Il World Congress of Families di Verona si avvicina. Al contempo appare chiaro che negli ultimi mesi le parti politiche che sostengono il Congresso hanno seminato e hanno lavorato nell'ottica di porre le basi per un capovolgimento in merito ai diritti sessuali e riproduttivi.
Si spinge il piede sull'acceleratore in questa direzione, Pillon è in buona compagnia. Non si tratta solo di provocazioni, ma come spesso ripeto, è in atto un lavoro di rewind culturale, che goccia a goccia scava e determina un lavoro sulla sensibilità e sulle idee dell'opinione pubblica.

Ho già espresso le mie riflessioni qui sul Ddl 950 a prima firma del senatore Gasparri. 

L'altro ramo del parlamento intanto vede la presentazione di una proposta di legge (a firma Stefani, deputato vicino al ministro Fontana) “Disposizioni in materia di adozione del concepito”, sottoscritta da una cinquantina di parlamentari.

Ma vediamo nella relazione introduttiva cosa troviamo.

“La legge n. 194 del 1978 si proponeva di legalizzare l'aborto (...) e di contrastare l'aborto clandestino, mentre, ad avviso dei proponenti, ha contribuito ad aumentare il ricorso all'aborto quale strumento contraccettivo e non ha affatto debellato l'aborto clandestino.”

Eppure, da evidenze ufficiali, secondo le relazioni annuali sullo stato di attuazione della legge predisposte dal Ministero della salute, gli aborti dal 1982 al 2017 sono passati da 234.800 a 80.733.
Anzi, in una situazione che negli anni ha visto una progressiva riduzione degli investimenti nei consultori pubblici, dell'impegno per assicurare una contraccezione accessibile e gratuita, di una ostilità di assicurare percorsi strutturati di educazione sessuale nelle scuole, direi che i risultati della 194 ci sono stati, al di là dei risultati derivanti dalla contraccezione di emergenza nel ridurre il numero di Ivg.
Altrettanto falso è il dato fornito nel preambolo della proposta leghista secondo cui: “nel periodo 1990-2010, gli aborti oltre la dodicesima settimana sono cresciuti del 182 per cento e costituiscono il 27 per cento di tutti gli aborti.”

L'ignoranza regna sovrana: “Gli aborti legali, effettuati dal 1978 ad oggi, sono circa 6 milioni, senza contare le «uccisioni nascoste» prodotte dalle pillole abortive e dall'eliminazione degli embrioni umani sacrificati nelle pratiche della procreazione medicalmente assistita.
Le statistiche annuali degli aborti mostrano un leggero calo negli anni, ma non tengono conto delle varie pillole abortive: manca all'appello una popolazione di 6 milioni di bambini, che avrebbero impedito il sorgere dell'attuale crisi demografica.”

Come al solito c'è l'attacco alla procreazione medicalmente assistita.
Si confondono chiaramente le pillole di contraccezione di emergenza (che abortive non sono, nessun farmaco abortivo viene venduto in farmacia!) e la RU486, somministrata secondo protocollo in ambiente ospedaliero entro i 49 giorni di gestazione.

Ci si dimentica che la natalità in diminuzione segue fattori che non concernono certo la legalizzazione dell'aborto.
Si sceglie di fare figli sulla base di valutazioni precise, sulle prospettive di vita, su questioni economiche, lavorative, servizi di welfare e soprattutto è dimostrato che laddove c'è un più alto tasso di partecipazione femminile al mondo del lavoro si fanno anche più figli.
In mancanza di seri e strutturati interventi in merito, è diventato sempre più arduo progettare non solo di superare il figlio unico, ma anche solo di pensare di farne uno.

La natalità ha subito un declino anche nei paesi dove l’aborto era vietato, pensiamo alla cattolicissima Irlanda, che per anni ha dovuto attendere la legalizzazione, arrivata solo quest'anno, dopo un referendum per l'abrogazione dell'ottavo emendamento della Costituzione.

Oggi il record di bassa natalità è della Polonia, che ha una delle leggi più restrittive in materia di aborto, previsto solo in tre casi: pericolo di vita per la madre, stupro e grave malformazione del feto.
"Secondo alcuni studi, ogni anno nel paese avvengono tra gli 80 mila e i 200 mila aborti clandestini e molte donne sono costrette ad andare in Germania o in Repubblica Ceca per interrompere la gravidanza.”

https://www.internazionale.it/video/2019/03/08/battaglia-femminista-aborto-polonia

https://www.radioradicale.it/scheda/553896

“Un dato preoccupante è la crescita del numero di aborti tra le minorenni dal 1992 al 2010: quello delle ragazze fino a 18 anni è cresciuto del 45,2 per cento, quello delle ragazze fino a 15 anni è cresciuto addirittura del 112,2 per cento.”

Peccato che la relazione ministeriale, a pagina 21, afferma che: “Nel 2017 continua la diminuzione del numero assoluto di IVG per le minori italiane e straniere. (…) In generale il contributo delle minorenni all’IVG in Italia rimane basso (2.8% di tutte le IVG nel 2017 rispetto a 3.0% nel 2016), con un tasso pari a 2.7 per 1000 nel 2017, valore molto più basso di quelli delle maggiorenni (6.7 per 1000).

Confrontato con i dati disponibili a livello internazionale, si conferma il minore ricorso all’aborto tra le giovani in Italia rispetto a quanto registrato negli altri Paesi dell’Europa Occidentale, in linea con la loro moderata attività sessuale e con l’uso estensivo del profilattico riscontrati in alcuni recenti studi (De Rose A., Dalla Zuanna G. (ed). Rapporto sulla popolazione – Sessualità e riproduzione nell’Italia contemporanea. Società editrice il Mulino, 2013 e Istat. Come cambia la vita delle donne, 2004-2014. Istat, 2015).”

Dati IVG tra le minorenni, 2000-2017

 

“Non vengono in nessun modo pubblicizzati i dati scientifici relativi alle conseguenze sulla salute fisica e psichica della donna dell'aborto chirurgico e farmacologico.”

Su questi aspetti ero già intervenuta, chi volesse approfondire trova qui ciò che scrissi qui e in occasione della presentazione della mozione Amicone in consiglio comunale a Milano e di una analoga nel Municipio 5.
Infine sempre su questo aspetto suggerisco il rapporto della task force APA sulla salute mentale e l'aborto, segnalato dalla pagina IVG, ho abortito e sto benissimo 

Si adopera il numero elevato dell'obiezione per evidenziare come l'aborto ponga numerosi “conflitti di coscienza”, quando sappiamo benissimo che spesso non si tratta di problemi di coscienza, ma di valutazioni sulla carriera.

Leggiamo che: “Con la pillola abortiva RU486 si vuole permettere un aborto fai da te, al di fuori delle strutture ospedaliere, anche se la legge n. 194 del 1978 non lo prevede, contribuendo al diffondersi di una cultura dello scarto”

Siamo evidentemente alla mistificazione della realtà. La RU486 non viene somministrata fuori dagli ospedali e non c'è nessun fai da te. Le donne che si recano in consultorio, durante i colloqui, ricevono tutte le informazioni, sostegni del welfare, sulle possibili soluzioni alternative all'aborto, non si può lasciar intendere che non vengano accompagnate e che sia tutto un automatismo asettico,  e che per evitare questo ci sia bisogno di far entrare i nochoice nelle strutture pubbliche.

 

Dal Congresso delle famiglie di Verona ad alcune proposte legislative: come picconare i diritti delle donne e la loro possibilità di autodeterminarsi

 

La proposta di legge n. 1238 va sempre nella direzione di introdurre una revisione della posizione e qualità giuridica del concepito, in tal caso prevedendone l'adottabilità.

Quindi ciò che oggi è già possibile, l'adottabilità, ma che avviene al momento della nascita (con possibilità di parto in anonimato) e quindi con l'acquisizione di una personalità giuridica del nuovo nato, con questa proposta sarebbe possibile anticipare tutto l'iter già nel periodo embrionale/fetale. Quindi la proposta di legge Stefani a cosa servirebbe?

Vista la sproporzione tra coppie disponibili rispetto al numero di minori adottabili, occorre riequilibrare.

(…) I capisaldi proposta di legge sono tre: la donna, in alternativa all'IVG per le ipotesi previste dalla legge n. 194 del 1978, può ottenere lo stato di adottabilità del concepito, che è disposto, con rito abbreviato, con decreto del tribunale per i minorenni prima della nascita del concepito; la donna, fino al momento della nascita e nei sette giorni successivi, può sempre e liberamente revocare il proprio consenso allo stato di adottabilità del concepito; il tribunale per i minorenni, entro sette giorni dalla nascita del concepito dichiarato adottabile, sceglie la coppia tra un apposito elenco di coppie la cui residenza è posta a una distanza non inferiore a 500 chilometri dal luogo di nascita del concepito e dispone l'affidamento preadottivo, ai fini della successiva adozione. La scelta del tribunale per i minorenni preclude ogni possibile forma di «commercio» tra la madre naturale e la coppia.

Il testo è da leggere perché oltre alle falsità espresse nell'introduzione, a mio avviso è pieno di incongruenze anche nell'articolato.

Vi dico solo che all'articolo 1:

"Nel caso in cui, entro novanta giorni dall'inizio della gravidanza, si verifichino circostanze per le quali il parto o la maternità possano comportare un serio pericolo per la salute psico-fisica della gestante, in relazione alle sue condizioni economiche, sociali o familiari o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, ovvero a previsioni di anomalie o di malformazioni del concepito, la donna può fare ricorso, nell'ambito delle misure alternative all'interruzione volontaria della gravidanza di cui alla legge 22 maggio 1978, n. 194, alla procedura dell'adozione del concepito disciplinata dalla presente legge.

Le disposizioni del comma 1 si applicano anche se, dopo i primi novanta giorni della gravidanza, siano accertate patologie a carico del feto, tra le quali rilevanti anomalie o malformazioni, che determinino un grave pericolo per la salute psico-fisica della donna."

Ma se esistono entro i 90 gg o dopo "circostanze per le quali il parto o la maternità possano comportare un serio pericolo per la salute psico-fisica della gestante", come posso prevedere che l'alternativa all'Ivg, sia la decisione di darlo in adozione?

Oltre ad essere altamente pericoloso, con ricadute non da poco, ci si rende conto di cosa si scrive e dell'incongruenza dell'enunciato? Ci si rende conto che cosa comporta portare avanti una gravidanza indesiderata e che mette a rischio la salute psico/fisica?

Pensate che le donne siano incubatrici usa e getta? Sapete cosa significa?
Oltre a tutte le pressioni dei nochoice attuali, potremmo avere un netto peggioramento, che ricadrà direttamente sulle donne, un riconoscimento di una personalità giuridica (vedi ddl 950 Gasparri al Senato) e discipline giuridiche che oggi afferiscono alle persone che già sono tali, dalla nascita, saranno applicate anche a coloro che persone non lo sono ancora, la cui personalità giuridica è subordinata all'evento nascita.

Non parlate e legiferate sui nostri corpi, come se fossimo involucri privi di emozioni! Non accettiamo che si continuino a ripetere anche nei testi parlamentari concetti falsi, come affermare che la 194 abbia contribuito ad "aumentare il ricorso all'aborto quale strumento contraccettivo" e che sia all'origine "dell'attuale crisi demografica."

Prevedere l'adottabilità di un embrione/feto significa cambiare di fatto ciò che viene giuridicamente definito “persona”. La Consulta, con la sentenza n.27/1975, fu chiara nel riconoscere, da un lato, che la tutela del concepito ha valore costituzionale, bilanciando però al tempo stesso il diritto di chi è già persona (la donna) ad autodeterminarsi sul proprio corpo, con il diritto di chi persona “deve ancora diventare” (e cioè l’embrione). Oggi, si cerca di indebolire tale tutela e il diritto della donna di autodeterminarsi, subordinato a un embrione/feto.

Un ritorno pericoloso a una ingerenza dello Stato, che se passassero questi progetti normativi, potrebbe tornare a generare conflitti tra due personalità giuridiche, madre/embrione, non solo in materia di interruzione volontaria di gravidanza, ma anche su tutti gli altri casi in cui è in gioco la salute psico-fisica della donna.

Come vedete, nonostante le rassicurazioni dei leghisti, si ledono eccome i diritti e sono i diritti delle donne.
Non si riconosce loro nemmeno la capacità di scegliere, sottoponendole a una tortura colpevolizzante che si andrebbe solo ad acuire. Non c'è modo di ragionare sul rispetto delle donne e dei loro corpi, non c'è proprio una cultura che riesce a considerare la donna un essere umano a tutti gli effetti e non solo come entità di cura e riproduttiva della specie.

La genitorialità consapevole e responsabile non passa certo per leggi come queste, ma può realizzarsi pienamente solo se si interviene su servizi territoriali laici, contraccezione ed educazione sessuale laica.

 

 

Ritratto di Simona Sforza

Posted by Simona Sforza

Blogger, femminista e attivista politica. Pugliese trapiantata al nord. Felicemente mamma e moglie. Laureata in scienze politiche, con tesi in filosofia politica. La scrittura e le parole sono sempre state la sua passione: si occupa principalmente di questioni di genere, con particolare attenzione alle tematiche del lavoro, della salute e dei diritti.