Il bosco di Mila, un thriller tutto italiano che vi catturerà perché ha tutti gli ingredienti per appassionarvi. Il rapimento di una bambina la notte di Santa Lucia, la Capo Commissario Vittoria Troisi, una donna complessa, che nasconde sofferenza e anche un insolito dono, un dono non richiesto ma presente e importante nella trama del romanzo, l'incontro con il Lama che le darà la chiave per arrivare a conoscere se stessa anche se, il come, lo scopriremo forse nel prossimo libro.
Mi ha colpita moltissimo perché è un romanzo che, pur affrontando temi che terrorizzano noi madri, come il rapimento di una figlia e la morte di una sua compagna di scuola, non è mai angosciante. Il racconto, in un certo qual modo, è quasi sempre "protettivo" nei confronti di Mila. Questa serenità è probabilmente veicolata dal "sentire" della Dott.ssa Troisi che, nonostante i giorni e le settimane che passano dal rapimento, vive la sua indagine con la precisa sensazione che Mila è viva.
E' come entrare in un episodio di una bella serie tv ed è così evocativo e ben descritto che la fantasia sopperisce alla mancanza delle immagini. Non puoi lasciarlo finché non lo finisci.
Ti lascia con il desiderio di leggere il prossimo libro ovvero vedere il prossimo episodio di questa appassionante serie.
Perché, ne sono certa, la Commissaria Vittoria Troisi non ha nulla da invidiare al suo più famoso collega Montalbano e spero che possa diventare presto una bella storia tutta italiana da raccontare anche in tv.
Ho la grande gioia di incontrare Irma Cantoni, l'autrice di questo bel romanzo e di poterle porre alcune domande.
- Gentile Irma, quando si scopre "scrittrice" di romanzi e, in particolare, di thriller?
Scrivo da circa dieci anni, quindi da poco, ma avevo molto da scoprire nella vita, soprattutto leggere. Leggo di tutto con meraviglia, perfino il foglietto delle istruzioni, insegne, epigrafi, ogni segno grafico mi attrae. La scelta del genere? il thriller mi permette di trattare qualsiasi problematica sociale e nello stesso tempo di trovare soluzione ai misteri di una trama complessa. È un tipo di letteratura che oggi ha molte sfumature, fino a diventare romanzo sociale.
- Come si supera il blocco del foglio bianco, la prima volta che si pensa "Sì, scriverò un libro"?
A dire il vero, non l’ho mai pensato. Una notte ho sognato che un libro davanti ai miei occhi si apriva e che lettere dorate e di foggia strana, tutte arzigogolate, sfolgoranti, cadevano dentro di me. Al risveglio, ideona: devo imparare il sanscrito e tradurre testi antichi! Poi ho capito che il messaggio inconscio era invece mettermi a scrivere, raccontare storie. Ah, il sanscrito non sono riuscita a impararlo. Davvero difficile. (Ride)
- Come nasce il personaggio di Vittoria Troisi?
Nasce dalla mia esperienza di bresciana che girovagava per Roma. Ho vissuto nella capitale per quattro anni meravigliosi, e in modo bonario e umoristico mi si punzecchiava per l’accento o i modi di fare, così ho pensato di creare un personaggio, Vittoria Troisi, romana di nascita e vita, che viene catapultata in una città del nord. Volevo parlare delle differenze culturali e delle bellezze che ci uniscono. È un processo di scrittura, a volte umoristico, che non avviene attraverso una mera contabilità di fatti e vicende, ma con immagini che nascono tra chi scrive e chi legge.
- Dalla sua storia personale ha preso molti ingredienti: il territorio in cui lei nasce e vive, Brescia, in cui viene ambientato questo romanzo e il suo percorso buddista. Quanto di lei ancora possiamo trovare nel personaggio principale?
Non sono così determinata e forte come Vittoria Troisi, mi vedo più nelle sue fragilità emotive. Un suo lato che forse è parte di me è la sua visionarietà, anche se io non ho come lei un alter ego che mi soccorre dall’aldilà. E poi mi rallegra quando “medita”. Ha imparato durante un corso di due giorni full immersion, e perfino un grande Lama, a un certo punto, le dice con spirito: mm, due giorni? Io medito da tutta la vita e non ho ancora imparato... Il punto è che lei ignora le mete o gli effetti del meditare, fra cui generare altruismo, eppure, in un certo senso, avviene un suo aiuto nel mondo.
- La so molto sensibile al tema della violenza sulle donne e sul femminicidio. Cosa possiamo fare, ognuno di noi, per riuscire a cambiare la percezione ostile verso le donne?
Questa è una domanda tremenda, evoca mortificazione, esclusione. Ancora oggi non tutte hanno la fortuna di avere accanto uomini consapevoli, pronti in modo paritario a danzare la vita tra gioie e dolori. Penso che, per chi ci è ostile, le donne diventino il riflesso distorto di uno specchio. Gli uomini furiosi verso le donne si specchiano in una subcultura e vedono mostri da eliminare, se stessi. Se ripulissero la polvere che hanno sugli occhi, vedrebbero invece armonia. Il problema non è nello specchio, è nei loro occhi senza rispetto per se stessi. Come ripulire quegli occhi? Per prima cosa è un loro processo personale – sempre che il contesto sociale non sia del tutto sfavorevole –, ma in parte dipende anche dall’avvio sincero di un’educazione paritaria verso figlie e figli, poi scolare e scolari, infine studentesse e studenti. Nel frattempo chi vive purtroppo accanto alla violenza maschile deve rifiutarsi di fare da specchio distorto, deve cercare aiuto e allontanarsi. Subito.
- Quale sarebbe il suggerimento di un Lama se, come Vittoria Troisi, avessimo la fortuna di potergli porre direttamente questa domanda?
So come risponderebbe perché io stessa l’avevo chiesto molto tempo fa. La risposta piena di saggezza fu: “Se la terra del mondo risulta piena di rovi e spine, si possono calzare scarpe di ferro per attraversarla”. Educare figlie e figli nell’eguaglianza dei diritti è come dar loro un bel paio di scarpe di ferro in un mondo che non è sempre pronto.
Posso aggiungere una considerazione?
- Certo!
Nel suo bellissimo sito Mammeonline ho letto dell’associazione Cuore di maglia per la degenza negli ospedali di bambini soli, prematuri o dei loro genitori. A me piace moltissimo regalare a ogni Natale degli scaldacollo fatti da me per gli amici, e due anni fa, grazie a questa mia smania dei ferri circolari, ho potuto partecipare a Viva Vittoria, un’iniziativa di beneficenza bresciana con la creazione di ben cinquemila coperte per una nobile causa: “Ribadire che le donne possono ribellarsi alla violenza e diventare artefici del loro destino”.
Diciamoci la verità, la mia copertina non era un granché, però le volontarie di Viva Vittoria l’avevano depositata con delicatezza tra le altre, magnifiche, come fosse un tesoro prezioso! Che donne.
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La notte di Santa Lucia è la più lunga dell’anno, una notte magica di trepidante attesa in tutte le case di Brescia per l’arrivo dei doni che anticipano il Natale. Nella villa dei Morlupo tutto tace, le luci sono spente, nessuno attende regali, ma notizie della piccola Mila, scomparsa quella mattina nel bosco di Mompiano. Le ricerche delle forze dell’ordine e dei volontari che setacciano la zona non si fermano neanche al calar del buio: i Morlupo sono una delle famiglie più ricche e influenti della città. A complicare le cose la scoperta della scomparsa di un’altra compagna di classe di Mila.Un intrico di voci, verità sussurrate e silenzi ostili in tutti gli ambienti cittadini fanno temere il peggio.
La capo commissario Vittoria Troisi è riluttante ad accettare le indagini, ma la delicatezza del caso richiede la sua esperienza. In quella ricca città di provincia del Nord è stata trasferita solo l’estate prima da Roma, per riprendersi da un brutto incidente e curare le ferite che ancora si porta addosso. Accompagnata dal giovane agente del posto Mirko Rota, dal suo angelo custode rimasto nella capitale e dai fantasmi che non la abbandonano, Vittoria Troisi si trova a rimestare tra torbide relazioni familiari, vendette e rancori mai sopiti che risalgono agli anni di piombo e ancora più indietro fino all’epilogo della Seconda guerra mondiale.
Un’avventura umana e investigativa nella quale gli ingredienti che hanno fatto il successo del giallo italiano sono combinati in un thriller originale e sorprendente.
Irma Cantoni è nata a Brescia, dove vive tuttora dopo un periodo di quattro anni a Roma. Da oltre vent’anni segue il percorso meditativo della scuola buddhista Karma Kagyu e dal 2006 ha contribuito alla pubblicazione di diversi saggi sulla pratica buddhista e su bioenergetica e naturopatia. Ha esordito nella narrativa con i racconti lunghi La regina degli Stati Uniti (premiato al concorso Penna d’Autore Torino) e Il cartomante, dove compare per la prima volta la commissaria Vittoria Troisi, protagonista delle indagini di Il bosco di Mila.
Irma Cantoni
LibroMania