In un giorno di fine novembre dello scorso anno mio marito, rientrando a casa dal lavoro, annunciava con un misto di orgoglio, soddisfazione e timore: "Possiamo andare a vivere all'estero. Mi hanno proposto un lavoro in Svizzera".

Il comunicato in sè appariva abbastanza scarno, dato che non comprendeva con esattezza né il "DOVE" in Svizzera ("Mah, Ginevra o Zurigo, poi mi diranno..."), né esattamente a fare cosa.

E se il secondo punto era prevalentemente un problema suo, essendo suo il lavoro nuovo, il primo, decisamente, sembrava a me un pochino fondamentale per capire, valutare, riflettere. 

Seguirono giorni e settimane di dubbi, incertezze, speranze e paure. Slanci coraggiosi e drammatiche ritirate. Un continuo pendolo sul sì e sul no. E la mia prima risposta era stata no. Che non me la sentivo di espatriare nell'arco di pochi mesi, e mollare tutto con un figlio duenne al seguito che, già mai stato bambino facile, era nel pieno splendore dei terrible two.

Sarà per la prossima volta, dicevo. Se ci sarà, altrimenti vorrà dire che è buona cosa restare dove siamo. Dopotutto non abbiamo esigenze improrogabili che ci impongono di andare via. Abbiamo casa, lavoro, famiglia. 

Perché cambiare tutto? Perché rendere tutto più difficile? Perchè attraversare addirittura una frontiera? Perché dover iniziare tutto da capo? Perché dover imparare una lingua nuova a quasi quarant'anni (se la riesci ad imparare, poi)?

Perché, a volte, la vita chiama al nuovo comunque. 

Perché credi in opportunità diverse e che il diverso sia un grande valore o, almeno, una grande opportunità

Perché, forse, fai un regalo a tuo figlio, facendolo crescere bilingue. 

Perché, forse, la vita vita comincia non appena hai il coraggio di uscire dalla tua zona di confort, dal tuo orticello, dalle illusorie e fragili certezze che ti sei costruito intorno, cercando di così di convincerti di essere al sicuro dal mondo e dalle intemperie dell'esistenza.

Nessuna garanzia, nessuna certezza, nessun premio.

Solo la vita che hai deciso di scegliere.

 

Immagine tratta dal sito www.grappling-italia.com

Ritratto di Carlotta G

Posted by Carlotta G

Da sempre curiosa di altre culture e abitudini, mamma espatriata con famiglia a Zurigo dal (quasi) lontano 2013. Blogger a tempo perso, studentessa suo malgrado di lingua teutonica e insegnante di Yoga, dove finalmente è solo se stessa e prova ogni tanto a indicare anche agli altri la possibilità di essere solo se stessi.
Da secoli si ripromette di scrivere un libro, forse, prima o poi. Non sullo yoga, ma sulla capacità di "vivere altrove". Intanto scrivo della mia vita a nord delle Alpi anche sul mio blog personale La vita a modo mio