Non è facile catturare lo spirito di un luogo, pur abitandoci ormai da qualche anno, e si ha spesso l’impressione di essere arrivati quasi al nocciolo della questione, all’essenza nascosta dietro la facciata, salvo poi pensare di avere interpretato male tutto, e dover ricominciare l’analisi da capo.

Ho parlato un po’ di tempo fa del possibile rapporto tra l’elevato costo della vita e la possibile riduzione degli sprechi alimentari che, a mio avviso, costituisce un buon punto di osservazione della mentalità svizzera, ma c’è un altro lato della medaglia: il rapporto tra l’elevato costo dei generi alimentari e forma fisica della popolazione. Volendo essere obiettivi, qui si vedono davvero pochissime persone sovrappeso, a qualsiasi età appartengano, e soprattutto praticamente nessun bambino obeso.

Penso che le ragioni alla base di questa situazione siano fondamentalmente due:

  • 1) La cultura del movimento e della pratica sportiva, profondamente radicate nel Paese
  • 2) L’elevato costo dei generi alimentari che non invita a grandi eccessi, anche nell’acquisto di prodotti che non siano realmente necessari all’alimentazione quotidiana. E’ abbastanza raro vedere al supermercato carrelli della spesa strapieni, pur se l’acquisto è effettuato nel fine settimana da famiglie numerose con figli.

La merenda e gli spuntini dei bambini sono, in linea di massima, molto essenziali e salutari: bocconcini di frutta e verdura crude, pane o cracker integrali, gallette di riso o mais. Pur con alcune evidenti incoerenze (uso disinvolto di patatine fritte e salumi, sciroppi zuccherati per insaporire l’acqua e caramelle date per premio in alcuni contesti) lo stile alimentare è molto “basico”, così come del resto lo stile di vita nel suo complesso. I dolci non sono visti di buon occhio (salvo che dai vecchietti golosi ;-)), nonostante il tripudio di cioccolato e pasticcerie, e le merendine secondo l’accezione italiana praticamente non esistono.

Ma, sopra tutto, credo che una cosa conti più di tutte: gli svizzeri mangiano POCO. Le porzioni di alimenti, nei negozi, così come nei ristoranti, sono mediamente davvero piccole. L’esatto contrario dello stile anglosassone “All you can eat”.

Qualche giorno fa abbiamo pranzato in un’area di servizio dell’autostrada: molto bella e curata, sia come ambiente che come cibo, in varietà e qualità, ma ovviamente non certo un ristorante di lusso. Eravamo abbastanza di fretta e io mi sono precipitata sul primo piatto che ha attirato la mia attenzione, un thai curry di pollo.

La signora al banco di servizio mi ha chiesto se volessi una porzione piccola o normale e io, per riflesso automatico, ho risposto “Piccola”, salvo notare che le dimensioni del mio pranzo (con all’esterno una temperatura di qualche grado sotto lo zero!) sarebbero state quelle di una ciotolina per macedonia. Ho fatto appena in tempo a correggermi “No, allora direi normale!” Una volta arrivati al tavolo mio marito mi ha chiesto perché avessi preso una porzione così ridotta: “E’ per bambini?” “In effetti, no! E’ la più grande possibile e costa ben 20 Franchi!!!”

In sintesi: da queste parti non è poi così difficile alzarsi da tavola con la sensazione di non essere del tutto sazi, secondo alcuni esperti uno dei modi migliori per garantirsi una vita lunga e in salute!

 

 

(Immagine tratta dal sito www.energytraining.it)

 

 

Ritratto di Carlotta G

Posted by Carlotta G

Da sempre curiosa di altre culture e abitudini, mamma espatriata con famiglia a Zurigo dal (quasi) lontano 2013. Blogger a tempo perso, studentessa suo malgrado di lingua teutonica e insegnante di Yoga, dove finalmente è solo se stessa e prova ogni tanto a indicare anche agli altri la possibilità di essere solo se stessi.
Da secoli si ripromette di scrivere un libro, forse, prima o poi. Non sullo yoga, ma sulla capacità di "vivere altrove". Intanto scrivo della mia vita a nord delle Alpi anche sul mio blog personale La vita a modo mio