta di un processo che richiede la costruzione di un nuovo equilibrio, il quale parte dalla messa in discussione della propria infanzia e dei relativi modelli di riferimento.

 

 

Foto di copertina di John Spade (cc creative commons)

Ritratto di Elena Romeo

Posted by Elena Romeo

Mi chiamo Elena Romeo e sono Dott.ssa in Psicologia Perinatale, coordinatrice ed educatrice asilo nido.
Il ruolo del genitore e quindi l'identità materna e parterna vengono spesso messi in discussione, creando etichette e attribuendo giudizi. Il mio lavoro nonchè la mia passione è quella di sostenere la famiglia e ciascun membro che la compone nella sua unicità.
E' vero non è tutto semplice, tante sono le fatiche e i momenti di crisi da superare ed è proprio qui che il mio obiettivo è quello di accogliere, sostenere e attraversare insieme a voi questi "scatti di crescita", riscoprendo le più intime e preziose risorse personali.

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