La creatività è un fenomeno vasto e complesso citato già nell’antica Grecia, e soprattutto dai primi anni del novecento è stata oggetto di approfondimenti da parte di importanti studiosi, pedagogisti e psicologi. La parola creatività deriva da “kerè”, termine di origine indoeuropea che significa “crescere”, quindi in relazione all’etimologia l’attività creativa dovrebbe favorire una crescita della persona che la attua.

Oggigiorno tuttavia esistono ancora molteplici interpretazioni su cosa effettivamente sia la creatività (Antonietti e Pizzingrilli, 2009), che variano in relazione al contesto in cui è considerata;  creatività come  atteggiamento, cioè una modalità di porsi in relazione con l’ambiente; creatività come particolare predisposizione personale; creatività come nuova ricombinazione di informazioni acquisite da esperienze precedenti.

In relazione a quest’ultima interpretazione Mecacci (2010) identifica la creatività come un elaborato processo di ristrutturazione delle conoscenze di ogni persona, dipendenti dal contesto ambientale e sociale. Vygotskij (2010) - famosissimo psicologo sovietico impegnato nell’ambito psicopedagogico - afferma che fin dall’infanzia il cervello non solo conserva e riproduce le esperienze personali esperite nel corso della vita, ma rielabora attivamente e in modo creativo le informazioni acquisite dando origine a nuove situazioni e comportamenti.

L’attività creativa permette alla persona di creare qualcosa di nuovo trasformando il proprio presente ed è strettamente relazionata all’immaginazione o fantasia. L’idea comune è che la fantasia riguardi tutto ciò che è irreale e che quindi non possa avere un’applicazione concreta nella vita di tutti i giorni.

Vygotskij spiega come invece l’immaginazione o fantasia sia alla base di qualsiasi attività creativa: infatti tutto ciò che una persona riesce a creare è una conseguenza della sua immaginazione, la quale combina in nuove modalità le informazioni derivanti dall’esperienza personale.

È comune pensare che la creatività sia una dote di pochi individui, produttori di opere non convenzionali; ma la creatività secondo l’autore “sussiste di fatto non solo dove realizza insigni, storiche creazioni, ma dovunque c’è un uomo che immagina, combina, modifica e realizza qualcosa di nuovo, anche se questo qualcosa di nuovo possa apparire un granello minuscolo in confronto alle creazioni dei geni” (Vygotskij, 2010). Identificare la creatività così come proposta da Vygotskij permette di riflettere su come questa sia fondamentale nella vita di ogni individuo e si manifesti già durante i primi anni dell’infanzia, evolvendosi progressivamente da forme semplici ad altre sempre più complesse in relazione allo sviluppo dell’individuo.

Le prime forme di creatività trovano espressione soprattutto nel disegno, attraverso numerosi stadi in cui questo si evolve, e nel gioco considerato un fattore di sviluppo essenziale durante l’età infantile e forma di esperienza comunicativa emotiva e di azione che permette di trasformare la propria realtà (Baumgartner, 2002).

Vygotskij spiega che nel gioco simbolico in particolare (es. il bambino usa un mattone facendo finta di parlare al telefono) il bambino riprende avvenimenti reali di cui ha precedentemente fatto esperienza, ma li rielabora creativamente costruendo da sé una nuova realtà che soddisfa le sue specifiche esigenze e i suoi interessi personali propri di quel momento di vita.

Secondo l’autore più il bambino fa esperienze con molteplici situazioni, avvenimenti, materiali e maggiore è la probabilità che emergano originali prodotti creativi.

Con il passare degli anni, ormai in età scolare, il bambino abbandona progressivamente il gioco e il disegno venendo sempre più coinvolto in una nuova forma creativa detta verbale o letteraria, che ha il suo sviluppo massimo in adolescenza.

In questo periodo sono già state vissute numerose esperienze, l’emotività è spiccata e vi è una buona capacità di analizzare le relazioni umane in differenti contesti per riuscire ad elaborare ed esprimere a parole il proprio punto di vista (Solovev, 1927).

 

È possibile educare alla creatività?

Nonostante le differenze riscontrate le molteplici interpretazioni concordano nell’affermare che la creatività è una capacità comune a tutte le persone, non una dote particolare (es. Vygotskij, 2010; Dewey, 1917; Maslow, 1972), perciò la creatività può essere adeguatamente insegnata (Sternberg, 2005), educata ed incrementata già dalla nascita affinché possa esprimersi.

Ciò è molto importante poiché fin da bambini le attività finalizzate a sostenere e sviluppare la creatività sono funzionali ad uno sviluppo armonico delle proprie potenzialità e possono risultare utili anche in presenza di difficoltà cognitive o relazionali (Antonietti e Pizzingrilli, 2009).

Già durante l’infanzia nel contesto famigliare è importante supportare lo sviluppo della creatività del bambino lasciandolo osservare il mondo che lo circonda, manipolare ed interagire con gli oggetti, incuriosirsi, applicarsi in piccoli problemi per trovare soluzioni innovative, fare esperienze diverse nel suo ambiente, sperimentarsi in varie attività spontanee importanti come il gioco libero, il disegno e il movimento all’aria aperta.

Come riportato in “Le dimensioni della creatività” (Rosati, Bazzocchi e Serio, 2004) con l’inizio della scolarità il bambino sembra essere incline ad avere una sorta di stasi di produzione nell’attività creativa poiché l’organizzazione della scuola tenderebbe ad indirizzarlo soprattutto verso un tipo di pensiero più organizzato e strutturato su regole; è quindi un obiettivo importante dell’educazione anche didattica cercare di favorire il più possibile la creatività personale tramite le diverse esperienze, la curiosità, l’utilizzo di molteplici materiali, le attività interattive e la richiesta di sperimentare, elaborare e concretizzare idee e progetti.

Foto di Maria Montessori con una bimbaLa stessa Maria Montessori (1935) identifica come aspetto didattico essenziale lo “svolgimento delle manifestazioni spontanee e della vivacità individuale del bambino”. La creatività inoltre si sviluppa appieno quando la persona si adopera, solitamente in un’area preferita (musica, cucina, disegno…), per un piacere personale non imposto e quindi la motivazione è un fattore importante da sostenere in relazione all’attività creativa.

Infine è importante ricordare che in relazione alla creatività i momenti di noia sono fondamentali durante tutta l’infanzia, nonostante questa faccia inizialmente provare una sensazione spiacevole e di vuoto dovuta all’assenza di stimoli interessanti (Rossi, 2016).

La noia permette al bambino di attivarsi, è uno slancio motivazionale che comunica a quest’ultimo di dover cambiare l’obiettivo perché non sta facendo ciò che lo interessa davvero (Elpidorou, 2014).

A tale proposito la ricercatrice Teresa Belton con i suoi studi spiega che la noia dovrebbe essere riconosciuta come un’emozione fondamentale nell’apprendimento e nello sviluppo della creatività (Belton – Priyadharshini, 2007) ed esorta tutti coloro che si occupano di bambini di non fornire costantemente stimoli ed attività strutturate, ma far sì che i bambini abbiano spesso anche del tempo libero per poter conoscere la noia, apprezzarla e creare qualcosa di sorprendente.

 

Fonti di riferimento:

  • Antonietti A., Pizzingrilli P. (2009). Come sviluppare la creatività nei bambini: le indicazioni di un programma di ricerca, Synergies Europe n. 4, pp. 151- 166.
  • Belton T., Priyadharshini E. (2007). Boredom and schooling: a cross-disciplinary exploration, Cambridge Journal of Education, 37(4), 579-595.
  • Dewey J. (1917). Intelligenza creativa, La Nuova Italia, Firenze.
  • Elpidorou A. (2014). The bright side of bordo, Frontiers in Psychology, 5, 365-371. Baumgartner E. (2002). Il gioco dei bambini, Carocci editore S.P.a., Roma.
  • Maslow A.H. (1972). La creatività dell’individuo che realizza il proprio io, in Anderson H.H (1972), La creatività e le sue prospettive, La Scuola, Brescia.
  • Mecacci L. (2010). Prefazione di Immaginazione e creatività nell’età infantile, Editori Riuniti university press, Roma.
  • Montessori, M. (1935). Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini, Editore Succ. Di Loescher & C, Roma.
  • Rosati L., Bazzocchi L. e Serio N. (2004). Le dimensioni della creatività, Armando Editore, Roma.
  • Rossi, R. (2016). Noia: i significati della noia. La perdita di senso fra difesa e trasformazione. In Collana Temenos, Geografia delle emozioni, pp. 181-213, Casa Editrice Persiani, Bologna.
  • Solovev I.M. (1927). Literaturnoe tvorcestvo i jazyk detej skolnogo vozrasta (Creazione letteraria e linguaggio dei bambini in età scolare), Mosca- Leningrado.
  • Sternberg, R.J. (2005). The theory of Successful Intelligence, Interamerican Journal of Psychology, 39(2), 189-202. Vygotskij L. (2010). Immaginazione e creatività nell’età infantile, Editori Riuniti university press, Roma.

Ritratto di Chiara Alberton

Posted by Chiara Alberton

Mi chiamo Chiara Alberton e sono una giovane psicologa residente in provincia di Treviso, Veneto. La mia passione per la psicologia è sempre stata presente fin da piccola e grazie agli studi universitari e ai numerosi tirocini effettuati presso centri specializzati e reparti ospedalieri ho potuto fare esperienza diretta con molte realtà differenti. Negli anni universitari ho scelto di approfondire soprattutto la psicologia cognitiva e la psicologia dell’età evolutiva, che riguarda i bambini e i giovani adulti. Conclusa l’università ho conseguito l’abilitazione per poter operare come operatrice di training autogeno somatico e  ho lavorato come tutor dell’apprendimento anche con bambini con DSA; tale esperienza mi ha condotta a perfezionarmi nella psicopatologia dell’apprendimento con un master universitario di II livello al fine di poter sostenere al meglio i bambini con difficoltà di apprendimento e le loro famiglie.

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