La scelta di avere dei figli, seguendo la strada della donazione di gameti (ovulo o spermatozoi), comporta il superamento di tanti dubbi che si pone in primis la coppia e poi i genitori nei confronti dei figli che verranno o che sono già nati.
Una mamma chiede al Dr. Giovanni Micioni, nostro esperto psicologo sui temi della pma:
"Lei ha detto che nel suo centro si pratica la donazione di seme da circa 30 anni. Vorrei sapere se avete poi avuto modo di incontrare in eta' adulta qualcuno dei cosi concepiti. Mi piacerebbe sapere le loro impressioni. Ora da neo mamma, grazie a questa tecnica ed al vostro centro, mi pongo spesso la domanda "Mio figlio ci ringrazierà o ci odierà per come lo abbiamo concepito?"
Risponde il Dr. Giovanni Micioni:
"Gentile signora,
Innanzitutto auguri per il vostro bimbo e spero che tutto sia andato e continui a proseguire bene e con la serenità e gioia di voi tutti.
Finora abbiamo avuto modo d’incontrare solo un ragazzo di 24 anni che era venuto nel nostro centro per chiedere informazioni sul donatore ed esprimere il suo vissuto perché
a 17 anni aveva scoperto in modo traumatico, sentendo la madre durante un litigio dei genitori che poi si erano separati, di essere stato concepito con un seme donato.
Aveva continuato ad avere un buon rapporto col padre che considerava a tutti gli effetti tale ma la sua richiesta di poter avere delle informazioni sull’identità del donatore, al di là di quelle ricevute e di carattere più generale, non poteva essere esaudita perché ai tempi del suo concepimento in Svizzera permaneva l’anonimato dei donatori.
Seppur consolato dalle nostre informazioni era rimasto deluso e sofferente di questa assenza d’informazioni più dettagliate sul donatore e restando disponibili ad ulteriori incontri l’avevamo invitato ad avere un sostegno psicologico.
Solo dal 1° gennaio 2001 la nuova legislazione sulla PMA in Svizzera prevede il diritto unicamente per il figlio concepito con seme donato, e se consapevole di questo, di poter richiedere dopo la maggiore età di conoscere i dati identificanti il donatore a delle specifiche persone dell’Ufficio di stato civile centrale di Berna.
La legislazione indica infatti che i responsabili del centro, se sono a conoscenza della gravidanza da seme donato e della nascita del bimbo/a, debbano inviare i dati della coppia, del figlio e del donatore utilizzato alle suddette persone dell’Ufficio che li conserverà con la massima riservatezza per 80 anni.
Se vi sarà la richiesta l’Ufficio cercherà d’informarne il donatore, se è possibile rintracciarlo, chiedendogli se è d’accordo o meno d’incontrare l’interessato che potrà comunque, se insiste anche senza conoscenza personale, aver accesso ai dati identificanti il donatore.
Il richiedente verrà comunque informato che il donatore ha diritto di riservatezza e che verso di lui non si possono far valere responsabilità legali, genetiche, di filiazione o altre.
Abbiamo avuto dei colloqui con pochi adolescenti a conoscenza dell’eterologa e rivisto tante coppie, sovente con i bimbi, che tornavano al centro in quanto desideravano averne altri.
Da questi incontri non emergevano problemi particolari ed i genitori erano molto felici dei loro bimbi e della scelta dell’eterologa ed i bimbi dimostravano un buon sviluppo fisico-intellettivo e soprattutto affettivo-relazionale con i genitori e parenti e così per alcuni adolescenti rivisti.
Da qualche anno rileviamo che circa 10% delle coppie che arrivano con la richiesta di una inseminazione eterologa sono orientate a rivelare la donazione al bimbo mentre prima solo 2-3% intendeva farlo; un 15-20% di altre coppie sono intenzionate a rivelarlo alla maggiore età del figlio;
70% delle coppie intende mantenere il segreto del donatore al figlio e le motivazioni addotte sono soprattutto il non volergli creare problemi e confusione tra la paternità genetica e quella sociale, affettiva, riconosciuta perché “è il nostro, è mio figlio e quindi perché dirglielo?”
O il proteggerlo da eventuali discriminazioni familiari e/o sociali in quanto considerato figlio non geneticamente del padre.
Dietro però queste motivazioni di opportunità psicologica verso il figlio sovente si nasconde il bisogno di tenere occultata la sterilità maschile, soprattutto ma non solo da parte dell’uomo, che teme stigmatizzazioni familiari e sociali per l’infertilità e nutre la paura che il figlio possa rimetterlo in discussione e rifiutarlo come padre.
Ma sarebbe psicologicamente più indicato rivelare al figlio che è stato generato con seme donato (od ovodonazione ) o mantenere il segreto?
In linea di principio il segreto (tutti i segreti?) ha (hanno) una implicita dose di “velenosità” e di rischio e soprattutto quelli che sono legati alla generazione ed alla trasmissione generazionale.
E quindi sarebbe meglio che ci fosse una rivelazione al momento opportuno, graduale, chiara, che evita i non detti, le incomprensioni ed i rischi che magari possa scappare di dire qualcosa che squarcia il segreto in momenti di rabbia, di ira e di conflitto e con le conseguenze nefaste che ciò può produrre nel bimbo, adolescente, giovane che ascolta e subisce.
Credo però che esista anche un diritto al segreto, inviolabile, che nessuno ci può obbligare a svelare.
“Tra il dire ed il fare c’è di mezzo…" ed infatti penso che sia più importante il come si dice o come può essere tenuto il segreto perché sia una rivelazione motivata dall’angoscia e dal senso di colpa, sia un segreto ordinato dalla paura possano avere effetti negativi.
Credo che sia importante soprattutto la qualità dell’elaborazione individuale e di coppia sia di voler mantenere il segreto che di rivelare come si è stato concepito.
Ritengo che una certa plasticità psicologica e dialogica su questi aspetti e non le rigidità siano aspetti favorevoli, così come la certezza di aver fatto una scelta d’amore che si concretizza quotidianamente nella relazione col figlio.
Abbiamo però il 40% delle coppie che hanno rivelato ad altri che faranno ricorso ad un donatore; spesso è stato detto ad alcuni stretti familiari che si ritiene mantengano il segreto che è quindi circoscritto; in altri casi la rivelazione è più allargata, fratelli, sorelle, cognati/e, amici ed allora vi è un notevole rischio che qualcosa possa essere detto un domani da queste persone ed in questi casi consigliamo ed indichiamo vivamente alla coppia di rivelarlo al bimbo, facendosi aiutare psicologicamente.
Per quanto riguarda la domanda mio figlio ci ringrazierà o ci odierà per come lo abbiamo concepito? penso che, al di là del come che è sicuramente importante, sia soprattutto fondamentale per il bimbo sentire l’intensità e la qualità del desiderio d’averlo voluto concepire ed allevare poi con amore e passione e nonostante l’infertilità.
Qualsiasi figlio nutre, durante il suo sviluppo, consciamente ed inconsciamente sentimenti di gratitudine, di amore ed all’opposto di aggressività, rabbia ed a volte odio verso i genitori che lo allevano e questo fa parte del naturale processo di crescita affettiva e d’individuazione che ogni persona compie.
Soprattutto nella lunga, complessa e travagliata fase dell’adolescenza i comportamenti ed atteggiamenti aggressivi, trasgressivi e provocatori dei ragazzi/e verso i genitori, verso le regole e la società in generale esprimono il loro bisogno di autonomia, di distanziamento e di ricerca di sé ma anche e soprattutto la ricerca-conferma-bisogno di un contenimento sicurizzante, di una comprensione amorevole, coerente ed autorevole da parte dei genitori; persiste inoltre nei ragazzi il bisogno-desiderio di continuare a percepire, a vedere ed a sperimentare il variegato giuoco d’integrazione e contrapposizione dei ruoli genitoriali e filiali; ma anche continuare a verificare che c’è il riconoscimento di una funzione paterna che deve essere vissuta in modo coerente, “vero” ed anzitutto legittimata nel suo posto dal desiderio e comportamento materno.
Credo infine che sia importante che ogni figlio dalla nascita in poi possa “alimentarsi e respirare” un clima familiare dove gli elementi di seduzione, di amore, di eros e di progettualità sono presenti nella relazione fra i genitori e negli scambi affettivi-educativi che questi hanno con lui.
Il figlio ha bisogno di sentirsi frutto di un desiderio di amore e riconosciuto così durante la crescita per sviluppare ed integrare un positivo mondo affettivo interno e relazionale che sono le fondamenta per la sicurezza di base e per la propria identità.
Se così è, non credo che la conosciuta o meno parentesi del come, del gesto tecnico di una inseminazione di seme donato, di uno spermatozoo estraneo, possa inficiare la potenza e la consistenza dei legami affettivi e della gratitudine verso i genitori che lo hanno voluto e riconosciuto come loro bimbo."
Consulenza tratta dal forum "Psicologo PMA", del Dott. Giovanni Micioni - psicologo-psicoterapeuta, d'indirizzo psicoanalitico e con specializzazione in sessuologia, presso il Centro Cantonale di Fertilità dell'Ospedale regionale di Locarno.
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Suggerimento di lettura tematica per genitori e figli "Mamma, raccontami come sono nato" Casa Editrice Mammeonline
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A cura della Redazione Mammeonline