Oggi l’Onu celebra la Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze. Leggendo il rapporto di Terre des Hommes Indifesa, il quadro è molto preoccupante, non solo nel mondo, in contesti di guerra, durante le migrazioni o nell'ambito della tratta di esseri umani (conosciamo cosa subiscono le donne e le bambine), ma anche in Italia.
Migliaia di ragazze sono ridotte a schiave sessuali dei combattenti, come accade in Iraq e Siria alle donne considerate «prede di guerra» dai miliziani dell’Isis, o in Nigeria dalle milizie di Boko Haram. E tra le donne migranti che arrivano in Europa, quasi tutte hanno subito abusi sessuali durante il tragitto e necessitano di un aiuto psicologico.
Dall'iniziativa di TdH nata per accendere i riflettori sulla condizione delle donne e dei diritti loro negati, apprendiamo che dal 2004 al 2014 si è verificata una crescita esponenziale: le vittime nel 2004 erano 3.311, nel 2014 il loro numero è salito a 5.356. Nel 2015 in Italia sono stati 5.080 i minori ad aver subito reati di violenza.
Il 60% delle vittime sono ragazze, che sono l’87% delle vittime di violenza sessuale e il 91% dei minori entrati nel giro della pornografia minorile.
Quest'ultima ha visto negli ultimi cinque anni un incremento pari a +543%. Altrettanto rilevante è l'aumento del 148% anche per gli atti sessuali con minori: il 78% sono femmine.
E sono sempre più in aumento i reati commessi da minori, segno dell'urgenza di un intervento educativo che insegni il rispetto dell'altro e l'importanza di relazioni sane e paritarie.
All'interno del rapporto Indifesa troviamo i nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'ONU:
L’inclusione trasversale del tema di genere è ritenuto “cruciale” nell’implementazione dell’agenda 2015-2030.
Le bambine e le adolescenti in condizioni di miseria e di conflitti armati sono spesso vittime di matrimoni forzati e precoci, mutilazioni genitali, sfruttamento lavorativo e sessuale. Molte sono private della possibilità di studiare, crearsi un’autonomia e scegliere della propria vita.
Durante le emergenze migratorie è necessario proteggere e tutelare i diritti fondamentali alla salute, allo studio, alla libertà. Perché ci sono traumi permanenti che devono essere evitati il più possibile. La prevenzione della violenza sui minori deve essere una priorità delle istituzioni pubbliche e richiede l’impegno di tutti. Bisogna abbattere gli stereotipi di genere tra i ragazzi, la cultura machista, come strumento per prevenire la violenza sulle donne domani.
Molti Paesi non hanno ancora raggiunto la parità nell’accesso all’istruzione per le bambine.
Ci sono ancora 65 milioni di bambine e ragazze che non vanno a scuola. Raggiungere la parità nell'istruzione significa garantire un diritto fondamentale per le bambine, con ricadute molto importanti: una ragazza che completa il proprio percorso formativo (scuola primaria e secondaria) ha meno possibilità di sposarsi prima di aver compiuto i 18 anni.
Secondo l’Unesco, se tutte le bambine completassero la scuola primaria, il numero dei parti precoci si ridurrebbe del 10%. E se tutte le ragazze completassero la scuola superiore la riduzione sarebbe del 59%, ovvero circa due milioni di parti precoci in meno ogni anno.
L’Italia ha da poco approvato una mozione parlamentare volta a rafforzare gli sforzi per prevenire e eliminare i matrimoni precoci e forzati, con lo stesso impegno mostrato per la campagna contro le mutilazioni genitali femminili.
LE BAMBINE LAVORATRICI
Tra il 2008 e il 2012 il numero delle bambine costrette a lavorare è diminuito del 40% (da 113 milioni a 68 milioni).
Osserviamo le zone di guerra. "Prima dello scoppio della guerra, la Siria era un Paese a medio reddito, dove la quasi totalità dei bambini andava a scuola e dove il tasso di alfabetizzazione era superiore al 90%. Ma dopo quattro anni e mezzo di conflitto, per milioni di bambini siriani la scuola è ormai solo un lontano ricordo.
In Siria, come nei Paesi limitrofi che hanno accolto milioni di rifugiati, il magro stipendio dei baby-lavoratori spesso rappresenta il principale (se non l’unico) reddito familiare."
Globalmente, i bambini lavoratori sono 168 milioni, di cui più della metà (circa 85 milioni) sono impegnati in attività pericolose tra cui sfruttamento sessuale, schiavitù e tutte quelle forme di lavoro “che per loro natura o circostanze in cui sono condotte, possono nuocere alla salute, alla sicurezza dei bambini (per esempio il lavoro in miniera)”.
In base agli ultimi dati dell’ILO (International Labour Organization) il fenomeno dello sfruttamento dei minori nel lavoro riguarda circa 68 milioni 200 mila bambine (2012).
Significativa la presenza di bambine e ragazze coinvolte in attività pericolose: 30 milioni secondo l’ILO. Nella fascia d’età che va dai 5 agli 11 anni, però, le bambine rappresentano il 58% del totale dei minori coinvolti in lavori pericolosi (2,8 milioni in più rispetto ai maschi). Tra i 12 e i 14 anni la percentuale scende al 56% (2,3 milioni in più rispetto ai maschi), mentre tra i 15 e i 17 anni i maschi costituiscono l’81% dei lavoratori con mansioni pericolose.
Tra le forme di lavoro più a rischio per le bambine, l’ILO indica i lavori domestici. Nel mondo sono circa 11 milioni e 500mila le bambine e ragazze (dai 5 ai 17 anni) che sono impiegate in questo modo. I pericoli legati ai lavori domestici sono vari: lunghi orari di lavoro, utilizzo di prodotti tossici, essere costretti a trasportare carichi pesanti o utilizzare oggetti pericolosi, correre il rischio di essere vittime di abusi e violenze sessuali.
Un’altra forma di lavoro in cui la manodopera è formata da bambine e ragazzine è quello agricolo. L’evoluzione delle tecniche di coltivazione non sempre ha portato a dei miglioramenti in questo senso, anzi. Un chiaro esempio è il settore del cotone, dove gli ibridi sviluppati da molte multinazionali hanno bisogno del lavoro manuale d’impollinazione, eseguito dalle rapide e agili manine delle bambine. Sono le nuove "mondine".
È fondamentale offrire a queste bambine delle alternative di studio, formazione per poter fuoriuscire da questi gironi infernali.
Indifesa ha permesso di aiutare tante bambine peruviane sfruttate come domestiche, o a rischio di sfruttamento e abusi, fornendo loro una borsa di studio, materiale didattico o sostegno per migliorare i risultati scolastici. Si cerca anche di fornire un’assistenza psicologica adeguata, sia individuale che in gruppo, visite mediche (odontoiatriche e ginecologiche), l’assistenza legale per alcune ragazzine che non avevano mai ricevuto un salario per il loro lavoro, oppure erano maltrattate dai datori di lavoro.
NEET
"Peggio di noi, nell’Unione Europea, solo la Grecia: in Italia ci sono 2 milioni 435 mila ragazzi di età compresa tra i 15 e i 29 anni (pari al 26% del totale) che non studiano e non lavorano." Sono i cosiddetti “Neet”. Come certifica l’Istat, l’incidenza dei Neet è più elevata tra le ragazze (27,7%) rispetto ai ragazzi (24,4%). E il fenomeno si fa particolarmente grave nelle regioni del Mezzogiorno (in media sono il 36,1%), dove raggiunge picchi del 37,7% in Campania e del 41,9% in Sicilia.
Il trend italiano, che vede una maggiore incidenza dei Neet tra le giovani donne, lo troviamo identico a livello europeo: nella maggior parte dei Paesi dell’Unione, infatti, il fenomeno coinvolge soprattutto le donne (17,7% contro il 14,1% in media).
L’inattività lavorativa e la mancata partecipazione nel sistema di formazione rappresentano un grave problema nel lungo periodo perché rendono più difficile il reinserimento lavorativo. Preoccupante il numero degli “inattivi” che hanno rinunciato a ricercare un lavoro.
Questa condizione avrà ripercussioni nell'età adulta, per esempio sarà la causa di problemi di dipendenza da un compagno, di mancanza di autonomia economica, che acuiranno la fuoriuscita da eventuali situazioni di violenza domestica.
L'#orangerevolution è nelle nostre mani, per le donne di domani. Istruzione di qualità, formazione e inserimento lavorativo, lotta allo sfruttamento delle bambine e delle donne, lotta alla tratta, alle discriminazioni sostegno ai minori durante le guerre e le migrazioni, azioni di sostegno all'empowerment femminile, tutela della salute, sono tutte leve fondamentali per migliorare le prospettive di vita di tante bambine, le future donne che guideranno il pianeta.
Qui il video pubblicato dal quotidiano britannico The Guardian per diffondere i dati delle discriminazioni di genere, che spiega come la diseguaglianza di genere inizia dalla nascita: