Tutta la nostra vita dipende dalla nascita. Alcuni studi hanno dimostrato che il carattere dell’individuo si forma già nella vita intrauterina e che gli eventi vissuti durante il periodo che va dal concepimento ai primi nove mesi di vita influenzano fortemente la personalità e la salute futura.

Quant’è importante vivere ogni tappa del percorso nascita con consapevolezza, in piena salute e benessere?

Il percorso che va dal preconcepimento ai primi mesi con il bambino è intriso di complessi cambiamenti, fisici ed emozionali, che costituiscono tappe essenziali, punti di snodo del nuovo divenire. I protagonisti del cambiamento sono mamma, papà e bambino che è il fulcro attorno al quale verte il cambiamento.
La società frenetica e industrializzata che ha fatto perdere il radicamento e il contatto con la propria essenza profonda, con i propri istinti e saperi primordiali porta ormai a vivere l’evento nascita in modo quasi meccanicistico: numeri e tabelle incrementano inutilmente le ansie, i falsi miti dilagano facendo leva sulla sensibilità delle future mamme, la gestione medica della gravidanza alimenta l’assurda relazione “attesa di un bambino/evento a rischio”.
La nascita è sempre più malata: ci si reca in ospedale, si partorisce in posizione supina, innaturale, sembra che senza “aiutini esterni” non si possa partorire, il ricorso al taglio cesareo è aumentato spropositamente e il bambino viene subito allontanato dalla madre, nell’impellenza del primo bagnetto e dei primi esami (appena nato è già un piccolo paziente!)

Quanto tutto ciò influenza la salute e il benessere del bambino? 

Già nel periodo del preconcepimento è importante preparare il terreno, porre solide basi per accogliere al meglio una nuova vita. Far spazio fisico ma soprattutto emotivo, curare il proprio corpo con una sana alimentazione, limitare sino ad eliminare le abitudini dannose come fumo o alcol, garantire un adeguato introito nutrizionale.

Durante la gravidanza, vissuta oggigiorno con ansie, timori, eccessivo interventismo e numero di esami (che incrementa questo circolo vizioso), è importante ristabilire il contatto con il proprio bambino, nutrire il pensiero positivo, riconoscere e valorizzare le proprie risorse di madri e padri, riconoscere le competenze proprie e quelle del bambino e credere nella propria potenza generatrice.
La gestione medicalizzata della gravidanza sfocia, raggiungendo il suo culmine, nella gestione interventistica del parto, che ad oggi appare spesso standardizzato per ogni donna (basti pensare a quanti interventi vengono effettuati di routine, “per protocollo”, anche se non necessari).

Gli studi sulla biologia e la fisiologia del parto hanno ormai confermato che, nei parti naturali e senza complicanze (90% dei casi), il modo migliore per accogliere una nuova vita è lasciare che tutto fluisca spontaneamente, lasciare che l’organismo materno e il bambino lavorino in simbiosi senza interferenze esterne, possibilmente in penombra, in silenzio e in intimità.
Purtroppo ancora in troppe sale parto si partorisce distese, contro forza di gravità e ciò induce un super lavoro nella madre e nel bambino (il bacino non è completamente libero e fluido), con luci e rumori forti, in ambiente carico di tensione e di allarme; il bambino viene subito allontanato, contro le raccomandazioni OMS che sottolineano l’importanza del contatto precoce indispensabile inoltre al corretto avvio dell’allattamento (sono poche le donne che allattano al seno con successo, probabilmente proprio perché il primo contatto viene disturbato o rimandato e l’attacco è per questo spesso complicato, perché il riflesso di suzione del feto, massimo nei primi istanti dopo la nascita, si placa).

E se chiedessimo ai nostri bambini come vorrebbero nascere, cosa risponderebbero?

Intanto recenti studi hanno dimostrato che i nati da taglio cesareo (il cui ricorso dovrebbe essere limitato a un 10-15% dei casi contro il 40-60% attuale) potranno essere in futuro più suscettibili allo sviluppo di alcune patologie, a causa di un’alterata formazione della flora batterica intestinale dovuta al mancato passaggio nel canale del parto.

L’atteggiamento di delega indotto dalla società nelle future mamme spesso prosegue dopo la nascita del bambino, nel delicato periodo del puerperio e dell’esogestazione (primi nove mesi di vita del bambino), in cui la neomamma si percepisce inadeguata e diventa “contenitore” di consigli non richiesti sulla genitorialità: “non tenerlo accanto a te altrimenti si vizia”, “tienilo nella sua culletta così diventerà autonomo”, “non consolarlo subito quando piange altrimenti diventerà capriccioso” e via discorrendo! Quanto nuoce alla salute del bambino tutto ciò?

Il percorso nascita e della genitorialità abbraccia alcuni di quei pochi eventi della vita in cui è ancora possibile e fondamentale mettersi in ascolto dei propri bisogni e del proprio istinto senza timore di sbagliare, ricavandone, invece, grande giovamento per la propria salute e per quella del proprio bambino che costituisce già parte del futuro dell’intera umanità.

dott.ssa Ostetrica Daniela Santoro

 

immagine dal sito ccecc.org

Ritratto di Daniela Santoro

Posted by Daniela Santoro