Adottare un bambino grande o un preadolescente o addirittura un adolescente è una scelta che richiede un'attenta riflessione da parte della coppia proprio per la complessità che la relazione genitori - figli presenta nel percorso di accompagnamento verso l'età adulta.
Generalmente una coppia che dà la propria disponibilità per un bambino grande è una coppia che ha compiuto un lungo percorso di crescita ed elaborazione in cui, dopo il desiderio del proprio figlio biologico, si è orientata verso l'adozione, prima di un bambino piccolo e infine, soprattutto a fronte dei tempi necessari, delle probabilità di portare a termine il progetto, delle difficoltà che potrebbero esserci ad avere un'età di differenza elevata tra genitori e figli, ha iniziato a valutare l'ipotesi di adottare un bambino più grande. Altre volte, il percorso di riflessione sull'adozione, ha condotto la coppia ad approfondire la situazione dei bambini grandi in stato di adottabilità in istituto. Si sono resi conto che questi ragazzi hanno alle spalle storie di abbandono profonde in famiglia, ma anche nelle istituzioni o da parte da parte delle persone che si sono presi cura di loro dopo i genitori o i parenti prossimi o lontani. In alcuni casi hanno subito numerose separazioni anche da parte del personale educativo degli istituti per l'avvicendarsi degli educatori o anche per la leggerezza con cui sono gestiti alcuni istituti.
E' chiaro che le motivazioni della coppia in questi due casi sono molto diverse: nel primo prevale l'esigenza privata della coppia di accorciare i tempi, di avere una risposta al proprio progetto, di trovare le condizioni migliori (per esempio la differenza di età) per iniziare il percorso adottivo, nel secondo caso, emerge l'attenzione per la realtà del bambino e la scelta è orientata al ragazzo, alla volontà di offrirgli un'opportunità di vita che non avrebbe avuto se fosse rimasto in in istituto sino alla maggiore età. A volte la coppia che si avvicina all'adozione di un bambino grande inizia a riflettere sulle motivazioni più personali, per poi scoprire il mondo vissuto dai bambini più grandi in istituto e scegliere di aprirsi a questo progetto. Questo non per “colpevolizzare” le motivazioni più “privatistiche e personali” che nell'adozione frequentemente sono il punto di partenza, ma per rendersi conto che proprio il percorso di elaborazione della scelta adottiva porta la coppia a capire la dimensione sociale dell'adozione e il punto di vista e i bisogni del bambino o del ragazzo in crescita.
Proprio per questi motivi la scelta dell'adozione di un bambino grande ha bisogno di una riflessione attenta e scrupolosa. E' necessario conoscere attentamente gli scenari che potrebbero presentarsi al momento dell'adozione e nel percorso di crescita del ragazzo, in modo da valutare la disponibilità a farsi carico totalmente dei bisogni e delle esigenze psicologiche del ragazzo/a. Adottare un bambino grande significa farsi carico di un passato certamente complesso che potrebbe aver destabilizzato le capacità relazionali del ragazzo/a, la capacità di fidarsi degli altri, di stabilire un legame di attaccamento, di tollerare le frustrazioni. Questo comporta nella quotidianità un impegno educativo costante volto a supportare il ragazzo in questo delicato percorso. In particolare l'adozione di un bambino grande è completamente diversa rispetto a quella di un bambino sotto i dieci anni: la relazione genitori – figli si struttura in un momento di sviluppo e cambiamento fisiologico, la dimensione di cura lascia l'area dei bisogni fisiologici e si gioca sull'area dei bisogni psicologici – affettivi, sociali, culturali - la costruzione dei legami e delle relazioni di affetto si confronta sempre con il passato relazionale del ragazzo sia come ricordo vivo, sia come fantasma ovvero timore, paura, incertezza, ansia. Anche la conflittualità genitori - figli, che è un aspetto presente nel percorso di crescita di ogni persona, ha sfumature diverse che devono essere conosciute per evitare di cogliere di sorpresa i genitori o di interpretarle come un effetto della relazione con loro anziché come il percorso che il ragazzo compie per crescere e affermarsi e verificare il legame.
Ancora una volta, è importante sottolineare che per adottare un bambino, un bambino grande o un preadolescente o adolescente bisogna essere preparati e consapevoli di quello a cui si va incontro in modo da valutare le proprie risorse e disponibilità nel cammino più complessi della genitorialità, e in particolare quella adottiva, il passaggio dall'infanzia al mondo degli adulti.
Questo per evitare che i genitori possano arrivare a percepire di non essere più in grado, di aver sbagliato ad intraprendere l'adozione, di non riuscire a reggere la relazione con il ragazzo percepita come complessa e faticosa e, soprattutto, di ipotizzare di abbandonarlo di nuovo. Il tema delle adozioni fallite è un aspetto presente nella realtà dell'adozione: a volte ha alla base un percorso superficiale nel momento della scelta adottiva, altre volte una situazione di difficoltà vissuta in solitudine, altre volte l'assenza di un supporto adeguato nel momento in cui il ragazzo/a presenta comportamenti difficili da capire, gestire, orientare. In questi casi la frustrazione, il dolore, l'ansia coinvolgono genitori e figli. Proprio per essere capaci di fronte a queste situazioni di riconsocerle, di attribuire loro il significato corretto si ritiene fondamentale valutare attentamente la scelta adottiva e la propria disponibilità a farsi carico della crescita del ragazzo anche di fronte a difficoltà importanti e significative.
LE DOMANDE PER CAPIRE LA PROPRIA DISPONIBILITA'
Innanzitutto è importante precisare che la domanda corretta non è: “Saremo in grado di crescere un ragazzo...” bensì: “Sono disponibile ad accogliere e accompagnare un ragazzo/a che ha vissuto una storia o più storie di abbandono, nel suo percorso di crescita?”
La domanda centrale non deve essere orientata a valutare le proprie capacità, che peraltro saranno valutate durante il percorso di indagine psicosociale, bensì sulle disponibilità a sostenerlo nel suo cammino di vita.
Questo significa concretamente essere disponibili:
• ad accettare i suoi comportamenti che a quell'età rappresentano delle caratteristiche ormai stabili;
• ad accettare e accogliere le sue fatiche di inserimento, soprattutto scolastiche e sociali;
• a farsi carico delle sue emozioni di tristezza, di dolore, di paura ma a volte di rabbia, di aggressività;
• a sostenerlo nel percorso di costruzione della fiducia nei rapporti con i coetanei;
• a comprendere la sua confusione e il suo disorientamento di fronte alle sfide del quotidiano, ma anche agli insuccessi;
• a seguirlo nel processo di cambiamento del suo corpo, delle sue esigenze;
• a calmarlo di fronte a stati di ansia, di incertezza, di paura legati al suo passato, a tutto ciò che di negativo ha vissuto che assume una forma di “richiamo al proprio destino”;
• a dargli sicurezza rispetto al presente che ha le capacità per gestire la quotidianità, e rispetto al futuro che avrà l'opportunità, come tutti, di essere quello che desidera, soprattutto perché voi lo seguirete e lo aiuterete;
• a dargli fiducia negli adulti nonostante il suo passato lo porti a pensare che non sia possibile
• a trasmettergli la certezza che non sarà abbandonato di nuovo nonostante le difficoltà che incontrerà con voi;
• a contenere la sua rabbia, la sua aggressività che anche se non nasce dalla relazione con voi, può trovare nello spazio famigliare il terreno per sfogarsi;
• a capirlo nei suoi errori e accompagnarlo nella loro comprensione;
• a resistere agli attacchi finalizzati a provare la volontà dei genitori di tenerlo con sé;
• a evitare di fare un bilancio dell'adozione e soprattutto di quello che si “è dato” rispetto a quello che si è ricevuto in termini di affetto e riconoscenza.
Per ognuna di queste disponibilità si ritiene fondamentale che la coppia discuta approfonditamente, in modo da evitare una visione idealistica dell'adozione in cui la coppia adottiva si percepisce in un ruolo salvifico nei confronti del figlio immaginato come pronto a esternare affetto e a riconoscere la bontà e la qualità dei genitori. E' importante iniziare a discutere di questo anche per “sviscerare” le paure che non sarebbero in grado di reggere e affrontare, ma anche le aspettative che possono portare la coppia a chiedere un tornaconto, a fare un bilancio continuo e quotidiano dell'adozione in funzione del comportamento del ragazzo.
Tutto questo non per abbandonare la scelta dell'adozione, ma per avere una chiara consapevolezza della scelta e del percorso che si sta compiendo.
Nota: Articolo della dott.ssa Loredana Paradiso
Psicologa, Psicopedagogista
www.adozionepercorsi.it