Ho qualcosa in comune con una principessa. E' la prima cosa che ho pensato quando ho visto le foto di Charlene, Alberto di Monaco e dei loro pupetti monegaschi, Jacques e Gabriella. L'ho pensato solo quando ho visto le immagini, non quando ho saputo della gravidanza gemellare.
A parte lui con una camicia rossa a quadri improbabile anche sotto Natale (che pure ci sta che un padre di gemelli perda a tal punto l'orientamento spazio temporale da vestirsi a muzzo, anche se è un principe): ma quel viso tirato nonostante il trucco e la messa in piega, quello sguardo immensamente felice e immensamente preoccupato, quelle quattro braccia tutte impegnate all'unisono. Ok. Adesso noi mamme del XXI secolo abbiamo ufficialmente qualcosa in comune con una principessa. Ed è nostra contemporanea.
Qualcosa, perché probabilmente lei non passerà tante notti insonni, ma sarà comunque preoccupata per due. Non dovrà farsi in quattro tra vita privata e carriera, ma sarà il centro dell'universo per due individui allo stesso tempo, almeno per qualche anno, ed è più impegnativo di un lavoro retribuito. Tra le mamme dei gemelli c'è una solidarietà istintiva, frutto di competenze specifiche, acquisite sul campo, di emozioni particolari, sperimentate sulla propria pelle, fin dalla prima ecografia.
D'altro canto, essere mamme di gemelli è un'esperienza speciale. Da piccola, come tante, sognavo di diventare principessa. (Ok, questa è la storia di un'altra mamma regale moderna, Kate, e non il mio caso). Ma oggi mi sento un po' principessa anche io. E provo infinità solidarietà per un'altra Regina, che ho avuto modo di conoscere, in ritardo, su Rai1, appena l'altra sera: è la disneyana mamma di Merida che oltre a ritrovarsi con una figlia Ribelle (Brave), di nome e di fatto, ha anche tre gemelli evidentemente omozigoti e pestiferissimi.