Gli acidi grassi sono composti appartenenti alla classe dei lipidi e svolgono importanti funzioni strutturali, energetiche e metaboliche nelle cellule dei mammiferi e nell’uomo;  una buona parte di quelli presenti nei mammiferi sono di origine dietetica, ovvero vengono assimilati dai grassi ingeriti dall’alimentazione, (olio, burro, carni, formaggi, ecc.) in prevalenza sotto forma di trigliceridi, mentre in parte vengono sintetizzati dall’organismo fondamentalmente a livello del fegato e anche,  seppur in quantità minore, in altri organi o cellule, quali il sistema nervoso centrale, le piastrine e le cellule muscolari.

Gli acidi grassi che non sono sintetizzabili dall’organismo vengono detti “essenziali”; al pari di alcuni aminoacidi e del resto come tutte le vitamine,  e sono generalmente suddivisi in due classi, ω-3 ed ω-6, a seconda della posizione del loro primo doppio legame nella porzione alchilica della molecola  di acido grasso.

L’acido linoleico (LA) (18:3 ω-3) e l’acido α-linolenico(a-LN) (18:2 ω-6) , rispettivamente precursori degli acidi grassi ω-6 ed ω-3, sono chiamati appunto acidi grassi essenziali (EFA), in quanto l’organismo umano non è in grado di sintetizzarli da altri acidi grassi, definibili come acidi grassi polinsaturi o  PUFA (presentano più doppi legami nella catena), a catena molto lunga (siglati talvolta come VLCFA) poichè costituiti da 20 atomi di carbonio in poi (C18, C20 e C22) e sono più comunemente presenti in grandi quantità in alcuni alcune specie ittiche.

L’Acido Arachidonico (AA) (20: 4 n-6), un membro della serie PUFA ω-6, è un'altra fonte importante delle prostaglandine (PG), importanti mediatori fisiologici, mentre l'acido eicosapentaenoico (EPA) (20: 5 ω-3) e l’acido docosaesaenoico (DHA) (22 ω-3) sono detti PUFA ω-3 o semplicemente Acidi Grassi Omega-3  e come tali derivano appunto dal precursore di questa serie che è l’acido α-linolenico.

Gli acidi grassi ω-6 ed ω-3 sono componenti fondamentali delle membrane plasmatiche  cellulari e rappresentano le uniche fonti per la produzione metabolica di importanti PUFA a catena più lunga, gli Eicosanoidi , potenti mediatori di numerose reazioni cellulari, tra cui si annoverano le prostaglandine, i trombossani e i leucotrieni, che hanno un ruolo fisiopatologico cruciale nei processi di infiammazione, febbre, dolore,  trombosi, e allergia, solo per citarne i principali, come del resto anche un ruolo preventivo e antagonistico circa i processi suddetti. 

Prostaglandine, trombossani e leucotrieni derivano tutti dal metabolismo degli acidi grassi ω-6 ed ω-3 attraverso reazioni catalizzate dagli enzimi ciclossigenasi e lipossigenasi.

Una caratteristica fondamentale degli acidi grassi della serie ω-6 ed ω-3 è il fatto che essi seguono vie  metaboliche totalmente distinte, che si traduce nel fatto che un acido grasso ω-3 non può essere trasformato in un acido grasso ω-6 e viceversa.

Invece è possibile che gli acidi grassi di entrambi i tipi possano essere allungati (aumento del numero di atomi di carbonio mediante un enzima chiamato appunto elongasi) e desaturati (aumento del numero di doppi legami previa l’enzima desaturasi, di cui l’essere umano è carente) attraverso processi catalizzati dagli stessi enzimi, il che porta alla conclusione che le due serie  di acidi grassi polinsaturi ω-6 ed ω-3 competono per lo stesso sistema enzimatico.

Le diete che sono particolarmente ricche di acidi grassi omega-6 producono  eicosanoidi potenti a carattere infiammatorio e immunosoppressorio, mentre diete con un apporto più equilibrato di omega-3 rispetto agli acidi grassi omega-6 risultano più salutistiche e preventive in chiave di patologie degenerative : tale rapporto omega 6/omega 3 dovrebbe essere al massimo 4 : 1 (ottimale, secondo recenti studi,  risulta essere 3 . 1) mentre spesso le diete occidentali registrano un rapporto di 15-20 : 1 ! !

Durante la gravidanza gli acidi grassi polinsaturi essenziali a catena lunga (VLC-PUFA) svolgono un ruolo importante come precursori di prostaglandine e come elementi strutturali delle membrane cellulari. Durante la gestazione, si verifica  l’accrescimento della membrana placentare e del tessuto fetale e di conseguenza la richiesta dei VLC PUFA per le donne incinte ed i loro feti in via di sviluppo risulta decisamente più elevata.

Due PUFA, l'acido arachidonico (AA) e acido docosaesaenoico (DHA), risultano fondamentali per la crescita e lo sviluppo del sistema nervoso centrale del feto e del neonato. L’ AA , incorporato nel fosfolipidi della membrana cellulare, è coinvolto sia nelle vie dei segnali biochimici da cellula e cellula che nella divisione cellulare, oltre che servire come un precursore infiammatorio per eicosanoidi, come prima citato.

La concentrazione di DHA è elevata nella retina e nei fosfolipidi costituenti le membrana delle cellule cerebrali e questo acido grasso essenziale è coinvolto nella funzione visiva e neurale come pure nel metabolismo dei neurotrasmettitore.

Nel campo dell'alimentazione perinatale, gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) dei gruppi omega-3 e omega-6 hanno guadagnato recente attenzione per le loro importanti funzioni nello sviluppo neuronale fetale e neonatale e a causa dei loro ruoli svolti nello sviluppo e controllo dell’infiammazione.

Durante l'ultimo trimestre, il feto matura circa 50 a 70 mg al giorno dell’ acido grasso omega- 3 DHA. Sia l’assunzione materna che le concentrazioni ematiche di DHA sono determinanti importanti della concentrazioni presenti nel sangue fetale di DHA; i bambini incorporano DHA nel sistema nervoso centrale fino a circa 18 mesi di età.

Sia il DHA che l’AA sembrano essere essenziali per lo sviluppo fetale del sistema nervoso centrale : tuttavia la relativamente scarsa assunzione di EPA accoppiata con l'elevato apporto di acido linoleico (che produce AA, acido grasso della serie PUFA ω-6, ovvero la via infiammatoria delle PG), può influenzare l'esito della gravidanza, alterando l'equilibrio degli eicosanoidi prodotti.

Una dieta ricca di acido linoleico produce un'abbondanza di AA,  come detto un precursore di potenti prostaglandine (PG),  come la PGE2 e PGF2α, nonché del vasocostrittore trombossano A2 (TX A2) : sia la PGE2 che la PGF2α sono strettamente associate con l'inizio del travaglio e con il parto pretermine, mentre il TX A2 è stato associato con la preeclampsia.

L’EPA invece è un precursore per la serie 3 delle PG e produce PGE3 e PGI3, che favoriscono il rilassamento del miometrio. 

Inoltre, sia EPA che il DHA competono per spiazzare l’AA nei fosfolipidi di membrana e quindi ridurre la produzione di serie 2 degli eicosanoidi  

Di conseguenza una dieta che fornisce un rapporto più basso fra acidi grassi omega-6 / omega-3 può essere molto importante per le donne incinte, come del resto i singoli livelli plasmatici assoluti di questi acidi grassi.

Inoltre, riguardo ai membri della serie omega-3, poiché solo una quota compresa tra  il 4 e l’11% di DHA è riconvertito ad EPA,  per le donne in gravidanza che assumono supplementi o  integratori solo a base di DHA, senza  EPA da sufficiente introito dietetico o integrato, ciò può alterare il giusto equilibrio degli eicosanoidi  e può anche limitare il trasporto e l'assorbimento di DHA nelle cellule fetali.

Gran parte dell'interesse circa l’assunzione di acidi grassi omega-3 in gravidanza ha avuto inizio nei primi anni '80, quando ricercatori danesi hanno appurato che le donne che vivono sulle isole Far Oer avevano partorito bambini di peso alla nascita maggiore di circa 200 g e con una gestazione mediamente più lunga di  4 giorni rispetto ai bambini nati in Danimarca. La dieta faroese aveva sostanzialmente più acidi grassi della serie omega-3 e acidi grassi omega-6 in meno rispetto alla dieta danese. Da questo studio, gli autori hanno teorizzato che una donna danese può modificare la sua dieta per aumentare il suo rapporto di questi acidi grassi nel sangue del 20% al fine di ottenere risultati analoghi alle donne faroesi.

In seguito al loro precedente lavoro epidemiologico, lo stesso gruppo danese ha eseguito uno studio in cui ha randomizzato donne in gravidanza alla settimana 30 di gestazione, somministrando loro rispettivamente un integratore di olio di pesce (acidi grassi omega-3 pari a 2,7 g, di cui 920 mg erano DHA), olio di oliva, o nessun supplemento . le donne del gruppo con olio di pesce ha avuto un periodo di gestazione di 4 giorni in più rispetto alle donne che avevano assunto o olio d'oliva o nessun supplemento. I bambini nati da donne del gruppo olio di pesce pesano 107 g in più alla nascita rispetto ai bambini nati da donne del gruppo di olio d'oliva e 43 g in più di quelli nati da quelle madri senza alcuna integrazione. La quantità supplementare di acidi grassi omega-3 alimentari usati in questo studio era più grande di una tipica dieta danese, che aveva fornito solo il 10% di questa quantità (cioè, 270 mg di acidi grassi omega-3). Così, è emerso che adeguate quantità di acidi grassi omega-3 devono essere consumate per influenzare positivamente la gestazione ed il peso del feto.

In un altro studio scandinavo, le donne in gravidanza norvegesi (n = 341), selezionate  tra le settimane gestazionali 17 e 19, sono state randomizzate per consumare gli acidi grassi omega-3 provenienti da olio di fegato di merluzzo (corrispondente a una quantità di acidi grassi omega-3 pari a 2632 mg al giorno, con 1183 mg presenti come DHA) oppure con olio di mais , fino a 3 mesi dopo il parto. A differenza del precedente studio, i risultati circa la lunghezza in giorni del periodo gestazionale e il peso alla nascita non differivano tra i due gruppi  ma era interessante notare, tuttavia, che i bambini con la più alta concentrazione di DHA nel sangue del cordone ombelicale derivavano da un periodo di gestazione di circa 9 giorni più lungo.

Così, è emerso che, anche se una maggiore erogazione di DHA al feto può essere di beneficio, quanto DHA arriva al feto può essere del tutto relativo rispetto all’assunzione materna.

Più tardi, gli stessi ricercatori hanno valutato il contenuto di acidi grassi del sangue delle madri e dei bambini derivanti dallo studio precedente Nessuna differenza di acidi grassi nel sangue materno si era verificato al basale. Tuttavia, al termine della gravidanza sia il livello plasmatico materno degli acidi grassi omega-3 (ad esempio, EPA e DHA) che il rapporto di acidi grassi omega-3 /  omega 6 -erano più elevati nei madri cui era stato assegnato il supplemento di olio di fegato di merluzzo comparati con quelli del gruppo dell’olio di mais. Così, le donne sane in gravidanza che assumono circa 1 g di DHA al giorno da un integratore di olio marino sono state in grado di fornire sostanzialmente più DHA al feto di quelle che non li avevano assunti da oli marini. Infine,  4 anni più tardi, quando questi autori hanno valutato uno studio di coorte su questi  bambini (il  significato di “studio di coorte” è stato spiegato in un mio precedente articolo riguardante lo zenzero pubblicato in questo stesso blog), hanno appurato che quelli nati da madri integrate con l'olio di fegato di merluzzo (ricco di EPA e DHA, omega-3 PUFA)  durante la gravidanza e l'allattamento,  hanno avuto punteggi di elaborazione mentale superiori rispetto ai figli di madri che sono state supplementare con olio di mais (ricco di acido linoleico, omega-6 PUFA).

Benefici della esclusiva  supplementazione di DHA

Il tempo di sviluppo neuronale e retinico più rapido si verifica nella seconda metà della gravidanza, soprattutto durante il terzo trimestre. Su questa base, l'integrazione della dieta materna in gravidanza avanzata con acidi grassi omega-3, in particolare di DHA, è stato supposto essere di particolare importanza. In uno studio incentrato sui vantaggi derivanti dall’assunzione di DHA presente in natura, è stato reclutato un campione di donne in gravidanza Inuit che vivevano nel Quebec Artico cui sono state misurate le concentrazioni di DHA nel sangue materno che hanno dimostrato di essere direttamente correlate ai livelli di questo acido grasso omega-3 dei fosfolipidi plasmatici presenti nel cordone ombelicale del feto ; inoltre la correlazione del rapporto DHA / AA presente nel plasma materno e nel cordone ombelicale era ancora più forte.

In questo studio, la maggiore concentrazione di DHA del sangue del cordone era legata alla gestazione più lunga, una migliore acuità visiva e migliori capacità mentali e psicomotorie a 6 mesi e a 11 mesi, suggerendo che l'aumento delle concentrazioni di DHA da solo può produrre in modo indipendente determinati benefici. Si deve notare che la popolazione Inuit ha una assunzione di EPA e DHA che è superiore alla maggior parte delle altre nazioni a causa della loro assunzione regolare di pesci e animali marini.

Pesce fonte di Omega3

Uno studio danese eseguito con un sondaggio condotto in donne ad alto rischio ha mostrato che gli acidi grassi omega-3 di origine alimentare erano inversamente correlati al rischio di gravidanza pretermine: le donne che avevano consumato meno di 150 mg di acidi grassi omega-3 al giorno (cioè, meno di 0,5 once di pesce al giorno, pari a circa 200 g) erano a più alto rischio di partorire prematuramente.

Rispetto alle gravide  che non mangiavano pesce e che non avevano utilizzato gli integratori di olio di pesce, il tasso di parto pretermine è stato del 7,1%, rispetto al 1,9% in quelli che avevano mangiato regolarmente pesce. Così, lo studio concludeva che per le donne in gravidanza ad alto rischio, l’assunzione di omega-3 sembrava avere un effetto importante sulla riduzione delle nascite premature spontanee. A differenza di altri studi analoghi compiuti, le donne danesi avevano mangiato regolarmente pesce  per ottenere gli acidi grassi omega-3 adeguati da sola dieta e non erano ricorse quindi all’integrazione.

 

 

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Ritratto di Mauro Miceli

Posted by Mauro Miceli

Nato a Firenze il 14.03.1955, dopo gli studi superiori consegue la laurea presso la Facoltà di Farmacia con indirizzo in Chimica Farmaceutica; successivamente  entra alla Facoltà di Medicina come interno presso l’Istituto di Farmacologia e Tossicologia dell’Università di Firenze dove consegue la Specializzazione post-laurea in Farmacologia. Prosegue quindi gli studi per il conseguimento della  laurea in Scienze Biologiche e successivamente consegue la seconda Specializzazione  in Biochimica Clinica presso l’Università di Pisa con una tesi sperimentale  pubblicata su rivista internazionale.
E’ coautore di circa 30 pubblicazioni scientifiche indicizzate su PubMed con un valido impact factor, oltre a numerosi comunicazioni a vari congressi scientifici.  
Dagli anni 80’ insegna dapprima presso le Scuole Sanitarie della Regione Toscana e successivamente, dal 2003 a tutt’oggi, ricopre l’incarico di docenza presso il Corso di Laurea in Tecniche di Laboratorio Bio-Medico dell’Università di Firenze dove insegna al corso integrato di Scienze e Tecniche della Medicina di Laboratorio e Laboratorio I. 
Si occupa da molti anni di Fitoterapia, Alimentazione Funzionale e Nutraceutica e concepisce la docenza come una vera missione per la corretta diffusione della cultura scientifica. 
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