La psicomotricità è la disciplina che educa attraverso il movimento, essa stimola processi che il bambino, nella stragrande maggioranza dei casi, ha già biologicamente predeterminati in sé.
Da qui la similitudine con il vero significato della parola educare (ex-ducere, tirare fuori, far emergere). Per questo motivo nel mio lavoro, soprattutto se ho di fronte bambini in età prescolare, tende ad essere breve, ed una volta che il “processo” si attiva i nostri incontri terminano.
Parlando per esempio di lateralizzazione, il processo che porta il bambino a percepire la propria dominanza naturale e quindi che un lato del suo corpo “funziona” meglio dell'altro, a volte sono necessari solo pochi incontri perché l'attenzione venga portata verso “l'interno” del proprio corpo e poi esplicitata all'esterno.
Tuttavia una specifica importante va fatta: in età prescolare siamo decisamente in tempo e tutto è molto più semplice, si arriva alla Scuola primaria sapendosi già orientare su se stessi, prerequisito fondamentale alla successiva richiesta di orientarsi sullo 'spazio foglio' del quaderno.
Condizionare è tutt'altro, quando penso a questa parola riemergono le reminiscenze universitarie a proposito degli esperimenti di pavloviana memoria.
Gli arcinoti esperimenti di Pavlov a proposito dello schema (sperimentato sui cani, ma che ha dato avvio alle successive sperimentazioni sugli esseri umani di Skinner...) stimolo-risposta.
Nonostante sia stato ampiamente dimostrato che questa modalità “educativa” sia inefficace nell'essere umano (una volta scomparso lo stimolo scompare anche la risposta..!) continuo a vedere tentativi di questo tipo per far apprendere modalità esecutive e conoscenze ai bambini.
Restando sul tema della lateralizzazione, per esempio, sento ancora parlare di braccialetti colorati legati ai polsi dei bambini per insegnare loro (ed ecco lo stimolo) il nome delle loro mani: destra e sinistra.
I bambini imparano grazie alla loro memoria la corrispondenza colore-nome (ecco la risposta), però si sa, le esperienze che fanno sono molte e diverse e ciò che sembrava impresso indelebilmente nella memoria scompare qualche giorno dopo. Conosco adulti che hanno 'subito' questo tipo di condizionamento da piccoli che ancora oggi alla domanda: - Qual è la tua mano destra?- rivolgono lo sguardo ad entrambi i polsi alzando contemporaneamente le mani!
Per me quello è un chiaro segno del fatto che non sono lateralizzati, e che con tutta probabilità hanno avuto esperienze di quel tipo.
L'innegabile vantaggio di una buona educazione percettiva (che permetta cioè al bambino di fare esperienza di sé e del proprio 'funzionamento', parlando di ciò che sente e percepisce) è una profonda conoscenza del proprio corpo in termini di strutturazione dello schema corporeo e lateralizzazione, prerequisiti fondamentali per un buon apprendimento, ma soprattutto per la possibilità di portare l'attenzione verso se stesso e poter utilizzare le sue sensazioni come strumento di conoscenza profonda di sé.
Ed è proprio questa esperienza che differenzia nettamente l'educare dal condizionare, il condizionamento, induce a pensare che sia un elemento esterno a me a permettermi,per esempio, di riconoscere parti del mio corpo, ma sappiamo che ciò è temporaneo.
Educare alla percezione produce invece un reale e duraturo apprendimento perchè ciò che sentiamo potremo recuperarlo, come vissuto corporeo, in ogni momento.
Silvia Campanella, psicomotricista