Da quando è nata la mia piccola 1 anno fa, è un po' difficile riuscire a stare dietro a tutto, e soprattutto ai due grandi. Che poi tanto grandi non sono per niente!
Mi sono accorta di aver perso qualcosa delle loro giornate, dei loro momenti, ho un po' allentato la presa, insomma. Certo che possono cavarsela da soli, ma certi momenti passano e non tornano più. Se oggi mi chiedono di prendere loro un oggetto che sta troppo in alto, magari tra qualche anno sarò io a chiedere a loro di farlo per me!
E no, non posso lasciar passare questi anni così.
Ed è per questo che i miei laboratori mi danno sempre una mano. Danno una mano soprattutto a me! Perché spesso chiedo ai miei due bambini di disegnarmi o di scrivermi qualcosa, come si sentono, cosa hanno fatto, di spiegarmi qualcosa che vorrebbero dirmi o che avrebbero voluto dirmi e non ci sono riusciti.
L'altro giorno io e Francesco, 5 anni, abbiamo litigato. Per una sciocchezza abbiamo iniziato a litigare e non abbiamo più parlato. Lui, quando è arrabbiato con me o se è triste, mi lascia suoi disegni per casa con un bimbo che piange, un bimbo con la faccia arrabbiata, un bimbo con una smorfia di disgusto. Allora io ho usato lo stesso metodo. Gli ho disegnato una mamma arrabbiata e affianco una mamma felice con un cuore rosso sul petto. E gli ho detto: "Mamma prima era arrabbiata con te. Adesso non lo è più." Lui ha capito e mi ha abbracciata.
Ho parlato la sua stessa lingua, insomma.
E ne sono stata felice.
Ecco, anche durante i miei laboratori io cerco di parlare la stessa lingua dei bambini, non li costringo a fare il contrario. Loro mi insegnano ad affrontare le emozioni e a capire le reazioni dei miei figli con una modalità che io non avrei mai potuto conoscere altrimenti. I bambini mi aiutano a capire i miei bambini.
È un circolo virtuoso ed è un piacere essere aiutata da loro perché mi offrono punti di vista inaccessibili per me. Ed è per questo che mi impegno sempre tanto e cerco di farli divertire. Parlo con loro di emozioni trovando uno spiraglio tra i loro mille pensieri, le loro azioni, i loro pregiudizi (sì, perché anche loro hanno pregiudizi, che sono vviamente il frutto dei nostri pregudizi, delle nostre azioni e delle nostre parole).
Mi è capitato di capire una cosa importante qualche giorno fa: e cioè che è davvero impossibile concepire un essere umano senza considerare i suoi mille condizionamenti, già ad un'età molto giovane.
L'altro giorno, a riprova di ciò, chiedo ai bambini di una seconda elementare di scrivere ciò che amano e ciò che detestano e di racchiudere queste cose in un bel cuore rosa o in una brutta nuvola grigia. Un bambino, che inizialmente mi era sembrato un po' restio a fare questi esercizi, scrive, tra le varie cose che detesta, le FEMMINE.
Cerco di capire perché e lui mi risponde (a bassa voce) "Perché le femmine sono fastidiose".
E mentre lui me lo dice, le bambine urlano, schiamazzano, scrivono che in realtà sono loro a odiare i maschi e non il contrario! Intanto un bimbo mi racconta a parole sue quanto gli manca il nonno, un altro che la mamma è ciò che di più importante ha nella vita, un altro ancora che spera che il suo compagno di banco sarà sempre il suo amico del cuore. Un altro ancora disegna tanti serpenti perché dice che ne ha paura. Mentre le bambine, in tutto questo, inscenano guerre e alleanze tra loro, per loro, contro di loro.
Ebbene, quel giorno ho anche capito che noi donne siamo davvero un po' folli, distruttive, complicate, a volte vendicative, e spesso rumorose.
A nostra discolpa, mi dico, sono certa che le nostre energie siano inesauribili. Perché certo ce ne vogliono davvero tante per essere amiche un momento, nemiche il secondo dopo, e di nuovo amiche dopo dieci minuti. E poi anche un'altra cosa ho capito dai bambini.
Che dovremmo lasciarli davvero liberi di esprimersi sempre, magari con una penna ed un foglio per disegnare facce tristi o sorrisi smaglianti, invece di plasmarli sul nostro carattere, impregnarli del nostro stress e delle nostre preoccupazioni, convincerli che le nostre paure debbano essere per forza anche le loro.
Forse maschi e femmine potrebbero tornare a parlare la stessa lingua. E insegnarla anche a noi grandi.