Nell’articolo Piedini, primi passi e scarpine: quali scegliere? vi accennavo l’importanza di lasciare il bambino libero di sperimentare da sé le prime esperienze in piedi e i primi passetti, senza l’aiuto dell’adulto. 

Come per gli altri appuntamenti funzionali che si acquisiscono nel primo anno di vita (ovvero le “conquiste motorie” di stare seduto, rotolare, strisciare, gattonare…), anche per il raggiungimento della stazione eretta e del cammino autonomo è importante rispettare i tempi individuali del bambino evitando di accelerare un apprendimento nuovo per il quale può non essere ancora pronto.

Imparare a camminare non accade dall’oggi al domani ma è un apprendimento complesso la cui durata è piuttosto variabile; la fascia di età fisiologica in cui un bambino acquisisce la deambulazione autonoma è infatti molto ampia ed è compresa tra i 10 e i 18 mesi di età.  Nei mesi precedenti, attraverso gli spostamenti e i passaggi di posizione a terra che il bambino matura, vengono esercitate tutte quelle componenti motorie e sensoriali che gli saranno necessarie a camminare da solo: gli equilibri, l’attività muscolare, la propriocezione (ovvero il senso di posizione del proprio corpo anche in relazione allo spazio), la coordinazione, le strategie di movimento più efficaci per raggiungere il proprio scopo. Avere la possibilità di organizzarsi autonomamente consente al bambino di apprendere per tentativi “prova-errore” imparando anche quelle che sono le sue capacità e i suoi limiti.

Quando intorno ai 10-11 mesi inizia a tirarsi su appoggiandosi al divano, è quindi molto più utile per lui essere lasciato libero di andare su e giù da terra e di fare i primi passetti laterali da un lato all’altro del divano, piuttosto che essere tenuto per le manine dall’adulto per “camminare” in avanti.  Durante questa fase pre-cammino i bambini solitamente richiedono con entusiasmo di essere tenuti in piedi o di “camminare” con voi... per loro rappresenta una scoperta che offre una nuova prospettiva sul mondo! Analogamente, anche per gli adulti è gratificante vedere i propri bambini crescere e acquisire competenze nuove perciò spesso viene naturale assecondarli in questa richiesta.
Farlo qualche volta non compromette niente ma incoraggiare l’abitudine di farlo regolarmente non è utile per allenare il cammino vero e talvolta può addirittura ritardarne i tempi di acquisizione. Se il bambino viene sostenuto per le mani infatti non può utilizzare correttamente i muscoli antigravitari necessari a stare in piedi nè può sperimentare da solo le perdite di equilibrio e le piccole cadute che servono per imparare a cadere senza farsi male e ad avviare quindi un cammino autonomo sicuro.

Per gli stessi motivi anche il girello è sconsigliato. Inoltre, l’utilizzo di questa attrezzatura può provocare vizi di posizione ai piedi (spesso chi ha usato il girello avvia il cammino sulle punte) e mettere il bambino a rischio di incidenti domestici (ribaltamenti dovuti a ostacoli, cadute da scale e scalini). [In Italia, nonostante il Ministero della Salute ne sconsigli l’uso, esiste ancora un’ampia offerta commerciale. In Canada invece, già dagli anni ‘90 i girelli sono stati ritirati dal mercato e dal 2004 il governo federale canadese, in accordo con la Canadian Pediatric Society, ha ufficialmente imposto il divieto alla vendita, alla pubblicità ed all'importazione dei girelli].

Oltre alle caratteristiche individuali del bambino (carattere tranquillo/vivace, costituzione fisica, aspetto sensoriale-percettivo, maturazione cognitiva..), anche le esperienze offerte dall’adulto nell’ambiente domestico ed educativo rappresentano quindi un fattore che incide sulla qualità dello sviluppo psicomotorio del bambino e, nello specifico, sui tempi di acquisizione del cammino.
L’aiuto più utile che può essere offerto è lasciarlo libero di “far da sé”, rispettando i suoi tempi ed organizzando l’ambiente intorno a lui con appoggi sicuri alla sua altezza dove possa sostenersi e spostarsi in autonomia (divani, sedie, tavolini). In questa fase possono essere utili anche “baby-go” (tipo macchinine senza pedali), per spostarsi da seduto preparando le gambine alla percezione del carico, e carrellini primi passi (carrellino della spesa, passeggino del bambolotto) per i primi spostamenti in avanti.
Queste situazioni sono ben diverse da quella del girello o dalle mani dell’adulto; consentono infatti al bambino di essere più attivo e protagonista del suo gioco: deciderà lui quando procedere e quando fermarsi, quando rimettersi a terra e rialzarsi, in quale direzione andare, se spingere con le gambe in dietro o in avanti o rimanere fermo a giocare.

Imparare attraverso il “far da sé” regalerà al bambino gratificazione e soddisfazione che non solo lo sproneranno a ripetere le esperienze positive vissute ma lo aiuteranno anche nella maturazione dell’autostima e della fiducia in se stesso.

 

Cristina Taddei, dr.ssa in Fisioterapia – Specialista in Area Pediatrica
Web: cristinataddei.wordpress.com

 

Bibliografia
Il bambino impara a muoversi. Guida all’osservazione del movimento nel primo anno di vita. G. Cioni. PaciniEditore
Il bambino da zero a tre anni. T.Berry Brazelton, Fabbri Editori.
Marsupi, seggiolini e affini: consigli per genitori. Medico e Bambino 18, 301-301-1999. Davidson A.et all.

 

Ritratto di Cristina Taddei

Posted by Cristina Taddei