Probabilmente pochissimi argomenti di odontoiatria hanno avuto la ribalta mediatica del fluoro.
Presente in natura nell'acqua e nel tè verde, il fluoro ha conosciuto alti e bassi nella popolarità per i rischi di tossicità ad alte dosi [1] sia per i denti stessi, sia a livello sistemico con effetti sullo scheletro, sul sistema nervoso cardiovascolare ed endocrino, che ne hanno offuscato le proprietà carioprotettive.
Negli anni molti sono stati i mezzi di assunzione di fluoro, personale e di comunità.
Molti paesi, come gli Stati Uniti, l'Australia e l'Irlanda hanno optato per la fluorizzazione degli impianti idrici in modo da fornire ai propri cittadini acqua addizionata di fluoro per la prevenzione di massa della patologia cariosa.
In Italia, nel novembre 2013, il Ministero della Salute ha emanato le nuove linee guida per l'uso del fluoro come prevenzione della carie [2] evidenziando come gold standard (cioè come scelta migliore) due tipi di modalità di somministrazione, a seconda delle caratteristiche del bambino.
La modalità di prima scelta è la fluoroprofilassi topica, cioè locale, dai 6 mesi ai 6 anni, effettuata con l'uso di un dentifricio contenente almeno 1000ppm di fluoro, in dose pea-size (cioè della misura di un pisello) due volte al giorno.
Quando questa prima modalità non è possibile per oggettiva difficoltà nell'uso del dentifricio e nei soggetti ad alto rischio di carie, dopo aver valutato l'assunzione di fluoro da altre fonti, è indicata la somministrazione sistemica di fluoro:
Si consiglia sempre di non assumere il supplemento di fluoro insieme al latte per evitare la formazione di un sale (il calcio fluoruro) che è poco assimilabile a livello intestinale, cosa che ovviamente renderebbe la somministrazione del fluoro molto meno efficace.
[1] http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4800930/
[2] http://www.salute.gov.it/imgs/c_17_pubblicazioni_2073_allegato.pdf