Sollecitato da più parti, sia privatamente, sia qui sul forum, sia da richieste di consulenza presso giornali, ritengo sia giunto il momento di chiarire una volta per tutte il mio atteggiamento nei confronti di quello che è, evidentemente, un problema cruciale (per le mamme): il cosiddetto SPANNOLINAMENTO. 

In questo piccolo articolo tenterò di spiegare tempi e modi fornendo anche ragguagli su quali possano essere le conseguenze di errori od ansie nel procedere lungo la via di questa tappa della vita.
Quanto segue è frutto della mia personale esperienza ed osservazione sul campo. 
 
Premesse
L’età adatta è da individuare dai due anni in poi (meglio se 2 anni e 6 mesi). Anticipare può portare a STIPSI DA RITENZIONE, effetto paradosso per il quale il bambino, alla percezione dello stimolo, non associa una spinta ma una contrazione contenitiva dello sfintere volontario (striato) dell’ano. Questo fenomeno determina la cessazione dello stimolo che si ripresenta a distanza di tempo, tale da consentire la formazione di un fecaloma (massa di feci tondeggiante, dura, situata nell’ampolla rettale, di diametro notevole rispetto allo sfintere), più difficile da espellere sia per la consistenza, sia per le dimensioni. Tra una evacuazione e l’altra (siano spontanee che indotte da clistere o altri mezzi) NON DEVONO PASSARE PIU’ DI 48 ORE. Una efficace idratazione (bere molto) aiuta ad evitare indurimenti eccessivi.
La continenza per la vescica è diversa da quella che si avvera a livello colico.
La distensione della parete vescicale (che è limitata) fa si che gli stimoli si succedano più ravvicinati. La distensione colica è invece molto maggiore, quindi tra uno stimolo ed il successivo passa un tempo più lungo. Il soggiorno delle feci a contatto con la mucosa del colon aumenta il riassorbimento di liquidi dal contenuto (feci che aumentano di consistenza) ed influisce sulla forma (l’ampolla rettale è sferica e non cilindrica).
 
La liberazione dal pannolino è condizionata da:
1) grado di autonomia del bambino
2) Imitazione di altri bambini
3) Nascita di un fratellino o comunque altri eventi che destabilizzano la progressione verso l’autonomizzazione (ansie genitoriali o parentali e quant’altro di psicologico si possa immaginare)
4) volontà di conservazione delle prerogative infantili
5) Eccessi di sollecitudine e di acquiescenza da parte dei genitori, nei confronti delle resistenze del bambino allo spannolinamento
 
Come avviene l'acquisizione della continenza
1° STADIO: (intorno ai 18-20 mesi): il bambino si accorge di “averla fatta” e lo dice
2° STADIO: (intorno ai 20-24 mesi): coordinazione tra stimolo percepito e controllo del rilascio. Di solito “la perde” o ne emette piccole quantità all’atto della percezione dello stimolo, ma riesce a rendere la comunicazione più efficace (lo dice subito prima o durante l’emissione)
3° STADIO: (dopo i 24-30 mesi): ritenzione. Il bambino percepisce lo stimolo e controlla l’emissione. Il fenomeno dura da 3 a 6 mesi (o più, se non si provvede ad educare il rilascio tempestivo... vedere le premesse per capire ciò che accade). La ritenzione, normale tappa evolutiva, diviene una complicanza se non contrastata mediante training adeguato, ed espone a ragadi, sanguinamento e stipsi cronica (fino ad arrivare a distensione colica cronica con difficile recupero del tono parietale).
 
Come si procede
E’ abbastanza ovvio che non esistono regole generali applicabili a tutti i bambini, anche perché all’evacuazione ed alla minzione (ma molto meno...) sono legati fenomeni psicologici di relazione ed affettività. Alcuni step sono però comuni a tutte le metodiche e ne facilitano l’applicazione:
1) Iniziare dopo i due anni, due anni e mezzo
2) Presentare il vasino (o il riduttore del water) come “amici”
3) Percezione da parte del genitore (o di chi è col bambino) del momento adatto nel quale sfruttare lo stimolo e far sedere il bambino sul vasino o sul water. In genere, per le feci, si tratta di un momento di iperattività (il piccolo di dimena, smette di fare ciò che stava facendo, corre, si nasconde, ecc.)
4) Porre il bambino sul vasino o sul riduttore del water SOLO QUANDO C’E’ STIMOLO e non in altri momenti. Per riflesso condizionato il piccolo acquisirà il concetto che vasino e riduttore servono solo a quello e non ad altro.
5) NON AVERE FRETTA nello spannolinare: ogni bambino ha i suoi tempi
6) Mostrare con soddisfazione il risultato dello sforzo, lodando la bravura e la perizia.
 
L’atteggiamento di chi educa deve essere SERENO (senza trasmisione di particolare emozione) ma al contempo DECISO E COERENTE. 
Mai tornare indietro una volta iniziato a spannolinare. I metodi “soft”, per la mia esperienza, non portano molto lontano.
Raccomando in modo particolare di fare attenzione ai risvolti psicologici: far percepire la propria ansia influisce sulla possibilità che si instauri ritenzione (e se questa si invetera ostacola una indolore emissione di feci, generando un circolo vizioso: il bambino trattiene per paura di provare dolore).
 
In merito alle urine
E’ certamente più semplice data la minore compliance della parete vescicale. Inoltre l’urina esce praticamente da sola, senza necessità di sforzi. Può essere utile lasciare che il bambino percepisca il disagio di essere bagnato. Molte mi chiedono se è meglio procedere durante l’estate. Rispondo che non ci sono differenze sostanziali se non quella che d’estate, essendo il clima favorevole, il bambino può essere lasciato solo con mutandine e senza indumenti che intralcino la svestizione.
 
TERMINO augurando buon lavoro a chi deve “spannolinare”.
 
Articolo del Dott. Stefano Tasca, pediatra - Risponde nel Forum del pediatra
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