A Zurigo i cantieri non finiscono mai, per la gioia suprema di mio figlio che, non appena arrivati in Svizzera, non ancora treenne, mi sfiniva con lunghissime giornate trascorse appena al di là delle transenne per ore infinite. E dove i protagonisti assoluti erano tutti i possibili tipi e modelli di ruspe gialle, gli operai col caschetto e i martelli pneumatici per il sommo godimento delle mie orecchie.
Sono passati due anni, lui è cresciuto, ma la sua passione per i “Baustelle” non si è minimamente affievolita (la foto di questo post è solo di qualche settimana fa), così come quella dell’amministrazione zurighese per i lavori stradali. Il settore edile è trainante da queste parti, ci sono interi quartieri in fase di totale ristrutturazione, vecchi palazzi abbattuti e nuovi costruiti a tempo di record. Dalla finestra del nostro soggiorno contavo quest’inverno ben 13 gru in azione e oggi solo qualcuna meno per lavori già ultimati. Con l’arrivo della “bella stagione”, però, non sono solo le nuove case a farla da padrone, ma soprattutto i lavori di rinnovamento di strade e vecchie condutture. A me oggettivamente il tutto pare a tratti ossessivo (ed eccessivo): non si conta più una strada priva di un piccolo o grande cantiere, i lavori in corso sono ovunque, con deviazioni di traffico sia privato che di mezzi pubblici e anche in pieno centro ci sono isolati in cui ormai sembra sia scoppiata una guerra, più che un’ondata di rinnovamento forzato.
In realtà, pare che le più recondite ragioni di tale operosità compulsiva siano dovute, non soltanto al perfezionismo tipico di questa latitudine, per il quale, giustamente, tutto ciò che è “di tutti” deve essere sempre più efficiente possibile, ma anche per una neppure tanto velata volontà di sostenere un’economia locale che, per ora, non parrebbe avere bisogno di particolari aiuti, ma dove è considerata una priorità dare lavoro a più persone possibili, così che queste possano guadagnare adeguatamente e, di conseguenza, spendere per prevenire la temuta crisi che stringe, ormai da tempo, il resto dell’Europa.