Il parto perfetto non esiste, neanche nei sogni. La prima prova con il compito di far venire al mondo una piccola vita è un'incognita nonostante mille letture, corsi di preparazione, confronti con le altre mamme. Perché, almeno per le esperienze che ho sentito, ogni caso è a sé. Sulla porta della "mia" sala parto c’era scritto: "I bambini sanno nascere. Le donne sanno partorire". Adesso ci credo, ma prima di entrare, avevo qualche dubbio...
Nel mio caso è andata così. Fin dall'inizio della gravidanza il mio ginecologo mi ha prospettato un parto cesareo, perché con i gemelli è il caso più frequente. Quindi per molto tempo sono andata avanti ad informarmi su come funziona l'anestesia locale a preoccuparmi per quanto i punti mi avrebbero dato fastidio per tornare in piedi, iniziare l'allattamento, prendermi cura dei due diavoletti. Ero anche abbastanza terrorizzata perché, comunque, di un intervento chirurgico si tratta e io ho la fobia di tutto ciò che ne concerne.
Nel frattempo le settimane sono passate, non senza difficoltà e un bel periodo a riposo per scacciare le minacce di parto prematuro. E intanto il bimbo si è messo in posizione per uscire, mentre la piccola se ne stava beatamente seduta a gambe incrociate sul sedere del fratello, in posizione podalica. Quando ho iniziato il percorso di visite e controlli nell'ospedale pubblico dove avrei partorito, sono stata presa in carico dal responsabile del reparto che, senza farne una questione di stato, alla 34^ settimana mi ha detto: lei può partorire.
Cioè? Può partorire naturalmente, anche con il secondo gemello podalico. Insomma se tutto fosse andato bene, lui le avrebbe aperto la strada. Se ci fossero stati problemi, via in sala operatoria per un cesareo, sperabilmente, non d'emergenza. Le ipotesi, comunque, erano abbastanza chiare, ma il medico e le ostetriche sono stati bravi a non spaventarmi: tra i rischi c'era quello che il bambino uscisse e lei si girasse in qualche posizione difficile o chissà che altro. Non ne abbiamo fatto una casistica precisa, ma era chiaro che c'era anche il rischio di partorirne uno naturalmente (con tutta l'epopea il dolore del caso) e poi di finire sotto i ferri per l'altro, magari in anestesia totale. Di tutto questo ero ben a conoscenza, ma con quell'energia che si scatena nel diventare mamme, non mi sono fasciata la testa.
Fatto sta che, a 36+6 settimane bimbo ha bucato il suo sacco e dato via alle danze. Siamo arrivati in ospedale di notte ed è iniziato il travaglio. I loro battiti a cui abbiamo dato la caccia per ore con le sonde, si sentivano e tutto procedeva per il meglio. Il parto è stato condotto, secondo me, egregiamente, dall'ostetrica Elena che mi ha seguito e poi dal ginecologo. Mi hanno somministrato ossitocina quando era necessario e fatto sì che conservassi un po' di forze per far nascere tutti e due. E' stata un'esperienza incredibile, ovviamente, molto dolorosa e faticosa, ma non poteva essere meglio. I bambini stavano bene erano piccolini ma non troppo e sono stati 24 ore in incubatrice prima di arrivare in stanza.
La lezione che ho imparato è che il primo parto è un'incognita. Se si tratta di gemelli, poi, la casistica è ancora più complessa.
Credo che ciascuna futura mamma debba essere adeguatamente informata su potrebbe concludersi la sua gravidanza e soprattutto trovare persone di cui si fidi totalmente.
Il parto è un lavoro di équipe e dico lavoro perché è una gran fatica anche per i nascituri. Ci vuole collaborazione tra tutti e non bisogna mai perdere la testa.
Credo che in particolare le mamme di gemelli debbano ricevere molte più informazioni su quello che succede, potrebbe succedere o succederà. Per esempio, nei primi minuti dopo il parto, io non mi aspettavo che i bambini sarebbero stati messi in incubatrice, avevo rimosso quell'ipotesi, di cui pure ero consapevole. E anche se è stato solo per poche ore.
Allora ho pianto.