Un ragazzo adottato su 3 stabilisce un contatto online con la famiglia biologica. Il 61% dei genitori adottivi cerca in rete informazioni sulla famiglia d'origine del proprio figlio. In questo nuovo scenario serve una formazione specifica per famiglie adottive ed operatori del settore.
L’avvento di internet ha abbattuto molte barriere; è uno strumento potente, versatile e immediato, che consente a tutti di avviare una ricerca senza appoggiarsi ad operatori specializzati. E, per un aspetto così delicato della vita delle persone, l’essere da soli costituisce un forte rischio.
I social network permettono di mettersi facilmente in contatto con paesi anche lontanissimi: molti ragazzini hanno trovato e contattato i membri della propria famiglia di nascita, di quella affidataria, o ancora compagni di istituto, ma sappiamo anche di madri biologiche che sono riuscite a risalire all’indirizzo della famiglia adottiva.
In Italia, internet e gli annunci mediatici sono stati per lungo tempo gli unici strumenti a disposizione di coloro che non avevano altre possibilità di recuperare informazioni sulle proprie origini perché nati da parto segreto.
ll bisogno di sapere è davvero molto diffuso e non dipende dallo stato di benessere del ragazzo né della riuscita dell’adozione. Un ampio studio olandese ci dice che il 64% dei giovani adulti adottati a livello internazionale è interessato a scoprire le proprie origini.
Mancano ancora dei dati italiani sull’uso dei social network a questo scopo. Gli studi anglosassoni però mostrano uno scenario davvero esteso: sopra i 13 anni, un ragazzo adottato su 3 stabilisce un contatto online con la famiglia
biologica.
Anche più della metà dei genitori adottivi (il 61%) usa internet per cercare informazioni sulla famiglia biologica, quasi per anticipare e conoscere quanto potrebbero trovare i propri figli.
Da noi sono in crescita le segnalazioni di operatori e famiglie che si trovano a gestire gli effetti di un contatto su internet, sia su adozioni nazionali che internazionali.
L’impatto di internet sui legami adottivi è un aspetto che preoccupa e molte famiglie si sono già trovate a fare i conti con gli effetti di questi contatti.
La parola chiave è conoscere per prevenire, per questo l’agenzia Regionale per le adozioni Internazionali ha avviato da anni una riflessione e tradotto e pubblicato il libro “Faccia a faccia con facebook. Consigli di sopravvivenza per famiglie adottive”
Il Servizio pubblico per le adozioni della Regione Lazio e l‘Agenzia Regionale per le Adozioni Internazionali, organizzano a Roma per il 30 maggio un workshop per famiglie e operatori per riflettere ed informare su questo tema.