C’è una tradizione del periodo natalizio a cui sono molto legata e della quale ho bei ricordi della mia infanzia: la ricorrenza di S. Nicola, festeggiata il 6 dicembre.
Sono originaria di una cittadina dell’estremo nord Italia e non di Bari, ove le spoglie mortali del santo sono conservate e dove l’onomastico è notoriamente sentito, ma anche la mia città ha S. Nicola (meglio, San Nicolò nel nostro caso) come Santo Patrono e il 6 dicembre è dunque una giornata festiva.
Nella tradizione in cui sono cresciuta San Nicolò porta ai bambini buoni una mela rossa, di una qualità che compare nei negozi e sulle bancarelle del mercato solo in questo periodo dell’anno. Ciò richiama evidentemente uno dei più famosi miracoli attribuiti al Santo: quello di aver trasformato delle semplici mele in mele d’oro, così da consentire ad alcune ragazze povere di avere una dota adeguata e dunque sposarsi.
Ho sempre considerato meravigliosa la storia, o la leggenda, chiamiamola come preferiamo, di San Nicola, capace di trascende tempi e luoghi, un caso più unico che raro di devozione che attraversa interi continenti, partendo dalla Turchia (Myra, sua patria di nascita), per arrivare all’Italia e proseguire poi verso l’estremo nord Europa, motivo per il quale la sua storia mi è così cara.
Un esempio davvero “ecumenico”, di unificazione e condivisione di storie e tradizioni.
Anche nel luogo in cui vivo ora, Zurigo, la ricorrenza di St. Nikolaus (anche detto Samichlaus) è celebrata pur in assenza di una pubblica festività.
Il 6 dicembre è consuetudine che il Santo visiti i bambini del Kindergarten (scuola dell’infanzia) e lasci in dono un sacchettino contenente clementine, arachidi e qualche cioccolatino.
Nella tradizione svizzera il vescovo Nikolaus è accompagnato nel suo cammino da un asinello e da un monaco (Schmutzli), soggetto dall’aspetto poco raccomandabile che nelle versioni arcaiche della leggenda era preposto a prendere a bastonate i bambini cattivi (!) mentre i buoni potevano ricevere i doni da St. Nickolaus ;-)
(Immagine tratta dal sito www.keltoi.ch)