Sulla questione dell'allattamento al seno si dice, scrive, legge di tutto e di più. Oggi vanno per la maggiore le ostetriche, le puericultrici (e le mamme) oltranziste dell’allattamento al seno. Non mancano le reti di supporto, le dispensatrici di consigli teorici e pratici, addirittura i tutorial on line.
Però, poi, in ospedale e a casa, ogni mamma si trova “tetta a tetta” con la questione e non sempre manuali, consigli, doule, tisane, pazienza e buona volontà sono sufficienti a raggiungere i risultati sperati.
Non starò qui a fare poi la disamina di tutte le casistiche possibili, vorrei solo sottolineare che, con i gemelli, tutto è un po’ più difficile. Conosco mamme che sono riuscite ad allattare al seno tre gemelli e mamme che, con due, l’anno fatto, ma ricordano quello come il periodo peggiore della loro vita. Ci sono mamme che hanno comprato il tiralatte e l'hanno venduto dopo un mese perché non c'era più latte, e altre mamme che l'hanno comprato e mai usato perché tutto ha funzionato a meraviglia. Ci sono i bimbi troppo piccoli che non si attaccano al capezzolo, quelli che non ne hanno mai abbastanza, quelli che starebbero tutto il giorno a ciucciare, ma dopo un po’ devono lasciare il posto al fratello. La casistica delle difficoltà incontrate per l’allattamento, quindi, raddoppia. Senza contare i tempi: nei primi mesi, fornire 16 pasti al giorno, di durata e con ritmi imprevedibili è, evidentemente, molto impegnativo.
Insomma, a me è andata così. Ci ho provato.
Con il principino che non ne voleva sapere di attaccarsi al seno senza para-capezzolo e la principessa che si addormentava senza aver mai mangiato abbastanza. Per quaranta giorni ho tirato il latte (di giorno per averlo pronto la notte) e preparato giunte su giunte di latte artificiale. Insomma non abbiamo mai ingranato. E poi c’erano pure le coliche del maschietto a complicare la vita di tutto il parentado. Non credo che ci sia una formula magica per l’allattamento e neanche regole, consigli, istruzioni valide per tutti.
Per le mamme di gemelli, però, c’è la mitica posizione rugby. Lascio che sia l’immagine di un bravo vignettista cuneese, Danilo Paparelli, a descriverla. Io l’ho provata seguendo le istruzioni verbali che accompagnavano il disegno nell’opuscolo che mi è stato fornito in ospedale. Abbiamo foto che documentano l’esperimento che non si è più ripetuto per scarso impegno sportivo della mamma, ma anche poca collaborazione da parte dei pupetti.
Quello che mi è rimasto della mia esperienza di allattamento al seno è: bene provarci, ma inutile fasciarsi la testa se non ci si riesce (ci sono anche alcuni studi scientifici che, spiegando che in alcuni casi i benefici dell’allattamento al seno sono stati un po’ troppo sopravvalutati, possono sollevare un po’ le mamme “sconfitte”).
Illustrazione della posizione rugby, di Danilo Paparelli
Tra i vantaggi, un po’ egoisti, dell’allattamento artificiale, poi, c’è quello che qualcuno di quei 16 biberon giornalieri può essere somministrato da chiunque, papà, nonna, tata concedendo alla mamma un po’ di meritato riposo.
[Nota di redazione: per le future mamme di gemelli, segnaliamo anche questa testimonianza sull'allattamento dei gemelli]