Molti credono che la vita biologica sia da considerarsi solo dal momento del parto e quindi dalla nascita dell'essere umano, considerando la vita intrauterina come un momento di sviluppo, schematizzato e programmato, della crescita del futuro essere umano.
Il periodo della vita intrauterina credo sia il momento più importante dell’esistenza umana. Per il feto rappresenta un piccolo mondo; l’utero protegge e filtra gli stimoli che lo raggiungono.
Esistono diversi studi interessanti che hanno scoperto cose affascinati su cosa accade in questo periodo della vita.
Un protocollo sperimentale nel quale le gestanti venivano sottoposte ad un programma specifico di stimolazione del feto, condotto nella Clinica Ostetrica Ginecologica dell'Università di Hayward - California da Rene Van der Karr, ha registrato che i bambini nati da queste madri presentavano:
L'esperienza prenatale influenza l'apprendimento e la percezione nella vita post-natale.
In un altro studio condotto nel Dipartimento Di Ostetricia e Ginecologia del Hua Chiew Hospital di Bangkok, vede come protagoniste 120 gestanti alle quali è stato proposto un protocollo che prevedeva:
I loro bambini alla nascita presentavano le seguenti caratteristiche:
Una giusta stimolazione, dunque, porta a un armonioso sviluppo del sistema nervoso centrale ma, è vero anche il contrario, uno squilibrio delle percezioni può portare a danni anche gravi.
Esistono studi sui danni all'udito indotti nel feto dalla permanenza della madre in un ambiente troppo rumoroso negli ultimi mesi di gravidanza, soprattutto se questi rumori sono a frequenza bassa.
Non bisogna dimenticare che il feto scopre il mondo poco alla volta e già in utero inizia il suo apprendimento. Una sorprendente ricerca dell'Università di Washington e pubblicata sulla rivista Acta Paediatrica afferma che il nascituro inizia ad apprendere le parole sin da quando cresce nel ventre materno, durante i mesi di gestazione.
Secondo gli autori dello studio, i bimbi nati da poche ore sono in grado di distinguere i suoni di una lingua sconosciuta da quelli appartenenti a quella nativa. Si sposta così la misurazione dell'esperienza con i suoni del linguaggio da sei mesi d'età a prima della nascita.
Si è anche scoperto che i feti hanno una memoria, infatti, nel 2001 su Pediatrics è stata pubblicata una ricerca che dimostra che, al momento dello svezzamento, il lattante preferiva sapori che aveva sentito in utero per un certo periodo, anche se questi sapori non gli erano stati riproposti durante l'allattamento.
La memoria può essere a breve e a lungo termine:
La memoria a breve termine è confermata dal fenomeno, dell “habituation” cioè il diminuire dell'intensità della risposta al ripetersi dello stesso stimolo. Gli esperimenti fatti sottoponendo il feto a uno stimolo acustico di 250 Hertz segnalano un soprassalto alla prima stimolazione e un diminuirsi della intensità di reazione fino a non registrare più nulla se non con uno stimolo a intensità maggiore.
La memoria a lungo termine è stata verificata con ricerche che mettevano in relazione il gusto del neonato con ciò che la madre aveva mangiato in gravidanza.
Anche le reazioni dei neonati, a poche ore dalla nascita, al suono del battito cardiaco dimostrano che questo stimolo è per loro, in assoluto, il preferito tra gli stimoli sonori. Sono anche in grado di discriminare, mostrando una preferenza, tra il battito cardiaco della propria madre e quello delle mamme degli altri neonati.
Anthony De Casper, nei suoi esperimenti ha potuto dimostrare come nelle prime ore dopo la nascita i neonati mostrino di riconoscere e preferire la voce della propria madre rispetto a quella di altre donne e rispetto alla voce paterna.
E’ evidente che una tale preferenza non può essersi sviluppata nelle poche ore di vita extrauterina trascorse dalla nascita, ma deve essersi stabilita nei periodi precedenti.
Sempre Casper dimostrò che i neonati possono discriminare tra due diverse favole per bambini e mostrare preferenza per quella che la mamma aveva raccontato loro, tutti i giorni per dieci minuti (secondo la consegna sperimentale), nell'ultimo trimestre di gravidanza.
Sembra chiaro, a questo punto, che gli elementi di base del linguaggio siano appresi tramite l'esposizione sonora prenatale, e infatti lo spettrogramma sonoro del pianto dei prematuri di ventisette settimane contiene già le caratteristiche vocali specifiche della voce materna.
Si è visto inoltre che i neonati dirigono preferibilmente la loro attenzione verso persone che parlano la lingua dei propri genitori piuttosto che verso persone che si rivolgono loro in un'altra lingua.
Il mondo è il mio grembo.
Il grembo di mia madre fu il mio primo mondo.
(R.D. Laing)
Fonte La Comunicazione e il Dialogo dei Nove Mesi (Il Bonding dei Nove Mesi). Guida all'ascolto attivo, al dialogo e alla comunicazione psicotattile con il bambino durante la gravidanza - di Gabriella Ferrari
Approfondimenti bibliografici