L'ipnosi e la paura del dentista. L'ipnosi è spesso percepita come qualcosa di magico da confinare sui palchi degli illusionisti, oppure nei romanzi. E' invece una risorsa che medici, odontoiatri e psicoterapeuti possono utilizzare nella gestione di pazienti con paure e fobie.
Secondo uno studio australiano [1] del 2013, una pesona su 6 ha una forte preoccupazione o fobia di fronte a un trattamento odontoiatrico.
La paura è una reazione ad una minaccia o ad un pericolo conosciuto o percepito. Essa conduce a una reazione che viene definita "lotta o scappa".
E' stato dimostrato che la paura sia una causa importante di ritardo con il quale i pazienti giungono alle cure dell'odontoiatra [2]; questo ritardo comporta inevitabilmente un aggravamento delle condizioni di salute orale del paziente e quindi porta a una trattamento odontoiatrico più lungo e complesso alimentando quindi la paura stessa secondo un circolo vizioso.
Uno studio tedesco del 2015 [3] utilizzando una risonanza magnetica funzionale, ha evidenziato come l'ipnosi riduca in modo significativo l'attivazione delle aree del cervello implicate nella genesi della paura come l'amigdala, la corteccia cignolata e l'ippocampo.
Lo studio fornisce importanti prove scientifiche di come l'ipnosi sia un metodo efficace per inibire le reazioni delle strutture cerebrali coinvolte nella paura.
L'ipnosi è un fenomeno neurofisiologico sulla base del quale il cervello entra in uno stato particolare di attenzione seguendo dei "suggerimenti" da parte di un clinico attraverso l'uso di suggestioni o immagini.
Questo permette al paziente di concentrarsi sul rilassamento ignorando gli stimoli esterni intrusivi. Solitamente le immagini che vengono suggerite si basano sulle preferenze illustrate dal paziente durante il colloquio preliminare.
Gli effetti che solitamente si ottengono dopo una seduta odontoiatrica in ipnosi sono una percezione ridotta della lunghezza della seduta, una riduzione del dolore e dell'ansia [2].
[1] onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/adj.12118/full
[2] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4790493/
[3] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27720948