Quando si dice fiuto, si dice cane e cioè il re dell’olfatto. Il nostro amico a quattro zampe è tutto ciò che c’è intorno al suo naso; lui è in grado di distinguere una sola molecola di una sostanza su milioni.
La sua mucosa olfattoria ha una superficie totale di circa 150 cmq e 250 milioni di recettori olfattivi in base alla mole e razza (noi umani ne possediamo solo 5 miseri milioni). Annusare per Fido equivale a leggere il giornale per noi e quando lo fa sta raccogliendo informazioni su chi ha lasciato quella traccia. Capirà subito se quell’animale è un maschio o una femmina, se era dominante o no, giovane o anziano, sano o malato.
Un cane può riconoscere l’odore della selvaggina fino a 200 – 300 metri di distanza, e quello dell’uomo anche a 400 – 500 metri. Il nostro beniamino può diventare sordo, cieco, o senza un arto e la sua vita continuerà ad essere pressoché normale e dignitosa, ma se per un qualsiasi motivo perdesse il suo fiuto, sarebbe praticamente menomato.
Il suo mondo è tutto capovolto rispetto al nostro modo di vivere. Per noi i sensi più importanti sono nell’ordine: vista, udito, olfatto; per lui invece: olfatto, udito, vista.
Capita spesso di visitare in ambulatorio cani anziani praticamente ciechi; nel loro ambiente, invece, è come se ci vedessero perché riescono a crearsi una pista olfattiva che li conduce nei posti familiari.
E’ per questo motivo che negli ultimi anni tanti ricercatori nel mondo stanno cercando di sfruttare e studiare questo dono fantastico che hanno i cani, soprattutto alcune razze.
Non molto tempo la Sala Affreschi della Provincia di Milano, è stata sede dell’incontro dal titolo “
Il fiuto del cane al servizio della medicina, una speranza per il futuro”. In questo convegno è stato presentato il progetto di
Medical Detection Dogs Italia Onlus (Mddi Onlus), associazione senza fini di lucro che sostiene la ricerca scientifica medica sull’impiego dell’olfatto del cane per il rilevamento di malattie.
L'acuto olfatto dei cani infatti, oltre a trovare persone scomparse, droghe, tartufi e fiutare il pericolo, è in grado di sentire la 'puzza' di eventuali cellule tumorali. Capacità ovviamente preclusa all'uomo.
Mddi punta, salvando animali abbandonati e destinati a una fine tragica o a una vita di randagismo, a formare ed educare ‘cani detective’ rendendoli capaci, attraverso il loro fiuto, di rilevare le crisi legate a diverse patologie metaboliche come, per il momento: diabete, narcolessia, morbo di Addison, tumori dell’intestino, prostata, polmoni e seno.
I risultati saranno poi elaborati da un'equipe di medici, biologi e veterinari. E’ recente la notizia che in Giappone un Labrador Retriever addestrato è stato in grado di captare i tumori intestinali tramite l’odorato.
In una ricerca pubblicata sulla rivista medica GUT, Il Dottor Hideto Sonodo ed il suo team hanno raccolto dei campioni di feci provenienti da pazienti affetti da tumore colonrettale e quattro campioni da pazienti sani. Trentasette volte su trentotto, il Labrador Retriever addestrato è riuscito ad identificare il campione dei pazienti affetti da cancro. E non solo; nei test dell’alito, il cane ha identificato correttamente i pazienti ammalati, trentatré volte su trentasei.
Ma allora, la domanda nasce spontanea, è possibile che fra un po’ di tempo alcuni cani preparati e addestrati a questa mansione frequenteranno le corsie degli ospedali e i laboratori di analisi? Probabilmente sì. In un futuro non poi così lontano, dottori a quattro zampe affiancheranno medici umani aiutandoli nelle diagnosi precoci evitando eccessive medicalizzazioni, in molti casi l’ospedalizzazione e crisi anche potenzialmente mortali. E’ proprio vero che gli animali non smetteranno mai di stupirci e chissà quali altre piacevoli sorprese ci serberanno col tempo.