850 milioni persone muoiono di fame. 1,3 miliardi di tonnellate di cibo buttato.
Sono cifre spaventose di cui dobbiamo prendere coscienza per agire e cambiare le nostre abitudini di spreco alimentare, con consapevolezza e ferrea volontà.
Lo spreco domestico si attesta intorno al 22% ovvero 345 milioni di tonnellate.

Certo non siamo gli unici responsabili, secondo i dati FAO nella produzione agricola si perde il 32%, nelle fasi successive a raccolta e stoccaggio il 22%, nella lavorazione industriale l'11% e infine il 13% nella distribuzione e nella ristorazione.
E' chiaro che bisogna agire su più fronti, e il ministro dell'agricoltura Martina ha dichiarato che presto verrà legiferato in Italia come già ha fatto la Francia.

Misure repressive degli sprechi ok, ma bisogna intervenire con incentivi alle catene di distribuzione che donano i prodotti facilitando la connessione tra le realtà del settore volontariato che agiscono sul territorio.
Attualmente è possibile per le catene distributive donare solo alle Onlus ma a noi sembra che questo sia un vincolo che va eliminato: ci sono parrocchie e associazioni laiche che, pur non essendo Onlus, operano capillarmente nel territorio con i poveri sempre più numerosi che affollano le nostre città.

Ci sono catene di grande distribuzione, come Coop ma non solo, che da anni sono impegnate contro lo spreco alimentare e la donazione dei prodotti le cui confezioni sono danneggiate o sono vicine alla scadenza. Queste buone pratiche vanno incentivate e facilitate in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale.

La consapevolezza del valore del cibo va insegnata nelle scuole, perché la formazione su queste tematiche, anche in relazione alla tutela ambientale, è fondamentale. 
I ragazzi vanno formati sul consumo consapevole utilizzando i "new media", mezzi con i quali si può comunicare efficacemente con le nuove generazioni, oltre che con percorsi scolastici ad hoc.

Tornando allo spreco domestico, cosa che ci riguarda direttamente, in Europa lo spreco medio è di 180 kg pro capite. Scendendo nel dettaglio, in Italia lo spreco si attesta intorno ai 149 kg pro capite che sarà anche sotto la media europea ma resta sempre una cifra impressionante.
Di questi tanti kg di spreco, il 35% è di fresco (latte, uova e carne) il 19% pane, il 16% verdure e il 10% affettati (fonte Osservatorio Waste Watchers)

Cosa possiamo fare per modificare le nostre abitudini e innescare un sistema virtuoso casalingo che poi si traduce anche in risparmio economico e tutela ambientale?

Programmare i pasti settimanalmente, stilare la lista della spesa, comprare il necessario, conservare al meglio i prodotti sia dentro al frigorifero che in dispensa, controllare le date di scadenza, cucinare gli avanzi, mangiare quello che si è aperto e non lasciarlo deperire, farsi consegnare gli avanzi in ristorante.

Attenzione alle etichette. I freschi generalmente riportano la dicitura “da consumare ENTRO il … “ ebbene questi prodotti possono avere una tolleranza di qualche giorno (v. uova o yogurt) ma poi vanno buttati. Quindi è importante tenere sotto controllo le date di scadenza.
Invece ci sono prodotti che riportano la dicitura “Da consumarsi PREFERIBILMENTE entro il” e che sopportano perfettamente anche mesi di tolleranza senza rischi per la salute.
Infine vi sono prodotti come zucchero, sale, aceto e liquori per i quali non v’è scadenza, basta conservarli in modo corretto, lontano dall’umidità e al fresco.

Possiamo diventare virtuose del consumo alimentare?
Sì, possiamo e possiamo coinvolgere in queste buone pratiche casalinghe i bambini per diventare parte del processo educativo indispensabile per attivare la lotta agli sprechi e far sì che i numeri in apertura di questo articolo si riducano drasticamente.

E anche il nostro portafogli ringrazierà.

Ritratto di Redazione

Posted by Redazione