Ore 23.09, sabato. Ho dimenticato il cellulare del lavoro acceso e sta squillando! Chi potrà mai essere a quest’ora? “Salve Martina, la prego, mi scusi per l’orario indecente, la sto chiamando per un’emergenza… Sono dovuta andare al Pronto Soccorso Dentistico per un ascesso, mi hanno fatto l’anestesia e dato un antibiotico, ma sto allattando il mio bambino e non mi hanno saputo dire per quante ore devo tirare il latte e buttarlo. Come faccio stanotte? Sono disperata, ma mi sono tenuta un dolore terribile per giorni e stasera proprio non ce la facevo più!”
Meno male che avevo lasciato il telefono acceso!! Buttare il latte??? Per carità!!!
Ecco questa telefonata è solo un esempio dei tanti che capitano a chi come me si occupa di sostenere le mamme in allattamento.
Spesso l’idea comune è che in generale i farmaci o le cure mediche in allattamento non siano permesse, salvo rari fortunati casi. A volte si pensa che siano consentiti solo farmaci “leggeri” o da banco e che tutto il resto richieda l’interruzione dell’allattamento. La realtà è esattamente l’opposto.
La stragrande maggioranza dei farmaci, così come le cure mediche, sono compatibili con l’allattamento, e di solito per i pochi farmaci controindicati o dubbi (per esempio perché non esistono ancora dati) vi è un’alternativa valida.
Il punto è che sì, la stragrande maggioranza dei farmaci passa nel latte, ma per lo più si tratta di quantità infinitesimali che non provocano reazioni avverse nel bambino. Naturalmente tutte le medicine o terapie potenzialmente possono avere quello che si chiama “effetto collaterale” (anche il farmaco da banco), per cui prima di prendere un qualsiasi medicinale è bene non lasciarsi andare al “fai da te”, a maggior ragione se si sta allattando! Ma quello che accade quotidianamente è che le mamme rimandino diagnosi o cure per disturbi anche molto seri, pensando di fare il “bene” del bambino, senza alcun motivo reale!
Gli stessi foglietti illustrativi (sarà per questo che si chiamano bugiardini?) aumentano la confusione perché le indicazioni riportate hanno come prima funzione quella di cautelare il produttore dalle cause medico-legali. Molte di queste indicazioni “prudenziali” si riferisce a farmaci sui quali, semplicemente, mancano ancora dati sufficienti sull’uso in allattamento, o non sono stati aggiornati sul fogliettino, ma certo questo non viene specificato a chi li legge. Chi suggerisce un farmaco quindi dovrebbe andare a cercare la letteratura scientifica recente, per vedere i dati aggiornati su quel singolo farmaco, e adattarli alla situazione di quella mamma e quel bambino (dosaggio, età del bambino, ecc).
Purtroppo però si pensa all’allattamento come a una cosa sostituibile, e all’alimentazione artificiale come ad un’alternativa “equivalente”, sottovalutando sia la difficoltà, per la mamma e il bambino, di sospendere l’allattamento passando al biberon per molte ore o persino giorni, sia di riprenderlo dopo la sospensione. Ignorando questi aspetti, così, nel dubbio, molti ritengono sia meglio dire alla mamma di interrompere o sospendere temporaneamente, poiché non viene valutato l’allattamento nella sua reale importanza per la salute sia del bambino che della stessa madre.
Non parliamo poi del caso in cui la mamma allatta un bimbo grandicello (concetto soggettivo che dipende da chi abbiamo di fronte… in alcuni casi se lo sono sentito dire mamme di bimbi di 6 mesi in pieno allattamento esclusivo). In tale circostanza molte mamme si sono sentite fare predicozzi non richiesti con tanto di psicoterapia spicciola del tipo “signora è ora che suo figlio si stacchi da lei”.
L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) nel suo documento “Farmaci e allattamento” dice:
“L’allattamento al seno è in stretto rapporto con la salute materno-infantile, per questo deve essere promosso dai servizi sanitari e dai professionisti della salute. L’uso dei farmaci rappresenta una controindicazione all’allattamento al seno solo quando esistano evidenze documentate in merito. Relativamente alla farmacocinetica della lattazione (cioè ai meccanismi di passaggio del farmaco nel latte – nota di Martina)e agli effetti collaterali sul lattante, i dati pubblicati in letteratura, così come quelli forniti dalle aziende produttrici nei foglietti illustrativi, sono solitamente scarsi, tanto che, molto spesso, gli operatori sanitari considerano un farmaco assunto in allattamento un potenziale rischio, così come l’atteggiamento della donna che allatta e che assume farmaci è di estrema prudenza (…).
Molte controindicazioni all’allattamento al seno sono state erroneamente indicate anche in un passato recente; hanno riguardato solitamente malattie e condizioni materne, compreso l’uso di farmaci. Purtroppo l’indicare o il suffragare una controindicazione non provata, una cosiddetta pseudo-controindicazione, ad allattare porta comunque all’immotivata privazione di benefici di salute significativi e documentati per molte mamme e per i loro bambini. Si dovrebbe invece giudicare incompatibile l’assunzione di un farmaco da parte della donna che allatta, solo quando motivi fondati ci inducano a farlo.”
Cosa fare allora se avete bisogno di una cura o di un medicinale?
1. Certamente non vi affidate mai al “sentito dire”, a quello che ha preso vostra cugina, o al farmaco da banco: rivolgetevi sempre a un medico.
2. Se vi sono dubbi sulla compatibilità di quello che dovete prendere, chiedete di cercare dati aggiornati. Molti medici che si occupano specificamente di allattamento, come la maggior parte delle Consulenti in allattamento, è in grado di fornirvi informazioni aggiornate che potrete portare al vostro medico curante.
3. Chiamate l’Istituto Mario Negri al n° 800 88 3300 e riferite la risposta al vostro medico
4. Anche la stragrande maggioranza delle cure e diagnostiche sono compatibili con l’allattamento (per esempio potete fare le radiografie, perché i raggi X non restano addosso!), quindi se avete bisogno di indagare un disturbo, non rimandate! Potrebbe non solo non essere necessario in quanto non incide negativamente sul vostro allattamento, ma potreste fare danni seri alla vostra salute!
5. Se l’indicazione che avete ricevuto conferma che il farmaco o la cura non è compatibile o non ci sono dati sufficienti per stare tranquille, chiedete se esiste una alternativa migliore: nella maggior parte dei casi infatti è possibile per esempio usare una medicina equivalente, con caratteristiche di compatibilità per chi allatta.
Sull’argomento potete leggere anche questo utile documento dell’Ist. Mario Negri:
http://www.marionegri.it/mn/it/docs/servizi/24_ALLATTAMENTO_E_FARMACI.pdf
Martina Carabetta, IBCLC - Ambulatorio per l’allattamento e sostegno alla genitorialità Latte & Coccole www.latteecoccole.it