Spesso viene considerato “una follia” oppure “l’ultima moda del momento”. Eppure sono in costante aumento le donne che scelgono di partorire il proprio bambino nell’intimità della propria casa.
L’ospedalizzazione di massa in Italia, per il parto, è un fatto ancora relativamente recente, basti pensare che la nascita dei nostri genitori è per buona parte avvenuta in casa. Le motivazioni che spinsero le donne di 50 anni fa ad abbandonare la propria dimora per recarsi in ospedale affondano le loro radici in un bisogno estremo di sicurezza ed igiene (a quei tempi spesso carenti), e nel ricordo vivo delle morti di tante e tante donne che, per grande paradosso, hanno trovato la morte proprio mentre davano la vita.
Oggi, a distanza di qualche decennio, nonostante il notevole miglioramento delle condizioni di vita, sono medesime le motivazioni per le quali l’ospedalizzazione e il ricorso alla medicina sono ormai diventate la routine dell’assistenza alla nascita. Non capita di rado di sentir profferire da una donna che aspetta un bambino “non partorirei mai in casa, potrebbe accadere qualsiasi cosa, è rischioso”… ecco come viene vissuta la gravidanza dalla donna moderna: come un rischio!
L’era moderna ci ha fatto credere che proprio l’evento più naturale del mondo, il parto, fosse uno dei più rischiosi, così da portare l’evento più fisiologico che esista nel luogo della patologia per eccellenza: l’ospedale!
E noi, forti di questa convinzione, abbiamo perso qualsiasi fiducia in noi stesse e nel nostro corpo, nella nostra insita capacità di dare la vita.
Cosa spinge una donna a partorire in ospedale?
La cultura, l’abitudine, prima ancora che il bisogno di sicurezza e di “pronto intervento”, oppure semplicemente l’ignorare che esitano altre possibilità. E se provassimo a risvoltare la domanda?
Cosa spinge una donna a scegliere il parto in casa, evento impresso nel suo ancestrale passato e nel dna delle sue antenate?
Il rispetto della sua fisiologia e dei suoi tempi, la totale libertà di ogni sua scelta (dal desiderio di mangiare qualcosa, al bisogno di un bagno sempre disponibile, alla vicinanza dei propri cari), l’accoglienza dolce del suo bambino e il rispetto dell’inviolabile “primo contatto” madre-neonato, la possibilità di riposare in totale tranquillità, un corretto avvio all’allattamento o, semplicemente, il rispetto della propria intimità e della sua sfera personale.
La nascita è un evento intimo tanto quanto il momento che ha portato alla fecondazione e alla formazione della vita che cresce in noi: l’unione profonda, sacra e inviolabile di un uomo e una donna. Scegliere il parto in casa vuol dire assicurare il rispetto della sacralità della nascita e valorizzare la propria attiva capacità di dare alla luce.
Ovviamente non tutte le donne possono candidarsi al parto in casa: vi sono fattori di rischio che meritano attenta valutazione e non possono essere trascurati; in questi casi nell’ambiente ospedaliero si può trovare tutta l’assistenza specialistica di cui si necessita. I progressi della medicina per ridurre la mortalità e la morbilità materna e fetale hanno fatto passi da gigante e anche questo va ricordato e apprezzato. Ma non bisogna giudicare la donna che fa questa scelta che, anzi, va incentivata e sostenuta.
Vivere con consapevolezza l’evento nascita vuol dire anche avere la possibilità di scegliere un parto a propria misura, per accogliere il proprio bambino al mondo come più si desidera e come ogni nuova vita merita di essere accolta: con rispetto, dedizione ed infinito amore.
Daniela Santoro
Immagine tratta dal sito www3.ti.ch