Ormai si sa, la musica ha effetti benefici molto significativi soprattutto nei bambini, di solito più aperti degli adulti rispetto alla scoperta dei suoni. Tuttavia non ha senso “forzare” un bambino a suonare uno strumento o a far parte di un coro.
Lo dico da mamma musicista, ammettendo che faticherò non poco a trattenermi dall’instradare il mio bimbo su questo percorso. Faticherò non poco a farmi guidare da lui e dalle sue passioni piuttosto che dai miei desideri, soprattutto quelli non realizzati.
Eppure è importante che siano i nostri figli a scegliere: noi possiamo come genitori proporre ciò che più riteniamo prezioso ma poi sono loro, i nostri bambini, a confermare o meno la nostra scelta.
Faccio un esempio concreto: ho portato il mio piccolo, intorno ai 21 mesi, sia ad un incontro di “propedeutica musicale” sia ad un incontro di “psicomotricità”: l’habitat nel quale si è sentito maggiormente a proprio agio è stato il secondo e io stessa in quel contesto ero meno condizionata e più aperta nell’osservarlo.
Detto questo, ribadisco che l’esperienza musicale, più o meno strutturata, è fondamentale fin dalla nascita (anzi, come già detto, fin dal pancione!). Fino ai 6 anni però ritengo non abbia alcun senso iscrivere il bambino a corsi troppo strutturati. Esistono invece proposte molto ben pensate, “propedeutiche” appunto, che mantengono più libero l’approccio ai suoni e proprio per questo sono più ricche di stimoli. Non è importante che nostro figlio impari presto a suonare o a cantare e noi genitori non dovremmo mai chiederci se il nostro piccolo “è musicale” o “è intonato”. Diceva la mia professoressa di coro che “nessuno è stonato” e in effetti, con l’esercizio, io stessa ho potuto vedere quanti bambini hanno guadagnato tanti suoni, con la sua guida paziente e calorosa. Al suono si può essere educati, dunque.
La musica non è però soltanto suono bensì è anche cultura, non per niente esiste la “storia della musica”.
Ed ecco che arrivano le resistenze, magari proprio quando al Liceo musicale o al Conservatorio si arriva allo studio di questa materia.
Eppure ai bambini e ai ragazzi piacciono immensamente le storie, le narrazioni, più banalmente il gossip.
Ed ecco allora un libro che può venirci in aiuto: “Perché Ciajkovskij si nascose sotto il divano” di Steven Isserlis (edizioni Curci).
L’autore è un violoncellista di fama internazionale che si è divertito e ci diverte nel raccontare vicende e aneddoti di vita vissuta, di Ciajkovskij e altri 5 grandi compositori del passato. Lo stile è sarcastico, pungente, a tratti esilarante. Non mancano “suggerimenti all’ascolto” e, al termine del libro, un sintetico ma chiaro glossario. Il libro può essere anche un buon regalo di Natale, non solo per i bambini che già si sono avvicinati alla musica attraverso lo studio di uno strumento ma anche per tutti i bambini curiosi che scopriranno come dietro ad un grande artista ci sia sempre e comunque un uomo semplice, con le sue virtù e le sue debolezze. E scoprire che “Schubert si innamorò di una ragazza di nome Therese, che cantava divinamente e chissà, forse lei lo corrispondeva, ma lui non guadagnava abbastanza per potersi sposare, così lei preferì un fornaio: una scelta più sicura” forse potrà non solo far scoprire quanto un artista può essere “normale” ma anche asciugare qualche lacrima rispetto ad una prima delusione d’amore. Perché la musica viene dalla vita, è la vita ad ispirarla.
Ciao da Maria Luisa Bellopede