Concepimento, gravidanza e parto possono essere definiti e considerati aspetti e/o fasi dello sviluppo evolutivo che coinvolgono ciascuna Donna che Famiglia, all’interno di una progettualità evolutiva.
Si tratta di un processo che, nella maggior parte dei casi, viene ridotto a evento puramente medico, dimenticando la ricchezza della progettualità affettiva che li accompagna: non esiste vita senza un sentire affettivo che l’accompagni.
La nostra vita inizia grazie a una relazione, l’incontro amoroso fra il Maschio e la Femmina, e nella relazione, una relazione molto stretta, quella fra corpo materno ed embrione, che implica una fusionalità corporea ed emotiva, ovvero simbiotica.
Ciò costruisce e garantisce all’interno del proprio ambiente uno spazio fisico ed emotivo. Il corpo umano, fin da quando comincia a formarsi, non è mai un mero corpo, ma un corpo che sente: un sentire non solo fisico, in particolare, ci si riferisce alla percezione di uno stato di benessere o di malessere, strettamente dipendente non solo dall’appagamento dei bisogni fisici e primari, ma fortemente correlato al rapporto più o meno armonico con l’ambiente circostante.
Un ambiente capace di farsi carico dei bisogni fisici ed emotivi, peculiari ed insiti nella nostra storia evolutiva, sarà determinante, fin dall’inizio e per tutta la vita, per la nostra futura Felicità.
Tale ambiente, inizialmente e non solo in utero, si identifica con la persona che risponde ai bisogni fisici primari , capace di contenere, comprendere e soddisfare le necessità.
Questa risposta affettiva viene definita dagli inglesi care: si tratta di un prendersi cura vigile, premuroso, generoso e disinteressato, che illude e disillude, coniuga bisogni fisici ed emotivi, per conferire un senso di benessere.
In senso metaforico, è possibile paragonare l’utero al paradiso terrestre: si tratta di un luogo completamente adatto ai bisogni del bambino, tutto è presente come deve essere.
Esiste un legame fisico, automatico, con il corpo della mamma: fame, sete, sonno vengono soddisfatti naturalmente, senza la necessità di una richiesta, senza fatica. Un ambiente adatto, caldo e accogliente. Anche un bambino portatore di Handicap in utero non soffre, perché lì dentro non c’è nulla che superi le sue possibilità.
Solo la nascita segnerà la caduta, del tutto inconsapevole, nel mondo del limite. Per il bambino la mamma è inizialmente uno “stato”, uno stare piacevolmente dentro, una situazione fisica ed emotiva di benessere.
E così anche nei primi mesi dopo il parto: il bambino sarà naturalmente orientato a ricercare lo stato di piacere che lo ha accompagnato in utero.
A partire da questa unica ed irripetibile esperienza che conosce, il bambino inizierà ad estendere il suo contatto via via più ampio con il mondo della vita.
“Il DNA predispone, ma l’Ambiente dispone” In quest’ottica si colloca la Psicologia Perinatale, la quale si occupa di promuovere e tutelare la salute della triade mamma-papà- bambino nel periodo intorno alla nascita.
Proteggere questa fase di vita della mamma, del bambino e di tutta la famiglia, implica dedicare la massima attenzione a tutto ciò che ruota intorno a concepimento, gravidanza, parto e puericultura nei primi mesi di vita del neonato. ASIPP (Associazione Scientifica Italiana di Psicologia Perinatale , 2015) fornisce la seguente definizione: “La psicologia perinatale è un ambito della psicologia che studia e si occupa di sostenere la triade madre-padre-figlio nella transizione alla genitorialità, avvalendosi di un approccio multidisciplinare, favorendo la salute dei singoli e valorizzando la qualità delle relazioni. La psicologia perinatale dedica la sua attenzione al periodo che comincia dal desiderio di avere un figlio e giunge fino ai primi anni di vita del bambino. Si pone, inoltre, come disciplina pionieristica nel campo delle nuove forme di genitorialità: famiglie ricomposte, monoparentali, multiculturali, omoparentali”.
Il focus è quello di creare e sostenere un circolo del benessere orientato alla coppia, ai genitori, alla famiglia e al bambino, in un’ottica fisiologica sia della gravidanza che degli affetti.
Si vuole riconoscere la gravidanza come un accadimento fortemente emotivo in cui la donna, a causa di una importante trasformazione fisica ed emotiva, regredisce ad uno stato di accentuata sensibilità e fragilità.
Ci si astiene da qualsiasi forma di giudizio per sostenere e incoraggiare le competenze educative genitoriali, con la speranza di sconfiggere qualche forma di tabù e pregiudizio culturale.
“La Cura dunque non può essere che Affettiva”